Estratto dell’articolo di Alessia Marani per “Il Messaggero”
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Le sbatteva la testa contro il muro, le lanciava le sedie dietro la schiena, soprattutto le «vessazioni fisiche e psicologiche» annoverate dal gip di Roma Anna Maria Gavoni nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti dell’ex marito violento, avvenivano costantemente e davanti ai figli minori.
Continue le minacce: «Ti uccido, ti sventro, ti faccio impalare dai tuoi figli..», poi gli insulti, irripetibili. Ingiurie che le aveva sputato addosso anche in chiesa, davanti a tutti, mentre la figlia riceveva la prima comunione. Quell’uomo, al secolo Massimiliano D’Alessandro, oggi 54enne, meglio noto come “er Polpetta” negli ambienti della Curva Sud dell’Olimpico e nel mondo dello spaccio di borgata, della violenza aveva fatto uno stile di vita anche nel passato quando, sugli spalti con i vecchi “Boys” e quelli di “Opposta fazione” si distinse per scontri e tafferugli culminati nell’accoltellamento del vicequestore di Brescia, Giovanni Selmin, in occasione della trasferta romanista del 20 novembre 1994.
ACCOLTELLAMENTO GIOVANNI SELMIN - 3
Una pagina nera del tifo italiano, costellato allora dalle invasioni di campo di “Cavallo pazzo” e dai presunti ricatti del tifo organizzato contro le società non più disposte a concedere favori alle Curve: Selmin, colpito all’addome, e operato due volte per nove ore, si salvò miracolosamente. L’episodio, all’epoca, contribuì ad accendere un faro su una frangia non solo violenta ma ispirata ai dettami nazifascisti rilanciati dal Movimento politico di Maurizio Boccacci.
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[…] Er Polpetta fu accusato di avere dato per primo le bastonate a Selmin. Ma lui che aveva già archiviato un precedente per rissa nel ‘90, a processo, negò di essere fascista e di avere partecipato agli scontri: sono cardiopatico, si difese. Fu condannato a 4 anni, ma nel suo curriculum fuorilegge compaiono anche un arresto per diverse rapine a banche e uffici postali.
Negli ultimi anni entrava e usciva dal carcere per reati di droga. Ed è quando, da recluso, chiede alla moglie di portargli «due palle a settimana» da spacciare che lei, stanca di quella vita, gli tira addosso la fede nuziale e matura la decisione di separarsi. Ma è anche l’inizio dell’incubo.
ACCOLTELLAMENTO GIOVANNI SELMIN - 2
Prima i calci, i pugni, gli schiaffi, pressoché «quotidiani» come annotano gli inquirenti, gli strattonamenti, con la testa sbattuta contro il muro e le sedie che volano. Poi i messaggi sul telefonino, che la donna blocca. E allora ecco centinaia di chiamate anonime e persino le email minatorie: «Se mi fai la denuncia ho già avvertito altra gente e come vado dentro te ammazzano», «sto arrivando, mi hai fatto uscire la bestia, tanti auguri a te gioia cara».
La donna teme che venga fatto del male anche ai figli e nonostante l’affido congiunto deciso dal tribunale si rifugia con uno dei figli in una casa occupata, un luogo che tiene segreto all’ex marito. [...]
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La donna, nel settembre di quest’anno, però trova il coraggio di denunciare le violenze subite. Si rivolge agli agenti del commissariato Porta Pia, dove è attiva una speciale task force molto attenta a reprimere i reati di violenza di genere. Non è facile perché la situazione è complessa, ed è grande la paura.
La donna non riesce a dormire di notte, mostra i referti per il ricovero in ospedale per una crisi epilettica psicogena, confida quanto fosse esausta per quella vita “al limite”: «Voglio vivere la mia vita onestamente, lavorando, anche solo facendo le pulizie» aveva detto alle amiche più care.
ACCOLTELLAMENTO GIOVANNI SELMIN - 1
Ma quel legame difficile e violento era difficile a spezzarsi, fin quando raccolti dai poliziotti coordinati dalla Procura di Roma i riscontri alle sue condotte «dispotiche, violente e aggressive», er Polpetta l’altro giorno è stato arrestato e portato in carcere di nuovo, stavolta per maltrattamenti in famiglia anche in presenza di minori.
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