Fulvia Caprara per “La Stampa”
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Succede, certe volte, che un personaggio sia talmente riuscito, talmente potente, da iniziare a vivere una vita propria, fuori dallo schema del ruolo, oltre il tempo che occupa nell’economia del film.
La madre di Fabietto Schisa, protagonista di E’ stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, è ormai fissata nell’immaginario degli spettatori con le sue specifiche caratteristiche, la capacità di tenere unita la famiglia nei momenti di crisi, la passione per gli scherzi, quel suo numero da prestigiatrice con le arance: «Maria - dice Teresa Saponangelo che la interpreta - ha un lato giocoso che tende a cogliere alla sprovvista tutti, non ti aspetti che una persona che è la forza trainante della famiglia faccia di continuo la burlona. Oscilla, in ogni istante, tra felicità e tristezza, un'alternanza in cui posso identificarmi».
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Il film è in viaggio verso gli Oscar, dalla Mostra di Venezia ad oggi, che cosa è cambiato per lei come attrice?
«A Venezia, sul mio ruolo, non c’era ancora tutta questa consapevolezza, la forza di Maria è venuta fuori pian piano, è stato il pubblico a farla emergere. Sapevo di aver soddisfatto Paolo, ma è stata la risposta di chi ha visto il film a consacrare il personaggio.
Dal punto di vista professionale ho acquistato sicurezza, mi sento più piazzata, so che il lavoro è stato visto e apprezzato da tutti. Con l’arrivo su piattaforma è come se si fosse creata una seconda ondata di pubblico, mi arrivano messaggi da tutte le parti del mondo, anche di amici e di artistiche abitano lontano».
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Come è stato il suo primo incontro con Maria?
«Ho capito fin dalla sceneggiatura che c’erano scene importanti che avrei dovuto fare benissimo. Ma la portata dell’emozione causata dal personaggio, no, quella non l’avevo capita.
Adesso mi è chiara, anche grazie ai tanti messaggi ricevuti, sempre calorosissimi, alcuni li ho girati a Paolo, dicevano "grazie per avermi fatto la spremuta di arance", "grazie per avermi dato il permesso di dormire con te",le persone mi hanno scritto come se fossero Fabietto, vuol dire che la gente si è sentita davvero raccontata».
Ha preso parte ad alcune presentazioni del film all’estero, che reazioni ha notato?
«Gli spettatori sono partecipi, rapiti dalle risposte di Paolo e dalla sua ironia, curiosi di conoscere il suo modo di lavorare con gli attori. In realtà Paolo non dice proprio niente, non dà molte indicazioni, se ti prende significa che si fida di te, ed è anche coraggioso perchè si assume i rischi, e sceglie attori a prescindere dalla notorietà».
Non deve essere stato semplice girare le sequenze che preludono alla morte dei genitori di Fabietto. Che ricordo ha di quelle riprese?
«Sono stati giorni difficili, segnati dalla commozione, giorni di grande silenzio, con un "mood" particolare. Tutta la lavorazione è stata un'immersione totale, non solo nel dolore, ma anche nell'intimità di una famiglia composta di individui molto diversi».
C’è anche un’altra protagonista, Napoli, lei come la vive?
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«Napoli è una città stimolante, ricca di talenti, in cui si parla una lingua molto espressiva, piena di rimandi, da cui non si può prescindere. Come tutte le città belle e problematiche riesce sempre a darti qualcosa, non si è mai spenta e io l’ho impressione che a Napoli sia ancora vivo il confronto tra artisti, autori, produttori».
Conosce da anni Toni Servillo, com’è il vostro rapporto dopo E’ stata la mano di Dio?
«E’ lì, fermo, siamo sempre in contatto, non potranno mai esserci lunghi periodi in cui non ci sentiremo, questo film ci ha avvicinati ancora di più».
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Nella sua carriera il teatro ha un ruolo fondamentale. Pensa che le priorità cambieranno, farà più cinema?
«Dal teatro non si può prescindere, a marzo sarò al Mercadante di Napoli con Tartufo , a gennaio riprendo Plastilina diretta da Mario Gelardi. Adesso sto recitando nella fiction di Raiuno sul Generale Dalla Chiesa, Castellitto è il protagonista, io interpreto la prima moglie. Con il cinema il rapporto è un po’ cambiato, oggi pretendo di mantenere un livello più alto, non è presunzione, ma desiderio, vorrei che mi arrivassero personaggi al livello di Maria».
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