Articolo di “Le Monde” - dalla rassegna stampa estera di “Epr Comunicazione”
IL PROF ORSINI SU LE MONDE
Dall'invasione dell'Ucraina, il 24 febbraio, le trasmissioni di propaganda di Mosca sono state particolarmente apprezzate nei talk show italiani.
Fino a poco tempo fa – scrive il corrispondente di Le Monde - Alessandro Orsini era solo un personaggio secondario, uno di quegli esperti intercambiabili - e più o meno seri - che popolano i talk show politici italiani.
Dal lunedì alla domenica, dalla mattina presto fino a tarda notte, lo spettacolo non si ferma mai. Quindi, per mantenere la macchina in funzione, è necessario trovare nuovi volti, ma anche personaggi ricorrenti.
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Con la sua voce soave e lo sguardo da eterno studente un po' sognatore, questo 47enne professore della prestigiosa università privata LUISS di Roma, specialista in "sociologia del terrorismo", apparteneva alla seconda categoria già prima dell'inizio della guerra, nonostante un curriculum costellato di polemiche e controversie. Ma l'invasione dell'Ucraina da parte delle forze russe il 24 febbraio ha cambiato la sua dimensione, al punto da diventare una vera e propria star.
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Come è successo? Andando oltre gli altri, su un tema particolarmente promettente: la difesa della politica russa, attraverso la denuncia della NATO e di qualsiasi forma di aiuto all'Ucraina, il tutto in nome del non allineamento e del pacifismo. Fin dallo scoppio della guerra, e più volte al giorno, le sue critiche si sono concentrate su Kiev e su coloro che, cercando di aiutare l'Ucraina, prolungavano i massacri. E questa critica ha continuato a crescere.
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Il presidente Volodymyr Zelensky? “Se è un ostacolo alla pace, deve essere abbandonato" (La7, 21 marzo). La difesa della democrazia? "Preferisco che i bambini vivano in una dittatura che vederli morire sotto le bombe in nome della democrazia" (Rai 3, 5 aprile). Libertà pubbliche in Russia? "Ho colleghi in prigione in Russia, come posso mostrare solidarietà a loro diffondendo la propaganda della NATO? Ho il dovere morale di aiutarli combattendo contro la propaganda della NATO" (La7, 7 aprile).
Imbarazzata dalle esternazioni del professore, che stavano iniziando a danneggiare la sua reputazione, il 4 marzo l'Università LUISS ha inizialmente rilasciato un comunicato per ribadire la sua "piena solidarietà al popolo ucraino" e dissociarsi dal professore. Ma l'ennesimo scivolone del 30 aprile, in cui è arrivato a riscrivere le origini della Seconda Guerra Mondiale ("Quando invase la Polonia, Hitler non aveva intenzione di iniziare la Seconda Guerra Mondiale. Ma le potenze europee avevano concluso alleanze contenenti clausole paragonabili all'articolo 5 della NATO"), ha portato l'università a decidere di chiudere l'osservatorio sul terrorismo che Alessandro Orsini dirigeva.
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Ora è solo un docente, il che non gli impedisce di continuare a usare il suo status di accademico, mentre si dipinge come un martire in televisione, dove continua, ovviamente, a essere invitato. Il 10 maggio è addirittura salito sul palco del Teatro Sala Umberto di Roma per una lettura pubblica, "Ucraina, le cause della guerra", che ha registrato il tutto esaurito. Il 23 è stato a Livorno, e si prevede che seguiranno altri appuntamenti, mentre le voci prevedono un suo imminente ingresso in politica...
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Un'ondata di condanne
Se si trattasse di un singolo caso, la parabola del professor Orsini sarebbe solo l'ennesima dimostrazione degli eccessi della televisione italiana, dove la logica perversa dei talk show spinge costantemente i punti di vista più caricaturali, fino all'assurdo, pur di fare ancora più rumore della concorrenza.
ALESSANDRO ORSINI - DA OGGI
Ma qui non c'è nulla di tutto questo: è vero che Alessandro Orsini ha gradualmente radicalizzato le sue opinioni, ma il fatto è che le posizioni apertamente filorusse che esprime sono tutt'altro che isolate in Italia.
Sospetti di corruzione, giornalisti affiliati al Cremlino (tra cui Nadana Fridrikhson, dipendente della televisione Zvezda, di proprietà del Ministero della Difesa russo) regolarmente invitati, funzionari russi che parlano senza un reale contraddittorio... La televisione italiana, dall'inizio della guerra, si è dimostrata particolarmente accogliente nei confronti delle trasmissioni di propaganda di Mosca.
Il 2 maggio, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha potuto denunciare il "nazismo" ucraino nel programma "Zona Bianca". E quando il conduttore, Giuseppe Brindisi, ha obiettato che il presidente ucraino Zelensky era a sua volta di origine ebraica, Lavrov ha potuto affermare con calma: "Anche Hitler aveva origini ebraiche, questo non significa nulla". Vladimir Putin in persona ha chiamato il Primo Ministro israeliano per scusarsi di questo eccesso di linguaggio, che è stato trasmesso in Italia senza la minima protesta.
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Trasmessa su Rete 4, un canale del gruppo Mediaset, di proprietà dell'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che non ha mai fatto mistero della sua amicizia con Vladimir Putin, l'intervista a Sergei Lavrov ha provocato un'ondata di condanne, Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, ha parlato di "spot propagandistico insopportabile", mentre il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) ha avviato un'indagine sui sospetti di infiltrazioni russe nell'emittenza italiana.
Anche se il professor Orsini è diventato un po' più discreto e i funzionari sono più rari, la musica filorussa non ha smesso di essere suonata, soprattutto perché ha indubbiamente un'eco nell'opinione pubblica. Il 15 maggio, durante la trasmissione "Non è l'Arena" (su La7), quando il conduttore Maurizio Giletti ha chiesto al giornalista russo Dmitri Kulikov: "Ma voi russi siete invitati solo nella televisione italiana?", quest'ultimo ha risposto senza esitazione: "Sì".
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