Camilla Mozzetti per il Messaggero
anastasiya kylemnyk. luca sacchi
Potrebbe apparire come l'estremo e irrazionale tentativo di un padre, dilaniato dal dolore, che spinge la difesa oltre la ragione per non macchiare la memoria di un figlio morto ammazzato dal colpo di un revolver calibro 38.
Potrebbe esser questo Alfonso Sacchi: un uomo che continua a parlare di Luca come di una persona che con la droga «Non aveva nulla a che fare», accecato dalla sola e unica esigenza di difenderne il ricordo adesso che il ragazzo non può più spiegare cosa si nasconde dietro il suo omicidio.
il papà di luca sacchi
Eppure Alfonso che venerdì sarà alla testa di una fiaccolata in ricordo di Luca , parla con lucidità, ricostruendo momenti ed episodi, negli stessi giorni in cui i principali protagonisti della tragedia Anastasia Kylemnyk, fidanzata del figlio, Giovanni Princi, suo ex compagno di scuola, e Domenico Munoz, amico di tutti restano in silenzio o chiamano in causa Luca o cambiano versione di fronte agli inquirenti. Parole che si sommano a parole mentre mancano riscontri oggettivi per poter davvero inserire il personal trainer nel novero dei colpevoli che avevano orchestrato la trattativa per l'acquisto di droga a 70 mila euro.
Signor Sacchi partiamo dal rapporto che aveva suo figlio con Giovanni Princi e soprattutto da quello tra Anastasia e l'ex compagno di scuola di Luca.
«Dai tabulati telefonici sembrerebbe che siano emerse telefonate notturne tra Anastasia e Princi. Per quale motivo si sentivano di notte? Quest'estate, quando eravamo in vacanza in Veneto e Princi con la fidanzata Clementina si sono uniti a noi, Anastasia e Giovanni furono trovati da Luca mentre fumavano dell'erba. Mio figlio si arrabbiò e le disse: Non mi interessa cosa fa Giovanni ma tu non devi fumare. Credo che tra i due ci fosse una sorta di complicità, percepita anche da mia moglie».
luca sacchi anastasiya munoz
Quindi suo figlio non avrebbe mai partecipato a una trattativa per l'acquisto di marijuana o cocaina?
«Luca era lontano da queste cose, ma credo che non potesse controllare altre persone e obbligarle a usare un determinato comportamento».
La sera dell'omicidio dopo la trattativa con gli intermediari di Valerio Del Grosso, Anastasia, che avrebbe mostrato loro il denaro per la droga, si è riavvicinata a Luca e a Domenico Munoz dicendo È tutto ok.
«A chi l'ha detta questa frase? A Luca o a Domenico? Munoz, sia chiaro è stato presentato a mio figlio da Giovanni, ed ha cambiato versione più volte di fronte agli inquirenti».
E questo le fa credere che abbia mentito?
«Se non mentissero tutti, la sera stessa avrebbero detto come sono andate le cose che stanno emergendo».
Lei non prende in considerazione l'ipotesi che Luca fosse coinvolto?
«Conoscevo mio figlio, al massimo penso che forse per il bene che voleva ad Anastasia quella sera sia uscito nonostante il mal di schiena per capire cosa stesse succedendo».
Suo figlio fu fermato per un controllo con Princi e un pregiudicato per droga, Fabio Casale.
luca sacchi anastasiya
«Non mi risulta ci sia stato altro rispetto a un'identificazione».
Nei giorni dopo l'omicidio avete avuto dei problemi ad accedere al conto bancario di suo figlio.
«Anastasia aveva tutte le credenziali sia dell'home-banking sia della casa vacanze, le abbiamo chiesto i codici e ce li ha dati sbagliati».
luca sacchi festeggiato da anastasiya
Quando gliel'avete chiesti?
«Dopo qualche giorno».
Non può essere che avete digitato male o vi siete confusi?
«Li abbiamo provati tutti, erano sbagliati».
Quanto denaro c'era sul conto?
«Tra i 15 e i 18 mila euro. La cifra che mi disse Luca prima di morire».
L'ultima transazione eseguita?
«Qualche giorno prima Luca prelevò 4 mila euro. Mille me li diede per la rata del mutuo del ristorante, con il resto ha acquistato uno scooter di seconda mano di cui sono intestatario dell'assicurazione».
Giovanni Princi, appresa la morte di Luca, pare abbia detto: «Se è morto andiamo a farci una birra e un panino che sto morendo di fame». Come giudica questo comportamento?
luca sacchi e domenico munoz
«Sono stato io a uscire dalla terapia intensiva e a comunicare a tutti la morte di mio figlio. In una saletta lì vicino c'erano Giovanni, Clementina, Domenico e Anastasia. Chi era lì di fronte ha sentito Princi pronunciare quella frase che non è commentabile».
E Anastasia la notte della sparatoria come si è comportata?
«È arrivata tardi in ospedale, diceva che era trattenuta dai carabinieri. L'ho chiamata tre volte perché ero preoccupato, se uno ti ha colpito in testa puoi avere una commozione, poi è arrivata in ambulanza dopo più di un'ora ma chi era al pub non ne ha vista una seconda dopo quella che ha portato via Luca. Dove l'ha presa?».
ANASTASIYA AL TELEFONO: «LUCA AVEVA PARENTI IGNORANTI»
Fulvio Fiano e Rinaldo Frignani per corriere.it
anastasiya kylemnyk
I carabinieri? «Venduti»; i giornalisti? «Dei rompicoglioni»; l’Italia?: «Un paese con leggi di m...». Dietro le bugie disseminate fin dalle prime ore sull’omicidio del suo fidanzato Luca Sacchi c’è un unico momento in cui Anastasiya sembra emergere davvero per come è e per ciò che pensa.
Accade il 3 novembre nel corso di una lunga conversazione telefonica, intercettata da carabinieri del Nucleo investigativo, tra la 25enne ucraina, chiusa in casa da una settimana per evitare i giornalisti (non andrà neanche al funerale del personal trainer né tantomeno si presenterà dal pm a dire ciò che sa) e una sua amica. Sono le 15.52 e dopo i convenevoli l’amica chiede ad Anastasiya se è a casa o da parenti della madre. La 25enne, che parla in romanesco, ribatte: «No, stiamo un po’ fuori, vicino a Rocca Priora». Il motivo? L’insistenza di fotografi e cameramen sotto l’abitazione della mamma e del patrigno, dove è tornata a dormire per i dissidi nati dopo l’estate con i genitori di Luca: «Stanno là sotto, attaccati al citofono...».
anastasiya kylemnyk
«Tua madre che dice del fatto che vengono a rompere i coglioni?», chiede l’amica. «E niente, non ce la faceva più manco lei. Stavano a esagera’, sempre là sotto, nessuno se poteva move (muovere, ndr). Finché stanno per strada non possono fa’ niente. Le classiche leggi di m... italiane, no?». Il riferimento è agli eventuali strumenti per allontanare i giornalisti. Nastia si sente sotto assedio. «Non ce la faccio a usci’, c’ho paura che me li trovo pure qua, che ne so... i carabinieri tanto so’ i primi venduti, che ne so, me geolocalizzano, capito, dicono... So’ stati loro a di’ tutto...». La conversazione si sposta sui funerali di Luca. Anastasiya non ha notizie né intende chiederle alla famiglia Sacchi: «Non so manco come chiamarli, boh, non c’ho idea, cioè visto come se sta a mette tutto, anzi come gliel’ha messo l’avvocato loro». È l’unico passaggio in cui fa cenno all’inchiesta e sembra non riuscire a spiegarsi i dubbi che montano sempre più attorno al suo ruolo.
«La madre sta incazzata? - chiede quasi incredula -. Con chi, con me?». Dopo alcuni apprezzamenti pesanti sui coniugi Sacchi e il consiglio dell’amica di vedere come evolve la situazione, Anastasiya le confessa di temere l’incontro con la mamma di Luca: «Viene da una famiglia di calabresi ignoranti». Dopo altre malignità sulla famiglia della vittima, alle 16.11 le due si salutano. In mezz’ora nessun cenno al delitto o al dolore per la morte di Luca.
anastasiya kylemnyk
Nastia torna a parlare il 3 dicembre davanti al pm Nadia Plastina quando ormai la sua posizione è compromessa. È sottoposta all’obbligo di firma e al magistrato che ormai non ha più nulla da chiederle date le prove raccolte, racconta di nuovo che quella sera era lì a piedi con Luca solo per vigilare sul fratello minore di quest’ultimo. Di non sapere dei soldi nel suo zaino né tantomeno della droga. Insinua però che i genitori di Luca mentono, soprattutto riguardo ai loro dubbi sulla figura di Giovanni Princi. «Era di casa anche lui e alle volte si fermava a dormire lì», dice la 25enne, che produce una foto come teorica prova di quello che dice.
anastasiya kylemnyk
Ci sono Luca e Princi assieme nella camera del primo, ma lo scatto è di giorno e non dimostra niente. Secondo i genitori di Luca, la ragazza che oltre quattro anni prima avevano accolto in casa, mentirebbe anche su altri punti. Intanto, come riferito loro da un testimone presente sulla scena del delitto, non sarebbe vero che lei è salita sull’ambulanza che ha portato il 24enne ormai in fin di vita all’ospedale San Giovanni. Qui la ragazza sarebbe arrivata, come riferiscono altre persone presenti davanti al pronto soccorso, solo un’ora dopo, accompagnata in scooter da Giovanni Princi e già con il collarino indossato.
princi con la fidanzata
Va detto che in quelle fasi concitate i ricordi di chi era coinvolto emotivamente nella vicenda possono essere confusi ed è un fatto che poi la ragazza è stata refertata lì al San Giovanni per le bastonate subite nella rapina. L’altra circostanza portata all’attenzione del pm dai genitori di Luca sono i movimenti di Nastia la mattina successiva al delitto. «Ci chiese di poter usare la nostra Panda, sembrava agitata». Sono le ore in cui il cerchio si stringe sugli assassini e le bugie cominciano a cadere.
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