mary beard
Incipit della lezione che Mary Beard terrà all’American Academy pubblicata da il Messaggero
Voglio cominciare con la storia di una delle più famose statue del mondo: la cosiddetta Afrodite di Cnido, una cittadina greca che sorgeva in quella che oggi è la Turchia. L' originale, scolpito all' inizio del quarto secolo a.C., non è sopravvissuto, al contrario di centinaia di copie o versioni diverse. L' opera fu salutata nel mondo antico come la prima scultura di nudo femminile a figura intera, un esperimento così radicale che la città di Cos, alla quale era stata dapprima offerta, rifiutò educatamente, e accettò al suo posto un' alternativa pudicamente vestita.
Questo si rivelò un errore dettato da codardia e spirito conservatore, perché abbastanza presto la fama della sua versione svestita portò la celebrità alla città di Cnido, e le donò la più grande attrazione turistica dell' antichità.
afrodite prassitele
Ora, l' idea che si trattasse della prima statua nuda del mondo greco non deve, credo, essere presa alla lettera... primati del genere non erano mai da considerare veramente tali.
Ma simbolicamente, se non altro, quell' opera segna una svolta importante nella rappresentazione scultorea delle donne nel mondo classico. Fino all' inizio del quarto secolo a.C. figure femminili, sia divine che umane, erano state rappresentate, in bronzo o in marmo, con i loro vestiti addosso; fu soltanto in seguito che il corpo femminile nudo diventò parte del tipico repertorio di rappresentazione (così come il corpo maschile scoperto lo era stato per secoli). Cosa si celi dietro questo improvviso cambiamento è uno dei grandi misteri irrisolti dell' arte greca.
Ma ciò che è certo è che quella statua di Cnido impegnò a lungo gli stessi scrittori greci, stimolando un' infinità di riflessioni, teorie e storie molto pompose.
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AMORI La particolare storia che ho in mente si trova nei lavori del saggista Luciano di Samosata (non importa molto ai miei scopi che non sia stata probabilmente scritta da lui, ma da qualche anonimo greco del terzo secolo d.C.). Si trova nel mezzo di un saggio chiamato Erotes (che potrebbe significare Amori, ma potrebbe anche significare Copulazione)... e racconta di tre uomini, un celibe, un eterosessuale e un uomo incline all' amore per i giovinetti (sto evitando accuratamente di dire gay).
Arrivano a Cnido e vanno a visitare la più celebre attrazione della città, vale a dire la statua del suo tempio: l' eterosessuale va in estasi alla vista della parte frontale, l' uomo che ama i ragazzi al cospetto di quella opposta, mentre il celibe scruta attentamente il marmo. È lui a notare una certa imperfezione sulla coscia destra; così comincia a elogiare in quale maniera brillante lo scultore sia riuscito a nascondere, in maniera quasi perfetta, un' imperfezione della pietra.
MARY BEARD COVER
A quel punto un' ancella del tempio disse che si sbagliava, perché la macchia che aveva notato era stata causata da un giovane che si era innamorato della statua, e che era riuscito a introdursi nel tempio durante la notte... e che aveva lasciato sulla statua il segno del suo desiderio. E si trattava veramente di un giovane dal destino tragico, perché dopo questo suo illecito incontro sessuale, era impazzito e si era gettato da una scogliera.
Mi piace questa storia - o piuttosto: non mi piace, ma penso che sia importante - perché ci scuote da una zona confortevole che occupiamo quando pensiamo all' antica rappresentazione del corpo femminile nudo. Tanto per cominciare, ci ricorda che l' idea di uno sguardo maschile padronale, lussurioso sul nudo femminile non è stata una invenzione della teoria femminista degli anni Sessanta. (...)