PUTIN SALVINI
Ugo Magri per “la Stampa”
L'ultimatum sta per scadere, tra domani e giovedì il Capo dello Stato farà la sua scelta. Dopo 44 giorni di attesa l'Italia comincia a perdere la pazienza, e Sergio Mattarella non intende caricarsi le responsabilità dei partiti. Dunque al Quirinale confermano che il Presidente affiderà comunque un pre-incarico, oppure un mandato esplorativo, a costo di deludere qualche protagonista. I nomi, al momento, sono quelli soliti: Matteo Salvini, Luigi Di Maio, Elisabetta Casellati e Roberto Fico.
maria elisabetta alberti casellati
Chi frequenta il Colle sussurra che sarebbe stato di grande aiuto nella scelta se dai vincitori fosse giunta qualche «dritta». Ma nemmeno ieri si sono registrati passi avanti in una direzione o nell' altra, per cui a sera le opzioni presidenziali erano ancora tutte in sospeso. Compresa qualche possibile novità «creativa».
«CERTIFICATORI» IN CAMPO
Naturalmente i quattro nomi non sono sullo stesso piano. Rispondono a logiche diverse. Semplificando al massimo: Salvini e Casellati procedono a braccetto, così come Di Maio e Fico. I primi due servirebbero ad accertare se un'alleanza tra centrodestra e M5S sia davvero nell'ordine delle cose possibili.
salvini putin
Gli altri avrebbero il compito di chiarire un'ipotesi alternativa, ovvero se sia praticabile un governo a due M5S-Lega, guidato dai grillini. Certi segnali lasciano ritenere che, procedendo per esclusione, Mattarella inizierebbe dal primo accertamento. E solo una volta certificato che un governo di centrodestra con i Cinque stelle non si può proprio fare, passerebbe eventualmente all' altra verifica sul governo grillo-leghista.
Ma quest'ordine di precedenze, apparentemente il più ovvio, pone alcuni problemi. Salvini, a quanto risulta, non gradisce il pre-incarico perché andrebbe a sbattere contro il no di Di Maio (che non vuole Berlusconi tra i piedi). Inoltre, con l'escalation in Siria, sorge un ostacolo ben più grave: sul Colle sono sotto esame le ultime esternazioni del leader leghista contro «bombardatori» e «lanciatori di missili», che unite a quelle dei giorni scorsi hanno sollevato incredulità e sdegno nelle cancellerie occidentali.
MATTARELLA E LUIGI DI MAIO
Nessuno al Quirinale lo ammetterà mai, ma perfino un pre incarico a Salvini sarebbe difficile da far digerire ai nostri alleati, Usa in testa. Rischierebbe di venire frainteso come un possibile capovolgimento delle nostre alleanze internazionali e, di questi tempi, non sembra il caso. Negli ambienti che contano, l'intervista al nostro giornale di Kurt Volker, inviato di Trump in Ucraina, viene letta come un chiaro monito a non scherzare col fuoco.
SULLE ORME DI BRENNO
Dunque il Presidente punterà su Elisabetta Casellati? La seconda carica dello Stato non vedrebbe l'ora; tuttavia si fa strada la preoccupazione che bussare da lei possa apparire come una perdita di tempo; anzi, un regalo immeritato al leader della Lega.
salvini meloni e berlusconi in conferenza stampa
Il quale vorrebbe ragionare sul governo solo dopo avere incassato l'atteso trionfo alle regionali di domenica 29 in Friuli. Dopodiché, come nei libri delle elementari, Matteo calerebbe a Roma imitando l'altro barbaro Brenno che gettò la spada sulla bilancia e disse «guai ai vinti». Difficile che Mattarella glielo consenta. Per cui nulla è scontato, compresa la possibilità che il Capo dello Stato spiazzi tutti con una sorpresa.