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    SULL’AUTONOMIA VOLANO STRACCI TRA FORZA ITALIA E LEGA – IL PARTITO DI TAJANI CHIEDE AL MINISTRO CALDEROLI PIÙ TEMPO PER ESAMINARE GLI EMENDAMENTI AL TESTO DELLA RIFORMA, OTTENENDO IN CAMBIO UN SECCO NO – PER IL CARROCCIO LA MOSSA FORZISTA ERA UNA SPONDA ALL’OPPOSIZIONE, CHE HA PRESENTATO 2.400 EMENDAMENTI PER FARE OSTRUZIONISMO – TRABALLA IL PATTO SIGLATO NELLA MAGGIORANZA PER PORTARE IN AULA LA LEGGE IL 29 APRILE – TAJANI PUNTA AD “AFFOSSARE” LA RIFORMA DOPO LE EUROPEE, IN CASO DI DISFATTA PER SALVINI...


     
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    Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per “la Repubblica”

     

    matteo salvini roberto calderoli matteo salvini roberto calderoli

    La battaglia sull’Autonomia dilania ogni giorno di più la maggioranza. E traballa il patto siglato fra i leader, quello di portare in aula la legge il 29 aprile e far svolgere almeno la discussione generale prima delle Europee, lasciando che il voto finale giunga dopo.

     

    Ieri si è consumato un altro passaggio sofferto: Forza Italia, con il capogruppo Paolo Barelli e il presidente della commissione Affari costituzionali Nazario Pagano, hanno chiesto al ministro Roberto Calderoli più tempo per l’esame degli emendamenti. Facendo sostanzialmente sponda con l’opposizione, che ha presentato un’enorme mole di norme aggiuntive o di modifica, all’ultima conta addirittura 2.453.

     

    paolo barelli e francesco lollobrigida foto mezzelani gmt72 paolo barelli e francesco lollobrigida foto mezzelani gmt72

    La trattativa, svolta in modo riservato e con l’appoggio sostanziale di Fratelli d’Italia, si è consumata dopo che il termine per il deposito degli emendamenti veniva spostato in avanti di cinque ore - non a caso - da Pagano. Ma il no della Lega è stato irremovibile.

     

    [...] Rimane ferma, per ora, la data del 29 per lo sbarco in Aula del provvedimento ma lo stop ai lavori delle commissioni per domani pomeriggio e venerdì per la minoranza apre uno spiraglio per un rinvio.

     

    Il tutto quando ormai la sfida fra Forza Italia, che non vede di buon occhio la legge, e la Lega, è aperta. Il segretario di FI Antonio Tajani è esplicito: «Deve essere una riforma che favorisce tutta l’Italia - afferma non a vantaggio di uno o l’altro. Vigileremo per questo». Tajani afferma che «il voto finale sarà più in là», come aveva lasciato intendere lunedì Giorgia Meloni.

     

    matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani

    Ma qualsiasi ipotesi di rallentamento suscita l’irritazione dei leghisti del Nord. E nel dibattito irrompe il governatore veneto Luca Zaia: «Rispetto i tempi del Parlamento ma dà fastidio sentir dire che bisogna vigilare. Qui non c’è nessuno che scappa con la refurtiva, è un processo serio e di responsabilità per l’Italia». E il capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari, lancia un chiaro avvertimento a FI: «I patti vanno rispettati».

     

    [...] La Lega vuole accelerare ma l’idea che in ogni caso il voto finale all’Autonomia arrivi dopo le Europee - circostanza accettata anche da Salvini non entusiasma: una cosa è fare campagna elettorale su un provvedimento già varato, un’altra è “vendere” agli elettori solo la discussione generale.

     

    MATTEO SALVINI ANTONIO TAJANI MATTEO SALVINI ANTONIO TAJANI

    Anche perché dentro Forza Italia c’è chi è convinto che dopo le consultazioni per l’Europarlamento, se Salvini ne uscirà indebolito come dicono alcuni sondaggi a vantaggio proprio di Tajani, sarà più facile boicottare la riforma. Un clima di reciproca diffidenza. Che rischia di investire anche la legge simbolo per Giorgia Meloni, quella sul premierato. Lì, invece, FdI non tollera ritardi: e, a margine del consiglio dei ministri di lunedì, è stato chiesto a Elisabetta Casellati di spendersi con tutte le forze per far giungere la normativa in aula.

     

    Una “strigliata” in piena regola. Ad acuire le tensioni la partita sulle candidature. Sembra ormai quasi certo che due dei tre leader della maggioranza saranno in campo: la premier Giorgia Meloni e Antonio Tajani. Matteo Salvini in vece non ci sarà. Il suo progetto è di mettere in pista, come capolista in ogni circoscrizione, il generale Roberto Vannacci. Ma i malumori sulla sua presenza in lista crescono.

     

    matteo salvini roberto calderoli matteo salvini roberto calderoli

    Riguardano la base ma anche i big del partito: «Certamente c’è una precedenza per i militanti storici e i parlamentari uscenti», dice Molinari. «Ci sta prosegue - che nelle liste ci possa essere qualche esterno. È una valutazione che deve fare il segretario. È un’interlocuzione che hanno loro due». Parole che seguono quelle più pesanti del vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio: «La Lega deve candidare leghisti, già uno che deve meditare se candidarsi o no non lo sceglierei mai. Se Vannacci sarà candidato nella mia circoscrizione non lo voterò, sceglierò uno della Lega che si è fatto il mazzo sul territorio». [...]

    antonio tajani giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giorgia meloni matteo salvini roberto calderoli roberto calderoli

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