"Grazie per la wildcard" ha detto: c'era una maniera migliore per ripagarla?
Jannik Sinner è il campione delle #NextGenATPfinals
— We Are Tennis Italia (@WeAreTennisITA) 9 novembre 2019
Ma come sta giocando Sinner? Nessun timore reverenziale verso de Minaur, numero 18 del ranking. Guardate come Jannik affronta i punti importanti#NextGenATPFinals | #SeeTheFuture
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Cristian Sonzogni per gazzetta.it
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Il futuro non è mai stato così presente. La terza edizione delle Next Gen Atp Finals parla italiano e premia un giocatore che ormai non andrebbe più nemmeno considerato una promessa. Jannik Sinner chiude la settimana all’Allianz Cloud come una certezza del tennis mondiale. Lo certifica una vittoria chiara contro il numero 18 al mondo Alex De Minaur, uno che fa della difesa la sua forza, ma che stavolta non è riuscito a trovare nessuna chiave per scardinare il gioco dell’avversario. È finita 4-2 4-1 4-2 (in un’ora e 4 minuti) per il 18enne Jannik, che ha impiegato quattro game di studio per capire cosa fare.
Sul 3-2 in suo favore nel parziale di apertura ha giocato un game di risposta perfetto, spingendo su ogni palla che passava dalle sue parti e impedendo sostanzialmente al suo avversario di preparare qualsiasi tipo di contromisura. Il secondo è stato un’esibizione di forza e talento come poche volte si è visto di recente. L’azzurro è volato sul 3-0 in pochi minuti mostrando chiaramente quale era la sua tattica, evidentemente preparata alla perfezione con coach Piatti prima del confronto: essere aggressivo dall’inizio alla fine, senza letteralmente lasciar respirare un rivale capace di fare la differenza sulla lunga distanza. Da quel momento è stato un monologo.
CAPOLAVORO
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Il format Next Gen ha aiutato a rendere tutto più rapido, ma il merito di questo capolavoro è solo di Sinner. Capace, da numero 95 Atp, di arrivare a Milano e far innamorare un palazzetto, una città, un Paese, in un torneo nel quale in teoria era l’ultimo dei qualificati. De Minaur, che nel suo girone aveva chiuso imbattuto e anche in semifinale contro Tiafoe era sembrato in ottima condizione, ha fatto la figura del comprimario, cedendo persino a una certa frustrazione, lui che fa della solidità mentale la sua prima arma.
ORTISEI
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Da domani per Jannik, che potrebbe giocare il torneo altri tre anni e che succede nell’albo d’oro all’attuale numero 6 Atp Stefanos Tsitsipas (pure lui vincitore su De Minaur), parte una nuova sfida: preparare la prossima stagione, destinata a essere quella della consacrazione. Prima il Challenger di Ortisei, poi l’avvicinamento agli Australian Open, con gli allenamenti a Bordighera, in quel Piatti Tennis Center che lo ha accolto per farlo diventare grande. Una gioia per tutti, compresi coloro che nel torneo hanno creduto e investito. “Siamo lieti di aver trovato un nuovo terreno di gioco nella sponsorizzazione delle Next Gen Atp Finals 2019, un torneo che ha riscosso un grande successo” - ha dichiarato il Vice Presidente del Gruppo Lavazza, Marco Lavazza, – “In questi anni il nostro impegno nel tennis è cresciuto in modo significativo, conquistando anno dopo anno i tanti appassionati in tutto il mondo. Crediamo molto nel talento dei giovani e siamo orgogliosi della finale fra Sinner e De Minaur, nostri nuovi brand ambassador che rappresentano il futuro di questo sport”.
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CLAUDIO GIUA per la Repubblica
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Mi spiazza e perfino sgomenta un ragazzo che, appena può, ringrazia mamma e papà per “avermi domato quand’ero piccolo” perché “facevo disastri in casa”. Genitori così aperti e coraggiosi, Hans Peter e Siglinde della Val Pusteria, da consegnare il figlio quattordicenne a signori fidati ma sconosciuti che se lo sono portati a Bordighera per farlo diventare un tennista professionista: anche questo spiazza un po’. E mi sgomenta quando, rileggendo le sue prime interviste, scopro che un anno fa, da numero 760 al mondo, Jannik aveva già tutto chiaro in testa e immaginava di essere in campo oggi a contendere il titolo di campione ATP Next Gen a qualcuno come Alex de Minaur, allora appena sconfitto in finale da Stefanos Tsitsipas.
Gli strateghi della comunicazione direbbero che “buca il video” anche quando sta zitto. O quando dice cose troppo sensate del tipo “non credo di poter andare a Madrid per la Coppa Davis la prossima settimana. Sono ancora giovane, devo lavorare con il mio team per la stagione che inizia a breve”. Se parla, è affilato come i suoi vincenti lungolinea, dopo i quali alza il pugno e torna lento dietro la linea di fondo campo.
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Ci sono tanti buoni tennisti banali, però i migliori - da Federer e Nadal, da Djokovic a Del Potro - hanno qualcosa che va al di là delle eccellenze tecniche e consente loro un costante dialogo con il pubblico: “Adoro che la gente giochi insieme a me”, dice infatti Jannik, ma potrebbe essere una frase di Nole. Lo confermano gli oltre quattromila che lo seguono dagli spalti della Allianz Cloud in una serata di tennis che Milano sognava da troppi anni. Impazziscono quando lo vedono nel primo set ottenere il break all’ultima occasione utile, non concedendo nemmeno un quindici all’australiano. O quando, subito dopo, si trova sotto 15-40 ma recupera grazie ai passanti di diritto che Alex può solo seguire con lo sguardo. Sullo slancio, incassa altri quattro punti e conquista il break che gli basta per mettere al sicuro il secondo set. Il terzo set ripete lo schema: break e turni di servizio con rischi ridotti al minimo. Finisce 4-2 4-1 4-2 in 64 minuti, poi è l’apoteosi.
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Che Sinner sarà uno del mattatori del futuro è scritto nelle cronache di questi giorni: le due partite delle Finals che ha dominato sono quelle con le teste di serie 1 e 2, de Minaur e Tiafoe, giocatori ormai esperti e abituati a frequentare la parte alta del ranking mondiale (il ragazzo nato a Sydney nel 1999 è 18 ATP, l’americano è stato 29). Questo significa che la concentrazione e la grinta del giovane sudtirolese si adeguano alla qualità dell’avversario. Non è necessariamente un dato positivo, perché i tornei sono fatti di tanti turni sulla carta facili e poi insidiosi. Ma è comunque un eccellente punto di partenza.
Mi ha scritto via Twitter @75gabbiano - che è Alessandro nella vita non digitale - per sapere come giudico l’aumento last minute dei prezzi dei biglietti dell’Allianz Cloud alla vigilia della finale. La domanda sottintende due considerazioni preliminari: sono troppi 242 euro per un’ora di match tra i numeri 18 e 95 al mondo; non ci sarebbero stati ritocchi verso l’alto se ad affrontare de Minaur ci fosse stato oggi non Sinner ma uno qualsiasi degli altri sei protagonisti delle Finals.
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Ad Alessandro e ai tanti che avanzano legittime critiche faccio notare che il rialzo dei prezzi via via che diminuisce la disponibilità di un bene è prassi comune: se volessi volare domattina da Malpensa a Londra con Ryanair pagherei 212 euro, mentre se riuscissi a posticipare a domenica 24 novembre sborserei, oggi, un dodicesimo della stessa cifra, 18 euro. I biglietti delle Finals furono messi in vendita tre mesi fa a prezzi assai popolari e il 16 settembre fu annunciato che Jannik avrebbe ricevuto una wild card per il torneo: si trattava di scommettere sulla possibilità che un ragazzo di 18 anni appena compiuti avesse i numeri per approdare alla finale e magari vincerla, com’è accaduto. Se Alessandro/@75gabbiano me l’avesse chiesto quel giorno, gli avrei detto che sì, quei numeri ce li ha tutti.
Infine, consentitemi una domanda: chi, con il senno di poi, non avrebbe pagato chissà quanto per vedere, il 5 febbraio 2001, Roger Federer trionfare per la prima volta in un torneo ATP proprio qui, al Palalido? Sinner non era nemmeno nato, quel giorno: adesso forse può ambire a prendere almeno in parte l’eredità del più grande di tutti. Insomma, i 242 euro vanno considerati un investimento, perché chi li ha spesi potrà sempre dire: “Io c’ero quella sera”
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