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    ENNESIMA SVOLTA NEL CASO DI VIA POMA, DOPO 34 ANNI, CI SI ACCORGE DELLE BUGIE DELLA COLLEGA DI SIMONETTA CESARONI, GIUSY FAUSTINI: RIENTRÒ NELL'UFFICIO DOPO IL DELITTO - DAI FOGLI DELLE PRESENZE, SPARITI PER TUTTI QUESTI ANNI, EMERGONO NUOVI ELEMENTI SULL’OMICIDIO DEL 7 AGOSTO 1990. PERCHÉ FAUSTINI AVREBBE DOVUTO TENERE NASCOSTO IL FATTO DI AVER LAVORATO CON SIMONETTA CESARONI, MENTENDO SUL GIORNO IN CUI RIENTRAVA IN UFFICIO AL POMERIGGIO? IL 19 NOVEMBRE L’UDIENZA DAVANTI AL GIP DI ROMA CHE DOVRÀ ESPRIMERSI SULL’ARCHIVIAZIONE RICHIESTA DALLA PROCURA


     
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    Giacomo Galanti per repubblica.it - Estratti

     

    SIMONETTA CESARONI SIMONETTA CESARONI

    Cinque giorni prima del delitto di via Poma una collega è stata sola in ufficio con Simonetta Cesaroni. Anche se ha sempre sostenuto di non averla conosciuta. Si tratta di Giusy Faustini, dipendente degli Ostelli della Gioventù la cui sede regionale era proprio in via Poma a Roma. E dove il cadavere di Simonetta Cesaroni, colpito da 29 coltellate, fu trovato la sera del 7 agosto 1990. Uno dei gialli più celebri della Capitale ancora senza una soluzione.

     

     

    Ora nuovi particolari emergono dai documenti spariti per 34 anni sulle presenze dei dipendenti degli Ostelli. Elementi che confermano il castello di bugie e reticenze intorno all’ufficio dove Simonetta Cesaroni ha trovato la morte e che mettono in ombra la figura di Giusy Faustini. Come le bugie sui rientri pomeridiani e il ritorno da sola, in via Poma, con il placet del presidente regionale degli Ostelli, l’avvocato Francesco Caracciolo di Sarno. E proprio su questi documenti inediti punta la famiglia Cesaroni nell’opporsi alla richiesta di archiviazione dei pm su cui dovrà esprimersi il gip di Roma il prossimo 19 novembre.

     

    simonetta cesaroni simonetta cesaroni

    Si tratta di carte che all’epoca dei fatti furono consegnate al padre della vittima da un’altra collega, Luigina Berrettini, e che contengono anche le prime note che doveva inserire nel computer la stessa Cesaroni.

     

     

    Giusy Faustini, collega di Simonetta Cesaroni nell’estate del 1990 nell’ufficio del Comitato regionale Lazio degli Ostelli della gioventù, era addetta al tesseramento. Dai documenti sulle presenze, fatti sparire per 34 anni e ora ritrovati, risulta che il giorno del delitto non scrisse l'orario d’uscita. Un dettaglio che fece sospettare anche il pm Roberto Cavallone, titolare delle indagini all’inizio degli anni Duemila, sul fatto che Faustini potesse essere rimasta al lavoro quel pomeriggio vedendo il killer di Simonetta Cesaroni. E nella concitazione si fosse dimenticata di firmare.

     

    Giusy Faustini fogli presenze Giusy Faustini fogli presenze

    Ma c’è di più. L’ufficio in cui la notte del 7 agosto fu ritrovato il cadavere della giovane segretaria fu posto sotto sequestro per pochissimo tempo. Tanto che il 13 agosto, poco prima che venissero tolti i sigilli, il presidente dell’ufficio Francesco Caracciolo di Sarno era già tornato dentro all’appartamento e insieme a una collaboratrice era stato visto da Claudio Cesaroni, padre della vittima, portare via faldoni pieni di documenti. Una vicenda che fece molto discutere e che venne confermata dallo stesso Caracciolo durante il processo a Raniero Busco in cui lasciò intendere di aver fatto pressioni per riavere al più presto la disponibilità dell’ufficio.

     

    simonetta cesaroni simonetta cesaroni

    Ecco, dai fogli con le firme dei dipendenti, risulta che la prima persona a tornare nelle stanze in cui si è consumato l’omicidio di Simonetta Cesaroni è stata proprio Giusy Faustini. Mentre le altre due dipendenti, come viene sottolineato nel documento, furono trasferite nella sede del Foro Italico. Una decisione presa con tutta probabilità dal presidente Caracciolo di Sarno, il vero deus ex machina di quell’ufficio che distava pochi passi dalla sua abitazione e dal suo studio legale. A 34 anni di distanza sarebbe interessante sapere il perché di questa scelta. Ricordando anche che qualcuno questi fogli li aveva fatti sparire, evidentemente per nascondere qualcosa.

    simonetta cesaroni simonetta cesaroni

     

     

    Il 2 agosto e i rientri di Giusy Faustini negli stessi pomeriggi di Simonetta Cesaroni

    Un altro fattore che merita di essere di nuovo evidenziato sono le bugie di Giusy Faustini rispetto ai suoi rientri pomeridiani. I turni di lavoro dei dipendenti dell’ufficio di via Poma dove lavorava la vittima andavano dal lunedì al sabato mattina. Ogni impiegato poi aveva uno o due rientri pomeridiani. Da quanto risulta dalle firme riemerse dal passato, Faustini rientrava il martedì e il giovedì pomeriggio.

     

    Il caso strano è che la donna, sentita negli anni dai vari magistrati titolari dell’inchiesta, ha sempre sostenuto che il suo rientro era di mercoledì. Ma di rientri il mercoledì non c’è nemmeno l’ombra. E c’è di più. Faustini ha sempre dichiarato di non aver conosciuto Simonetta Cesaroni e, ma lo dirà ben 13 anni dopo il delitto, di averla intravista forse una volta sola. Di particolare importanza è il foglio che documenta le presenze di giovedì 2 agosto, cinque giorni prima del delitto.

    il delitto di via poma il delitto di via poma

     

    Faustini segna di essere stata al lavoro fino alle 17, orario che coincide in parte con quello di Simonetta Cesaroni. E con tutta probabilità in quell’ufficio c’erano solo loro due. Perché ufficialmente il tutor della vittima, Luciano Menicocci, era in ferie. Inoltre sappiamo che il primo pm a indagare su questo mistero, Pietro Maria Catalani, pochi giorni dopo il delitto chiese alla Sip (l’attuale Telecom, ndr) i tabulati telefonici in entrata e in uscita dall’ufficio degli Ostelli per un certo lasso di tempo, compreso il 2 agosto. Questo perché aveva accertato che la giovane quel giorno aveva lavorato. Purtroppo la richiesta non fu mai evasa. Insomma, perché Faustini avrebbe dovuto tenere nascosto per tutto questo tempo il fatto di aver lavorato con Simonetta Cesaroni, mentendo sul giorno in cui rientrava in ufficio al pomeriggio?

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