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    I MOSTRI DI TARANTO - GLI OTTO AUTISTI CHE PER UN ANNO E MEZZO HANNO ABUSATO DI UNA RAGAZZA DISABILE SI SCAMBIAVANO IN CHAT FOTO E VIDEO DELLE VIOLENZE. PARCHEGGIAVANO GLI AUTOBUS IN ZONE ISOLATE, BLOCCAVANO LE PORTE E VIOLENTAVANO LA GIOVANE, CHE PRENDEVA IL BUS PERIODICAMENTE PER ANDARE DAI NONNI - IN AZIENDA I COLLEGHI SAPEVANO, MA NESSUNO HA MAI DETTO NIENTE. ANZI…


     
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    Valentina Errante per "il Messaggero"

     

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    Parcheggiavano gli autobus in luoghi isolati, bloccavano le porte e poi abusavano di quella ragazza, una disabile psichica che prendeva il bus per andare dai nonni, ma anche soltanto per trascorrere un po' di tempo.

     

    È andata avanti per un anno e mezzo, durante il quale i protagonisti di questa drammatica storia si scambiavano foto e video in chat accompagnandole con commenti piccanti. Otto autisti dell'Amat, l'azienda di trasporto pubblico di Taranto, sono indagati per violenza sessuale aggravata ai danni di una ventenne affetta da un evidente disagio. Il più giovane ha 40 anni, il più vecchio 62.

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    La procura di Taranto aveva chiesto l'arresto, ma gip Francesco Maccagnano ha respinto la misura cautelare dei domiciliari e ha disposto per gli autisti il divieto di avvicinamento alla ragazza e al suo fidanzato, che nel giugno 2020 l'ha convinta a denunciare le violenze ai carabinieri.

     

    LE ACCUSE

    Il pm contesta agli otto indagati i reati di violenza sessuale con le aggravanti di aver agito su una persona sottoposta a limitazioni della libertà personale, perché le violenze avvenivano nei bus con le porte chiuse, e di aver commesso il fatto in qualità di incaricati di pubblico servizio.

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    La ragazza - emerge dagli atti - entrava spesso in confidenza con gli autisti, proprio per la sua assiduità su quella linea che prendeva anche per trascorrere in tranquillità qualche ora della giornata. Le violenze sarebbero avvenute sugli autobus che venivano parcheggiati in luoghi isolati: sotto un cavalcavia nei pressi del capolinea al porto mercantile, nei pressi di una delle portinerie dell'ex Ilva.

     

    Qui, ricostruisce il giudice, gli autisti chiudevano le porte del mezzo e, con «condotte violente e minacciose», approfittavano della «estrema vulnerabilità» della ventenne il cui disagio mentale era evidente. Alcuni si sarebbero limitati a palpeggiamenti, altri avrebbero avuto rapporti sessuali completi.

     

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    Per quasi due anni, cioè da ottobre 2018, quando la vittima era appena maggiorenne, fino ad aprile 2020, la giovane sarebbe diventata una specie di giocattolo sessuale su cui sfogare i peggiori istinti per pochi minuti, tra i sedili del bus. Ed emerge dalle indagini che, a 14 anni, la giovane era già stata vittima di violenza sessuale da parte di un vicino di casa, condannato in via definitiva.

     

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    Nelle oltre 100 pagine dell'ordinanza cautelare emessa dal gip sono descritte le condotte degli autisti. Vengono riportati i loro scambi di foto, messaggi e le loro telefonate (intercettate), e vengono esaminate e ritenute credibili le dichiarazioni riferite a due psicologhe dalla ragazza, la cui «fragilità - annota il giudice - era ben nota agli indagati, che non hanno esitato a piegare a strumento di soddisfazione e godimento per le loro voglie sessuali». Uno degli autisti avrebbe violentato la vittima nella sua auto mentre le dava un passaggio verso casa, gli altri avrebbero usato i pullman di linea.

     

    LE INTERCETTAZIONI

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    In azienda i colleghi sapevano, come emerge dalle telefonate intercettate. Ed è in una di queste conversazioni che un autista scoppia a piangere, un altro ostenta tranquillità perché ritiene che i vecchi video siano stati cancellati dalle memorie dei telefoni e dalle chat, un altro confessa di sapere che tre colleghi hanno abusato della ragazza. Gli abusi, secondo il giudice, erano un fatto noto perché, di quei gravissimi episodi, gli stessi autisti, anche quelli non indagati, parlavano tranquillamente al telefono.

     

     «I fatti rappresentati lasciano sgomenti, aggravati dal fatto che sarebbero stati posti in essere durante il servizio pubblico che, invece, è esercitato quotidianamente dai tanti dipendenti che assicurano il massimo impegno con serietà e senso del dovere», si legge in una nota di Kyma mobilità-Amat di Taranto, l'azienda partecipata per il trasporto urbano che precisa di avere appreso la notizia dalla stampa e annuncia che saranno presi «tutti i provvedimenti necessari alla propria tutela».

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