Francesco Besozzi per il Messaggero
SALVATORE ROSSI - TIM
Difficile che il cda di Tim, convocato per oggi alle 17, si concluda senza aver aperto le porte della sua contabilità al fondo Kkr che tre mesi fa si è proposto di lanciare un'Opa sulla società di tlc con un premio che allora era grosso modo del 50%. Il pressing sul ceo Pietro Labriola, sia da parte dei consiglieri indipendenti sia dei fondi azionisti, è ormai tale che qualora il cda di oggi dovesse terminare con un nulla di fatto o con un diniego al confronto richiesto da Kkr, le conseguenze potrebbero travalicare l'arena del mercato.
Basta rileggere i toni aggressivi contenuti nella lettera inviata a Tim dal gestore Kairos (Julius Baer), che oltre a mettere in dubbio il fiduciary duty del cda (ovvero il mandato ad agire per il bene dei soci e della società), solleva altre gravi obiezioni.
Massimo Sarmi
CHIUSURA A PRIORI «Il reiterato rifiuto di consentire l'accesso alla due diligence richiesta, nel rispetto e tutela delle informazioni sensibili per la società, sarebbe - scrive Kairos - in evidente contrasto con i doveri del consiglio e con gli interessi dei soci». La «chiusura a priori» contrasta con il dovere che il cda ha di «valutare con serietà, oggettività e senza pregiudizi qualsiasi proposta di valorizzazione della società, senza tenere conto degli interessi particolari dell'azionista di maggioranza, ferme restando naturalmente le prerogative di controllo del governo ai sensi della normativa sul golden power».
Ma Kairos va oltre, e critica pesantemente anche il piano industriale portato in cda da Labriola, giudicandolo «largamente inerziale» e con tanti lati oscuri, al punto che «potrebbe provocare ingenti danni alla società e ai suoi azionisti, inclusi gli investitori nei fondi da noi gestiti». Va segnalato che Kairos pur dichiarando di detenere una quota sotto la soglia di rilevanza, di fatto esprime l'irritazione di non pochi investitori istituzionali che in Tim rappresentano insieme il 40-45% del capitale e ai quali non è piaciuto il taglio del dividendo e l'allarme sulle operazioni straordinarie «che potrebbero attivare il diritto di recesso».
pietro labriola
VALUTAZIONI DIVERSE Sebbene queste siano le premesse, secondo gli analisti di Barclays «il range di valutazione del titolo è così ampio, che il board potrebbe non sentirsi incline né obbligato a considerare l'interesse di Kkr ad acquistare Tim». Perché se è vero che Vivendi attualmente apprezza 0,657 euro l'azione Tim nel suo bilancio, quindi non molto sopra la stima offerta da Kkr a 0,505 euro (che si confronta con l'ultima quotazione di 0,29 euro), gli advisor Goldman Sachs e Lyon Tree chiamati da Tim ritengono invece che possa valere almeno 1 euro in uno scenario di separazione tra la NetCo e la ServCo e fino a 1,3 euro se andasse in porto anche la successiva fusione con Open Fiber. Inoltre, «a meno che Kkr non sia disposto a pagare un prezzo non lontano da quelli indicati dai consulenti - osserva ancora Barclays - Tim potrebbe avere buon gioco a rifiutare la potenziale offerta del fondo Kkr». Quanto infine al ventilato memorandum of understanding sulla rete unica con Cdp (azionista di Open Fiber al 60%), è confermato che non sarà all'ordine del giorno della riunione di oggi.
PIETRO LABRIOLA kkr logo telecom italia tim