yes we college soccer usa nicolò baudo
Viviana Persiani per “il Giornale”
Te la do io l' America. Potrebbe essere lo slogan che ha spinto Nicolò Baudo ad inventarsi YesWeCollege, organizzazione che può tramutare in realtà il sogno di molti ragazzi. Cresciuto nelle giovanili della Sampdoria, fino alla squadra Primavera, Baudo, nel 2012, è volato negli Usa per studiare al College, giocando a pallone. Una figura di studente-atleta che lo ha portato a vestire la maglia anche per Canisius College (Ncaa D1). Al punto che, di ritorno in Italia, si è detto: «Ma se dessi anche ad altri ragazzi italiani la possibilità di andare nelle Università Usa, con una borsa di studio per meriti calcistici?». Detto, fatto.
Nel 2016, parte la sua attività professionale (in Italia, va detto, non sono gli unici), messa in piedi con Francesca Scopesi, ai quali si aggiunge Mitch McKay, uno abituato a selezionare giocatori.
Come funziona il giochino? Prendiamo, come esempio, questo 2019. Durante l' anno, si sono tenuti dei raduni, in diverse città italiane, di selezione, come, ad esempio, Milano, Padova, Firenze, Genova. Gli aspiranti studenti-atleti, dopo l' iscrizione sul sito, sono stati convocati per disputare una partita e vari allenamenti.
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Da lì, sono stati scelti i migliori, quelli con più possibilità di essere chiamati negli Usa, giocatori che, per due giorni, oggi è l' ultimo, al campo del Cimiano, di Milano, saranno visionati, da cinque coach americani di Division One, volati dagli Usa per osservare dal vivo i talenti italiani e portarceli via. Nella due giorni meneghina, 6 portieri e 57 giocatori di movimento (una quindicina dei quali dalla serie D e formazioni Primavera), provenienti da tutta Italia (con il Nord a farla da padrone), hanno disputato e disputeranno oggi partitelle e prove, con il sogno, di essere chiamati in disparte da uno di questi coach con l' offerta della borsa di studio in mano. «In tre anni - spiega Baudo - i nostri atleti hanno ricevuto ben 85 proposte di borse di studio, da coach di College.
yes we college soccer usa Mitch McKay
Una ventina, purtroppo, non ha superato gli esami di inglese, Il Sat e il Toefl, necessari per essere ammessi nelle Università Usa. Gli altri, invece, sono volati, in America, ai quali vanno aggiunte due ragazze giocatrici e una terza che ha vinto una borsa di studio per il basket». Anche perché, se selezionati, il risparmio, per una famiglia, è notevole. «In media, studiare in America costa sui 35mila dollari l' anno. E noi, sempre come media, abbiamo fatto ottenere, ai ragazzi, una copertura di circa 25mila dollari. Borsa di studio garantita per tutti e quattro gli anni, indipendentemente poi dai meriti calcistici».
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In pratica, stiamo parlando di più del 70 per cento coperto dalle Università, considerando vitto, alloggio, iscrizione e libri di testo, ovviamente, in base alle qualità calcistiche del giocatore, visto che la borsa potrebbe essere anche del 100% per i più bravi. Non tutti vengono presi, subito. «Sul campo, solo una trentina, degli 85 di cui sopra, hanno ricevuto l' offerta. Per gli altri, non ci sono problemi, visto che, a richiesta, noi possiamo creare un filmato personale, mettendolo a disposizione di un database che comprende oltre 600 Università. Infatti, la maggior parte dei nostri studenti-atleti è stata scelta proprio dalla visione di questi video».
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Una volta selezionati, l' organizzazione di Baudo si occuperà di tutte le formalità, naturalmente dietro pagamento di un compenso, per spedire il ragazzo negli Usa, compresa l' iscrizione al College e il visto, affiancando il selezionato anche durante la sua permanenza americana. Oltretutto, ci sono almeno 3/4 giocatori italiani che, alla fine del loro corso di studio, potrebbero essere selezionati, tramite draft, direttamente dalla Mls, il campionato professionistica americano di calcio, quello dove giocano Rooney e Ibra. Naturalmente, siamo italiani e anche negli Usa ci facciamo riconoscere.
«Capita - sorride Baudo - che qualcuno, appena arrivato in America, storca la bocca perché costretto a dormire nei dormitori della Università e non, magari, in hotel. E vada là, convinto, in quanto italiano, di poter insegnare il calcio agli americani. Finendo, soprattutto agli inizi, per pagare dazio, essendo un football completamente differente da quello nostro, più anglosassone». Te la dà lui l' America.
yes we college soccer usa yes we college soccer usa Francesca Scopesi