Valentina Errante per "il Messaggero"
Sconsigliata l'esibizione virtuale e attenzione alle amicizie o ai gruppi. Una specifica disciplina giuridica non c'è, ma l'uso dei social da parte delle toghe è comunque regolato dalle norme deontologiche.
toghe
E riguarda anche la sfera privata. Il principio è quello del «self-restraint», ossia l'autocontrollo anche sulle mailing list, perché «ove non amministrati con prudenza e discrezione, possono vulnerare il riserbo che deve contraddistinguere l'azione dei magistrati e potrebbero offuscare la credibilità e il prestigio della funzione giudiziaria».
magistrati
Lo precisa la Cassazione che, attraverso l'ufficio del Massimario, ha risposto a un questionario arrivato dalla Corte Suprema della Repubblica Ceca. Va da sé, ma piazza Cavour lo sottolinea, che esprimere opinioni su argomenti legati all'attività dell'ufficio può costituire un illecito disciplinare.
La novità riguarda però la vita privata: «si raccomanda la riservatezza». E si sottolinea il rischio di ledere la credibilità complessiva della magistratura anche con partecipazioni a gruppi o follow che abbiano rilevanza politica.
OPINIONI SU PROCESSI
Cassazione
«I limiti - si legge nel documento della Cassazione - sono particolarmente penetranti con riguardo alle espressioni, esternazioni o pubblicazioni che abbiano legami con i contenuti dei procedimenti trattati nell'ufficio o con le persone in essi coinvolti, giacché la legge recante la disciplina degli illeciti disciplinari stabilisce che il magistrato esercita le funzioni con correttezza, riserbo ed equilibrio e rispetta la dignità della persona nell'esercizio delle funzioni».
In certi casi, sottolineano i giudici esternazioni o pubblicazioni possono costituire un illecito disciplinare «allorché siano tali da tradursi in gravi scorrettezze nei confronti delle parti, dei difensori, dei testimoni o di qualunque soggetto coinvolto nel procedimento o nei confronti di altri magistrati».
LA VITA PRIVATA
ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI
I limiti, per le toghe, però non riguardano solo l'ambito professionale, ma anche le esternazioni sulla vita privata. Si legge nel documento infatti che l'attività dei magistrati sui social network «deve ritenersi limitata anche quando si riferisca ad espressioni o pubblicazioni di natura privata».
magistrati
La regola è quella della sobrietà nei comportamenti che impone «di non eccedere nell'esibizione virtuale di frammenti di vita privata che dovrebbero restare riservati, al fine di non pregiudicare il necessario credito di equilibrio, serietà, compostezza e riserbo di cui ogni magistrato (e, quindi, l'intero ordine giudiziario) deve godere nei confronti della pubblica opinione». In questa prospettiva le regole deontologiche impongono un self-restraint «ancor più rigoroso nei casi in cui le esternazioni o le pubblicazioni (ma anche la creazione di amicizie o connessioni virtuali o la partecipazione a gruppi o a follow) abbiano rilevanza politica o investano temi di interesse generale».
MAGISTRATI
TOGHE AMMINISTRATIVE
La regola non vale solo per la magistratura ordinaria, ma anche per i giudici di Tar e Conssiglio di Stato. Lo scorso marzo, il Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa, con una delibera, ha definito le linee guida sull'uso dei mezzi di comunicazione elettronica e dei social media da parte dei magistrati.
Il documento si occupa in particolare, delle amicizie e delle connessioni create o accettate on line dai giudici amministrativi, raccomandando che i collegamenti siano gestiti con estrema diligenza e precauzione, limitando le connessioni virtuali che riguardino soggetti coinvolti nel ruolo istituzionale o possano intaccare l'immagine di imparzialità.
Infine si prevede che ogni magistrato amministrativo abbia il diritto e il dovere di ricevere una formazione specifica relativa ai vantaggi e ai rischi dell'utilizzo dei social network e si raccomandano iniziative di aggiornamento e formazione a cura del Consiglio di presidenza e dell'Ufficio studi della giustizia Amministrativa.