GIULIA ZONCA PER LA STAMPA
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C' è chi è abituato a scattare da fermo, Filippo Tortu era pronto per uno sprint olimpico, si è bloccato e ora la sua carriera è in perfetta sintonia con l' Italia. Bisogna rimettersi in moto e andare veloci in fretta, senza farsi male: un processo che lui vive ogni stagione, solo che stavolta vede gli stessi meccanismi fuori dalla pista. Nella Brianza dove abita e nel Paese che non vede l' ora di rappresentare di nuovo, in azzurro.
Come si riparte?
«Nella testa velocissimi e sento che per chiunque è così. Anche solo essere in pista ti fa credere che il problema sia superato. Ovviamente non è così. Il fisico però ha i suoi ritmi, va riallenato: non si può proprio ripartire da dove si era rimasti altrimenti ci si spacca».
Lei dove era rimasto?
«Il mio obiettivo non si è mosso nonostante tutto. Dopo aver migliorato il record italiano di Mennea voglio abbassare quel tempo, punto a un 9"92, cronometro ambizioso.
Non è detto che arrivi quest' anno ma io continuerò a provarci con tutto me stesso, anzi con qualche cosa di più».
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C' è la data di una gara all' orizzonte?
«Non ho un calendario fissato, guardo alla ripresa della Diamond League come scenario.
La tappa di Montecarlo, il 14 agosto, non sarebbe male: poi magari ci sarà un riscaldamento prima».
Quale è stato il giorno più difficile durante il lockdown?
«Quello in cui hanno annullato gli Europei. Ho aspettato le Olimpiadi quattro anni, smaltita la botta, posso allungare l' attesa, invece alla mia carriera mancherà sempre un Europeo. Un' occasione persa».
Come ha passato il tempo fermo?
«Ho cercato i lati positivi, ero felice di essere con la mia famiglia, di vedere per la prima volta mia madre che si allenava con noi, di guardare lei e mio fratello cucinare insieme. Forse ne avevo persino bisogno».
Lei vive in Brianza, in quella Lombardia stravolta che è passata da locomotiva a centro della paralisi. Come ha vissuto il contrasto?
«Si respirava la frustrazione dei tanti che non potevano lavorare, un sentimento collettivo, palpabile. E poi la tristezza per il numero dei morti, soprattutto a Brescia e Bergamo, impressionante. Qui, per fortuna, la situazione non era la stessa».
Questa esperienza l' ha cambiata?
«No. Ho solo i capelli più lunghi e mi sono abituato a modificare i piani».
Colonna sonora dei suoi mesi in casa?
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«Paolo Conte, sarei anche dovuto andare a vedere un concerto che ovviamente è saltato. In particolare "Come mi vuoi"».
Conferma i suoi gusti non proprio in linea con i 21 anni. Dopo tanti divieti non le è venuta voglia di scatenarsi?
«Ancora non sono riuscito a fare una cena con gli amici. Ci siamo visti, rigidi come dei pali, a distanza, con mascherina, non proprio una festa».
Che cosa pensa dei suoi coetanei in strada, nella movida diventata scandalo?
«Capisco ma non posso condividere. Pure per me è stata dura, l' istinto di riprendersi la propria vita è naturale, stare insieme viene spontaneo però è come buttare via gli ultimi 30 metri dopo aver corso al massimo i primi 70... chi tiene vince».
Dallo sprint allo spritz. Voto all' Italia?
«Alto, siamo stati bravi, io darei un 10, facciamo 9, 5 perché si può sempre migliorare e rimanere responsabili fino a che non ne siamo fuori».
Si immagini la prima gara ideale: dove e con chi?
«Golden Gala a Roma, 100 metri contro Lemaitre. Ci ho corso contro solo una volta, ho perso e non ho mai avuto rivincita. Poi adesso c' è il fascino Stadio dei Marmi, il più bello del mondo, sono anni che dico che bisognerebbe scaldarsi all' Olimpico e correre lì».
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Forse in quella gara del 17 settembre ci sarà il pubblico, anche se limitato, ma le prime competizioni saranno a porte chiuse.
«Nei 100 metri l' elettricità che dà la gente è quasi tutto, però non corro da così tanto che basta avere uno start».
Il calcio prova a riprendere.
Lei che è juventino praticante ha voglia di tifare per partite silenziose e sotto vetro?
«Molto. Sarei felice tornasse il campionato, darebbe pure un senso di normalità».
L' atletica gioca la carta spettacolo: l' asta in giardino, gli «Impossible Games» a Oslo.
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«Giusto. Il messaggio è: non bisogna arrendersi. Io non ho 100 metri in casa altrimenti avrei sfidato qualcuno. Ho applaudito l' amico Duplantis, che talento. Sarei dovuto andare in vacanza negli Usa e passare da casa sua, dopo i Giochi. Altro programma rinviato. Mondo è stato tra i primi a chiamarmi quando l' Italia si è bloccata. Era preoccupato per me».
Quando è nata l' intesa?
«Ci conosciamo dagli euro-junior del 2017, abbiamo una storia simile. Entrambi allenati dal padre, legati alla famiglia e poi agli Europei del 2018 gli ho detto, "il record dell' asta è già tuo". Si vedeva. Quest' anno ha saltato 6 metri e18».
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