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    SUPERMARIO, AIUTACI TU! - QUELLA FACCIA TOSTA DELLA MELONI, L'UNICA CHE NON SOSTENEVA IL GOVERNO DRAGHI, CHIAMA "MARIOPIO" PER CHIEDERE UN AIUTO PER FITTO NELLA PARTITA SULLA VICEPRESIDENZA ESECUTIVA DELLA PROSSIMA COMMISSIONE EUROPEA - SOCIALISTI, LIBERALI E VERDI SI SONO OPPOSTI ALLA NOMINA DEL MINISTRO MELONIANO: "PORTARE L'ECR NEL CUORE DELLA COMMISSIONE FAREBBE PERDERE IL SOSTEGNO DEI PROGRESSISTI" - IL DAGOREPORT: IN EUROPA NON SI CAPACITANO PERCHÉ L’ITALIA DELLA MELONI, CHE HA VOTATO SIA IN CONSIGLIO CHE IN PARLAMENTO CONTRO LA RICONFERMA DI VON DER LEYEN, OTTENGA UN VICE PRESIDENTE ESECUTIVO...


     
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    Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”

     

    giorgia meloni raffaele fitto giorgia meloni raffaele fitto

    Giorgia Meloni non si aspettava la levata di scudi di Socialisti, Liberali e Verdi contro l'ipotesi di vicepresidenza esecutiva a Raffaele Fitto. A Palazzo Chigi la descrivono irritata, ma convinta che quanto sta succedendo fa parte di una «normale dialettica politica».

     

    Racconta una fonte autorizzata: «Accade ogni qual volta c'è una trattativa per la formazione di un esecutivo, dal più piccolo al più grande. È sempre stato così: è la politica». Chi ha parlato ieri con il ministro degli Affari comunitari descrive quest'ultimo «sereno», in attesa delle determinazioni della presidente incaricata. La realtà è però meno rassicurante di così.

    VERTICE DI MAGGIORANZA - VIGNETTA BY GIANNELLI VERTICE DI MAGGIORANZA - VIGNETTA BY GIANNELLI

     

    La nota con cui all'ora di pranzo il gruppo europeo della sinistra ha minacciato il no a Ursula von der Leyen è senza precedenti, e suona come un veto insuperabile alla indicazione di un esponente dei Conservatori fra le posizioni di vertice della nuova Commissione europea. È l'ennesima prova che la politica dei due forni fin qui adottata dalla premier alla lunga mostra la corda.

     

    Ma è anche la prova che l'attuale assetto delle istituzioni comunitarie - sempre più decisive nelle politiche nazionali - non è in grado di reggere maggioranze variabili. Una in Parlamento, una alla Commissione, una terza al Consiglio dei capi di Stato.

     

    Quale sarà l'esito di questo braccio di ferro è ancora difficile dirlo. L'unica reazione ufficiale della premier al caos scoppiato a Bruxelles è una nota serale con cui rende noto di aver avuto una telefonata con Mario Draghi, e la richiesta di un incontro per discutere del piano per la competitività presentato ventiquattro ore prima su mandato di Von der Leyen. […]

    MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN - RAPPORTO COMPETITIVITA UE MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN - RAPPORTO COMPETITIVITA UE

     

    La novità, quella che ha creato scompiglio, è la decisione di Von de Leyen di fare di più: concedere a Fitto un ruolo che nell'ultima Commissione era garantito solo a tre Commissari, quelli espressione dei tre partiti che tradizionalmente sostengono i vertici politici dell'Unione. A complicare il quadro c'è il fatto che questa volta i partiti che la sostengono sono quattro: oltre a Popolari, Socialisti e Liberali, anche la pattuglia dei Verdi, il cui sì ha dato alla politica tedesca la garanzia di una maggioranza solida a Strasburgo. Un voto che invece non è arrivato dai Conservatori di Ecr.

     

    giorgia meloni raffaele fitto giorgia meloni raffaele fitto

    Nelle molte telefonate di queste ore fra Roma e Bruxelles circolano varie ipotesi. C'è chi sostiene che il veto della maggioranza sia insuperabile, e Fitto resterà senza vicepresidenza esecutiva. C'è invece chi è convinto che Von der Leyen non potrà venire meno all'impegno con Meloni, e darà comunque quel ruolo a Fitto senza però attribuirgli deleghe di peso.

     

    I vicepresidenti esecutivi sono in sostanza dei supercommissari, i quali assommano alle proprie deleghe la supervisione su quelle di altri colleghi: insomma, tutto dipenderebbe dal perimetro dei poteri per Fitto.

     

    URSULA VON DER LEYEN MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN MARIO DRAGHI

    L'unica cosa certa è che a questo punto il ministro italiano non avrà molto di più della responsabilità dei fondi europei e di coesione, una torta da oltre ottocento miliardi, dentro al quale c'è l'enorme serbatoio delle risorse del Pnrr. E poiché - è ormai certo - l'Italia sarà costretta a chiedere una proroga alla scadenza di giugno 2026, non è comunque poco. Ma per Meloni e Von der Leyen sarebbe in ogni caso una sconfitta politica.

     

    In questa partita, le ragioni politiche sono tutt'uno con l'interesse nazionale. E questo spiega perché, per paradosso, i più interessati a evitare la sconfitta sono un alleato riottoso di Meloni - il ministro degli Esteri Antonio Tajani - e uno di Von der Leyen, Elly Schlein. Il primo ha già preso contatti con i vertici dei Popolari europei per stringere una cintura di sicurezza attorno all'ex democristiano Fitto e alla premier.

    MARIO DRAGHI - GIORGIA MELONI - MEME BY EDOARDO BARALDI MARIO DRAGHI - GIORGIA MELONI - MEME BY EDOARDO BARALDI

     

    Il Ppe a Strasburgo era e resta il partito più influente: se i Socialisti tenessero il punto per sbarrare la strada a Fitto, durante le audizioni dei singoli candidati commissari i Popolari potrebbero fare altrettanto. Il front runner della controffensiva è Manfred Weber, il leader dell'ala del partito più vicina a Ecr. E poi c'è l'imbarazzo del Partito democratico, che non può schierarsi apertamente contro un candidato italiano moderato ed europeista. […]

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