WURSTEL TASSE
Valerio Gualerzi per repubblica.it
In Italia, il paese della pasta e del pane, la tassa sul grano macinato, con il suo strascico di violente rivolte popolari, si studia ancora sui libri di scuola. In Germania, visto il fuoco di sbarramento scattato immediatamente, probabilmente non si arriverà a tanto, ma certo colpisce che l'Agenzia federale per l'ambiente (la Uba, Umweltbundesamt) sia arrivata a proporre il rialzo dell'Iva sui wurstel dal 7 al 19%, un provvedimento che avrebbe lo stesso impatto sui costumi nazionali prima ancora che sulle finanze dei cittadini. Il motivo questa volta non è far quadrare i bilanci pubblici, come fu nel caso dell'imposta voluta dal governo di Luigi Menabrea nel 1868, ma di salvaguardare il Pianeta da un riscaldamento globale fuori controllo.
Nei giorni scorsi l'Uba ha diffuso infatti un rapporto per denunciare i "sussidi alle industrie che fanno male all'ambiente", mettendo nella lista anche il privilegio dell'Iva ridotta al 7% concesso al settore caseario e della carne. Un regime di favore stabilito negli anni del Dopoguerra, quando si voleva rendere alla portata di tutti un benessere identifcato con un'alimentazione ricca di proteine. Ora però, sottolinea l'agenzia federale, i tempi sono cambiati. Non solo perché in Occidente il problema è semmai quello dell'obesità, ma soprattutto perché gli allevamenti sono responsabili di ben il 10% delle emissioni di gas serra del Paese.
WURSTEL 1
L'agenzia ha preso in esame in particolare il 2012, calcolando che in Germania sono stati spesi circa 57 miliardi di denaro pubblico per sussidiare industrie che danneggiano l'ambiente. La parte del leone la fanno trasporti ed energia, rispettivamente con 28,6 miliardi e 20,3 miliardi di euro, ma non va sottovalutato neppure il ruolo degli allevamenti, a cui sono andati 5,3 miliardi.
"E' un paradosso: ci siamo impegnati a livello internazionale per rafforzare la protezione del clima, ma allo stesso tempo premiamo economicamente con soldi dei contribuenti comportamenti delle imprese che lo danneggiano", ha sostenuto la presidente dell'Uba Maria Krautzberger proponendo di abbassare contestualmente l'Iva sui meno inquinanti prodotti ortofrutticoli.
La proposta di tassare in maniera più decisa salsicce, braciole, burro e latte è stata subito bocciata dai due ministri di riferimento, quello all'AmbienteBarbara Hendricks (socialdemocratica), e quello per l'agricoltura, Christian Schmidt (cristianosociale). "Non voglio usare tasse punitive per imporre ai cittadini cosa devono mettere in tavola", ha tagliato corto quest'ultimo commentando la notizia con il quotidiano Rheinische Post.
WURSTEL LA COLAZIONE DI AMETRANO BIANCO ROSSO E VERDONE
Persino i Verdi hanno preso le distanze dal suggerimento dell'Uba. "Il riscaldamento globale impone profondi cambiamenti anche al settore dell'agricoltura, ma tassare carne e formaggio non è la soluzione", ha commentato alla tv Zdf il parlamentare Anton Hofreiter. Valutazioni dettate anche dal desiderio di non scatenare ulteriori malumori tra gli allevatori tedeschi. Messi in grave difficoltà dal crollo del prezzo del latte, sono stati proprio loro ad aver dato un importante contributo al trionfo dei populisti della Afd alle recenti elezioni regionali nel land rurale del Meclemburgo Pomerania.
Per quanto riguarda i cittadini, nessuna tassa ovviamente è ben accetta, ma un eventuale inasprimento dell'Iva su carne e latticini avrebbe incontrato forse meno resistenze di quanto si possa immaginare. Se il wurstel è indubbiamente parte integrante dell'identità nazionale, anche la sensibilità ambientale ha però un ruolo fondamentale nella cultura tedesca. Il consumo medio procapite di carne resta alto (60 kg circa l'anno), ma le ultime stime parlano anche di un 1% di tedeschi vegani (900.000 persone) e di un altro 10% (circa 7,8 milioni) convertiti alla dieta vegetariana, un numero decuplicato nel corso dell'ultimo ventennio.
wurstel gourmet
Il vero valore della proposta partita dalla Umweltbundesamt sembra essere soprattutto quello di aver rotto un tabù. Come per l'inaspettato boom delle energie rinnovabili avvenuto nel giro di meno di un decennio e i rintocchi di campana a morto che stanno iniziando a suonare per il motore a scoppio, l'idea di tassare latte e carne ci ricorda che se si vuole far sul serio nella lotta al riscaldamento globale non esistono zone franche e sarà l'intera società a dover cambiare abitudini.