• Dagospia

    DI PIETRO DIMENTICARELLO: LA CASSETTA CHE INCHIODAVA DE GREGORIO, DOVE L’HAI MESSA?


     
    Guarda la fotogallery

    Giuliano Foschini e Fabio Tonacci per "la Repubblica"

    C'è una cassetta che poteva cambiare le sorti della storia politica italiana degli ultimi anni. La prova, documentale, che per far cadere l'ultimo governo Prodi c'era stata una compravendita di senatori. Quella cassetta era nelle mani di Antonio Di Pietro. Che però non si è mai preoccupato né di renderla nota, né di portarla a un magistrato.

    ANTONIO DI PIETROANTONIO DI PIETRODE GREGORIO - DI  PIETRODE GREGORIO - DI PIETRO

    Non c'è traccia negli archivi della procura di Roma di quel nastro che il senatore Idv Giuseppe Caforio gli affidò il 2 marzo del 2007 con la registrazione del tentativo di corruzione subìto da Sergio De Gregorio. Non si trova la denuncia che Di Pietro sostiene di aver presentato dopo aver ricevuto la cassetta. L'unico esposto a suo nome è datato 20 novembre 2012, cioè cinque anni e mezzo e due governi dopo. E neanche in quello scritto accenna al nastro di Caforio.

    Una condotta bizzarra, soprattutto viste le conseguenze politiche che quella cassetta avrebbe potuto provocare. E infatti Di Pietro, sentito come testimone dei fatti il 7 marzo scorso dai pm romani e napoletani che indagano sulla compravendita, mette a verbale una ricostruzione lacunosa, condita di «non ricordo». Gli viene chiesto di indicare con precisione a chi avesse presentato la denuncia. «Mi stupisco io stesso di essermene dimenticato», ammette.

    SERGIO DE GREGORIO MIMA LE MANETTE A PORTA A PORTASERGIO DE GREGORIO MIMA LE MANETTE A PORTA A PORTA

    E dunque, cosa accade quel 2 marzo 2007? Dall'allora ministro delle Infrastrutture Di Pietro si presentano Caforio e Nello Formisano, capogruppo Idv. «Un incontro di cinque minuti, presi degli appunti - spiega l'ex pm, - ma non ho ascoltato il nastro, mi
    bastavano le sue parole». Caforio aveva incontrato De Gregorio nella clinica romana Annunziatella di Roma, qualche giorno prima della fiducia ottenuta per soli cinque voti dal governo Prodi al Senato il 28 febbraio.

    SERGIO DE GREGORIO E VALTER LAVITOLASERGIO DE GREGORIO E VALTER LAVITOLA

    La conversazione era stata registrata, proprio su consiglio di Di Pietro, che prende in consegna il nastro. «Io però - dice ai pm - non ricordo a chi della mia segreteria diedi quella cassetta. Non escludo di averla data all'ufficio di polizia giudiziaria del ministero». E fa un nome, Salvatore Scaletta, il capitano della Finanza «che lavorava con me all'epoca del pool di Mani Pulite». Scaletta adesso fa l'ufficiale di collegamento all'ambasciata di Kuala Lumpur e sarà sentito dai pm.

    «Giudicai quel nastro politicamente - mette a verbale Di Pietro - gli ho dato un valore politico». In un video girato il 2 marzo 2007, però, parlò esplicitamente di un tentativo di compravendita in corso, senza specificarne i protagonisti.

    GIUSEPPE CAFORIOGIUSEPPE CAFORIO

    Per i successivi cinque anni e mezzo, silenzio. Poi il 20 novembre scorso, dopo che De Gregorio in un'intervista sospetta di essere stato registrato (come faceva a saperlo?), Di Pietro scrive un esposto alla procura di Roma a cui allega il video postato sul suo sito e una rassegna stampa di allora. Ma sarà solo dopo le audizioni di Caforio e Formisano, quando diventa pubblica la notizia della registrazione, che l'ex pm tornerà in procura. È il 7 marzo 2013, presenta un'aggiunta spontanea al suo esposto. «Avevo rimosso la vicenda», sostiene. Ma la cassetta non si trova più.

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport