Da "Ansa"
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"Ti prendo a bastonate, t'ammazzo a legnate", "cosa inutile, prostituta... devi buttare il sangue qua e devi morire", "tanto se muori non mi interessa". Insulti, minacce, botte "registrate" dalle "cimici" della Guardia di Finanza che hanno ascoltato "in diretta", per cinque mesi, gli orrori della casa di riposo "I nonnini di Enza" di Palermo.
Una struttura al centro della città in cui otto ospiti venivano malmenati, offesi e intimiditi dal personale. Per tre dipendenti, i fratelli Carmelina, Mariano e Maria Grazia Ingrassia, e per l'amministratrice Vincenza Alfano, oggi, il giudice per le indagini preliminari ha disposto gli arresti domiciliari con le accuse di maltrattamenti, lesioni personali e violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro.
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Le indagini sono state coordinate dal Dipartimento fasce deboli della Procura di Palermo. L'inchiesta è partita da una telefonata che una delle anziane ha fatto a un laboratorio di analisi. Al centralinista ha raccontato le violenze subite. "Mi trattano peggio di un cane, mi legano alla sedia", ha raccontato. Nel corso della chiamata l'uomo ha potuto sentire chiaramente i rimproveri che il personale rivolgeva alla vecchietta. Una conversazione drammatica durante la quale l'anziana accusava il titolare della casa di riposo di non farla parlare col figlio e di costringerla a mangiare da sola. Il centralinista è riuscito a farsi dare le generalità e ha denunciato il caso.
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La Finanza ha riempito di microspie la casa di riposo e ha potuto riprendere le violenze a cui gli anziani venivano sottoposti: calci, schiaffi, pugni, insulti e minacce. Il gip nel provvedimento che applica ai 4 gli arresti domiciliari sottolinea che "il ricorso a forme di violenza fisica e morale da parte degli indagati non ha assunto carattere episodico ma costituisce espressione di un consolidato modus operandi contrassegnato dal sistematico ricorso a forme di prevaricazione e sopraffazione nei confronti degli anziani ospiti, spinti fino ad atti di vile aggressione alla loro sfera di integrità fisica, oltre al loro patrimonio morale".
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I titolari della struttura, inoltre, dovranno rispondere del mancato rispetto delle prescrizioni dettate dalla normativa in materia di prevenzione del rischio di contagio da Covid-19 e di specifici reati in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro perché, come emerso dalle indagini, i dipendenti della casa di riposo non facevano uso dei dispositivi individuali di protezione, pur entrando a contatto stretto in un luogo chiuso con soggetti anziani, particolarmente fragili.
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Proprio per questo motivo è stato predisposto un piano di accertamenti mirati alla tutela dei degenti, che sono stati tutti sottoposti a tampone per scongiurare il pericolo della insorgenza di focolai. . Il giudice ha anche disposto il sequestro preventivo della onlus che è stata affidata ad un amministratore giudiziario nominato dal tribunale per assicurare la prosecuzione dell'attività con personale qualificato nell'interesse degli ospiti.
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