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Una situazione «al di là delle più rosee aspettative». Massimo Galli, direttore del dipartimento di Malattie Infettive al Sacco di Milano, è sorpreso dai numeri registrati in Italia in merito all’epidemia di Coronavirus. Quando ad aprile il governo Draghi aveva deciso di allentare le misure di contenimento, il medico era stato tra coloro che avevano messo in guardia dai rischi.
«Alla luce della situazione di allora, c’era il 10% di probabilità che le cose andassero bene», dice al Corriere della Sera. «È andata così e ne sono felice». A contribuire è stata soprattutto la campagna vaccinale, che nelle ultime settimane è riuscita a ingranare «comportando una svolta che non sarà temporanea». L’immunizzazione, inoltre, sembrerebbe aver funzionato meglio da noi che in altri Paesi: «Merito anche degli anziani che hanno fatto in modo di esporsi il meno possibile al virus. Ma anche – sottolinea – dei nostri inviti alla prudenza».
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Consigli che qualcuno aveva letto come catastrofisti, ma che secondo Galli, anche alla luce del presente, non lo erano: «Quell’etichetta mi è stata attaccata per motivi politici e molto poco nobili». Alla luce della situazione, dunque, per il medico non c’è possibilità che in autunno andremo incontro a un’ondata simile a quella dello scorso anno. Ma l’importante è non perdere in ritmo: «Vanno vaccinati il più possibile i giovani per poter riaprire le scuole in sicurezza a settembre». E non bisogna solo guardare alla fasce scoperte di casa nostra, ma cercare di superare le difficoltà a livello mondiale: «Esistono interi Paesi in Africa e in Sudamerica che non hanno mai visto nemmeno un vaccino».
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