1 - ALL'INDICE
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Eric Brion è stata la prima vittima del #MeToo francese. Il caso risale al 2012 quando lui, direttore di un canale tv, fa apprezzamenti sul seno della giornalista Sandra Muller. Nel 2017 la Muller lancia l'hashtag BalanceTonPorc indicando Brion come «porco molestatore». Lui la denuncia per diffamazione e dopo la vittoria in primo grado scrive «Balance ton père» in cui racconta il sollievo di poter guardare di nuovo negli occhi le sue figlie.
2 - ASSOLTA L'«EROINA» DEL METOO FRANCESE
Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"
«Sono sollevata, la mia buona fede è stata riconosciuta», dice Sandra Muller, che è stata assolta ieri in Corte d'appello dall'accusa di diffamazione. In primo grado, la giornalista iniziatrice in Francia del movimento #BalanceTonPorc era stata condannata a pagare 5.000 euro di spese legali e a risarcire con 15 mila Eric Brion, il primo «porco molestatore» indicato alla vendetta pubblica. Ma ieri la Corte, pur riconoscendo che le accuse di Muller contro Brion erano eccessive, ha sottolineato che si inscrivevano «in un dibattito di interesse generale sulla liberazione della voce delle donne» e quindi ha assolto la donna.
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Le considerazioni globali sulla necessità di incoraggiare le donne a denunciare i soprusi e scoraggiare gli uomini a commetterli hanno prevalso sulla circostanza, non da poco, che Eric Brion non era affatto un Harvey Weinstein francese: non aveva rapporti di lavoro con Muller, non era il suo capo, non la toccò, fece un'unica - «pesante, volgare, stupida», ha ammesso subito - avance verbale, fu rifiutato e chiese scusa. Ma la vita di Eric Brion è andata in rovina lo stesso, quando, alle 14 e 06 del 13 ottobre 2017, Sandra Muller scrive il tweet che lancia l'hashtag #BalanceTonPorc, la versione francese del #MeToo americano, invitando tutte le donne a fare i nomi dei molestatori.
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E denuncia - sul social media, non in tribunale - la vecchia conoscenza che cinque anni prima, durante una cena a due a Cannes, le aveva detto «Hai un gran seno, sei il mio tipo, ti farò godere tutta la notte». Secondo Muller, Brion l'aveva «molestata sessualmente e ripetutamente, in un quadro professionale» con quelle parole seguite poi da sms insistenti. Secondo Brion invece, «l'unico sms che le ho mandato è stato la mattina dopo, per scusarmi. Non abbiamo mai lavorato insieme, non è mai stata una mia dipendente, ci conosciamo perché siamo nello stesso ambiente dei media (Brion all'epoca era patron della rete tv Equidia, ndr ) e lei mi chiedeva di abbonarmi alla sua testata online Lettre de l'audiovisuel . Non ho mai insistito, non l'ho mai tormentata, non ho mai violentato né molestato nessuno. Riconosco di avere pronunciato quelle parole, me ne vergogno. Era tardi la sera, avevo un po' bevuto, mi sono comportato male. Ma non tanto da meritare l'inferno».
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In pochi giorni Brion ha conosciuto la morte civile. La compagna (che non conosceva all'epoca della serata con Muller) lo ha lasciato, gli amici sono spariti, ha perso i contratti che stava negoziando per l'agenzia di consulenza appena fondata. Ha desiderato di morire davvero. Poi ha deciso di denunciare la sua accusatrice, «per guardare di nuovo le mie figlie senza vergogna». Dopo tre anni di battaglia legale, ieri sera Brion ha sottolineato che anche la sentenza di appello glielo riconosce: «Non sono un molestatore». Ma «Twitter è più forte della giustizia», almeno fino al ricorso in Cassazione.
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