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    T’AMO PIO BOWIE - AL "TRIBECA FILM FESTIVAL" LA PRIMA IN STREAMING DEL FILM "STARDUST", BIOGRAFIA DEL DUCA BIANCO FIRMATA DAL REGISTA INGLESE GABRIEL RANGE – SI RACCONTANO I 7 MESI DEL SUO PRIMO TOUR AMERICANO NEL 1971: "ERA VESTITO COME MICK JAGGER AL CONCERTO DI HYDE PARK DEL 1969. CREDO CHE LO VOLESSE UN PO' IMITARE. SPACE ODDITY È L'UNICO SUCCESSO CHE AVEVA. NELLA SUA VOCE C'ERA DISPERAZIONE, COME SE SI RITENESSE UN FALLITO…” - VIDEO


     
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    Simona Siri per “la Stampa”

     

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    Cancellato già all' inizio di marzo causa coronavirus, il Tribeca Film Festival che si doveva tenere questa settimana a New York ha spostato alcune delle sue proiezioni online, con attività riservate alla stampa, ai compratori e ai distributori, ai quali viene data la possibilità di vedere i film in anteprima, comodamente da casa. Il futuro dei festival? Per ora sì, tanto che anche Cannes si è rassegnato: l' idea di tenere il festival a luglio invece che a maggio non è realistica.

     

    E quindi eccoci qui, collegati in streaming per vedere Stardust biografia di David Bowie del regista Gabriel Range, tra i titoli più attesi del Tribeca. A organizzare questa prima virtuale la compagnia di produzione Film Constellation che in un comunicato stampa per bocca del suo Ceo Fabien Westerhoff ha dichiarato: «Stardust è un film molto atteso sul mercato.

     

    Abbiamo contattato i nostri acquirenti e siamo entusiasti di offrire loro questa opportunità unica. La nostra prima premiere digitale (per l' horror Relic che sarebbe dovuto andare al South by South West Festival, ndr) è stata un esperimento travolgente, con diverse centinaia di acquirenti che si sono sintonizzati simultaneamente».

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    Ambientato nel 1971, Stardust racconta il primo viaggio in America di Bowie, all' epoca ventiquattrenne. È da qui, da questo viaggio che Bowie troverà l' ispirazione per la creazione del suo primo e più memorabile alter ego ovvero Ziggy Stardust. Realizzato senza il supporto del figlio di Bowie, Duncan Jones, e senza neanche la musica di Bowie, il film ha come protagonista l' attore inglese Johnny Flynn, già visto nella nuova versione di Emma arrivata in streaming. Musicista anche lui, fan di Bowie, a Vanity Fair Flynn ha dichiarato di essere stato molto combattuto prima di accettare il ruolo perché «mi sembrava un progetto che mi avrebbe portato in acque pericolose».

     

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    Soprattutto, l' attore non era d' accordo con la sceneggiatura: all' epoca la storia riguardava tutta la vita di Bowie, un po' alla maniera di quanto Bohemian Rapsody aveva fatto con Freddie Mercury e Rocketman con Elton John. Ma avendo Bowie attraversato nella sua vita e carriera epoche e personaggi diversi, Flynn riteneva che fosse troppo dispersivo cercare di racchiuderli tutti in due ore.

     

    È quando il regista Gabriel Range accetta il progetto e si trova d' accordo con lui che le cose cambiano: la sceneggiatura viene riscritta e si decide di focalizzarsi su un periodo specifico della vita di Bowie, quello dei sette mesi del suo primo tour americano nel 1971 «mentre cercava la sua voce come artista, tanto che quando lo incontriamo per la prima volta è in un luogo dell' anima buio». Di quell' epoca esistono fotografie nelle quali Bowie appare nervoso, quasi depresso,«vestito come Mick Jagger al concerto di Hyde Park del 1969 - spiega sempre Flynn -.

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    Credo che lo volesse un po' imitare. Space Oddity è l' unico successo che aveva. Se ascolti le interviste dell' epoca, nella sua voce c' è disperazione, come se si ritenesse un fallito. In quel momento era molto fragile».

     

    Il film racconta anche la relazione di Bowie con il suo amato fratellastro, Terry, che ha introdotto Bowie alla musica e ha trascorso la sua vita dentro e fuori dagli ospedali psichiatrici prima di uccidersi nel 1986.

     

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    Terry è stato un mentore per lui, la persona con cui ascoltava musica. «David teneva Terry su un piedistallo. Il fatto che lui fosse finito in un manicomio, lo ha fatto temere anche per la sua salute mentale. In Stardust il rapporto con Terry è raccontato in modo compassionevole, attraverso flashback».

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