1. VENETO, LA LEGA SI SPACCA
Alberto Mattioli per “la Stampa”
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In Veneto la Lega si è rotta e adesso si tratta di rimettere insieme i cocci. Dopo la controversa espulsione o uscita di Flavio Tosi, Matteo Salvini prova a salvare il fair play. La giornata si apre con una sua intervista al «Gazzettino» dove il segretario federale spiega che «Tosi è un ottimo sindaco e per salvarlo le ho provate tutte. Non ho mai usato con nessuno tanta pazienza. Ma aveva già deciso».
Poi da Verona arrivano le proteste del sindaco e il segretario parla a Radio Padania libera per rincuorare i militanti. E i toni diventano più duri, anche se Salvini non cita mai direttamente Tosi: «Non rispondo a chi mi insulta. Di solito, chi mi dà del dittatore, dell’estremista, dello sleale e dello scorretto sono Alfano e Renzi, quindi è in buona compagnia».
Intanto la Radio ironizza trasmettendo delle canzoni sulle coppie che scoppiano, tipo «Se mi lasci non vale» o «Insieme a te non ci sto più», e i salviniani fanno sapere che nell’ormai famosa proposta di mediazione spedita ieri da Tosi ai «pontieri» c’erano condizioni «irricevibili» tipo il no a una lista Zaia.
TOSI SALVINI - VIGNETTA BENNY
Nel frattempo Luca Zaia parla a Venezia per far sapere che del caso Tosi non parlerà più. Intanto però il governatore spiega che la scelta è stata del sindaco «era inevitabile che finisse così», che in ogni caso è un bene perché «si gira pagina e le acque non sono più torbide», che quanto è accaduto «deve servire d’insegnamento a tutti». Già, ma se Tosi si candidasse? ««Sembra intenzionato a farlo e ognuno, nella vita, fa quel che vuole. Ma io non lo temo. Vinceremo. A noi i polsi non tremano».
Però i toni di Zaia sono morbidi: «Non ci sarà nessun repulisti nel partito - giura - e chi uscirà lo farò solo perché si chiama fuori». Diversi ci stanno pensando e qualcuno ha già provveduto. È la senatrice Patrizia Bisinella, che dice che i parlamentari che potrebbero andarsene sono «sette o otto». Finora però l’ha annunciato solo lei. Abbastanza scontato: è la compagna di Flavio Tosi.
2. I SONDAGGI DANNO ZAIA IN NETTO VANTAGGIO
FLAVIO TOSI MATTEO SALVINI ROBERTO MARONI jpeg
Fabio Poletti per “la Stampa”
La Lega va in discesa, ma i sondaggi non sembrano premiare più di tanto «Abele» Tosi fatto fuori da «Caino» Salvini. O «Giuda Tosi», a secondo di come la si guardi questa guerra tra fratelli coltelli. I sondaggisti annusano l’aria perché lo strappo è fresco di giornata ma la tendenza è quella delle ultime settimane.
ALESSANDRA MORETTI LADYLIKE
Alessandra Ghisleri di Euromedia Research giura che quando il partito era ancora unito gli schieramenti erano definiti: «L’87% dei leghisti in Veneto stava con Zaia, il 6% non si esprimeva, gli altri con il sindaco di Verona. Può succedere di tutto come sempre, ma di solito la gente vota il simbolo della forza e della vittoria ora rappresentato da Matteo Salvini».
Comunque vada non sembra esserci partita per la candidata del centrosinistra Alessandra Moretti. Ma secondo qualche sondaggio che gira tra le fila venete della Lega, per la corsa a Palazzo Balbi la Lega sarebbe al 19%, la lista Zaia al 15% e una eventuale lista Tosi dietro di un soffio al 14%. Siccome chi vince si prende tutto, Salvini si sarebbe convinto a chiudere la partita per neutralizzare l’unico problema, quello che aveva in casa.
ALESSANDRA MORETTI
Nicola Piepoli dell’omonimo istituto di ricerca pensa che tra i due litiganti possa godere Alessandra Moretti ma non al punto da consentire un ribaltone in Regione: «La Lega di Salvini negli ultimi mesi è salita di molto. Vale almeno il 23% in Veneto, attorno al 16% a livello nazionale. E il 60% degli elettori in Veneto stanno col governatore Zaia».
Certo bisogna capire le alleanze che andranno a formarsi nei prossimi mesi. Gli elettori della Lega vogliono mantenere una loro identità, se fosse necessario allearsi con Forza Italia vorrebbero farlo da un punto di forza. Perchè quello che conta per l’elettore del Carroccio è il brand, come assicura Renato Mannheimer dell’Ispo: «In Veneto tradizionalmente prevale l’identità del partito. Tosi non vale più dell’8-10% alle regionali. Ma è la Lega in generale che non è mai stata così forte».
E se alla fine a qualcuno verrà pure il batticuore per vaticinare quello che potrebbe succedere a palazzo Baldi dopo le elezioni, di sicuro non sarà lo scossone veneto a fermare e a mettere in crisi la Lega nazionale: «Agli elettori della Lega del resto d’Italia non interessa quello che è successo in Veneto».
3. TOSI: “A ZAIA STRINGEREI LA MANO A SALVINI NO: COLPA SUA”
Alberto Mattioli per “la Stampa”
TOSI E ZAIA
Nel day after dello scoppio dell’atomica salviniana, il sindaco di Verona Flavio Tosi, buttato fuori dalla Lega, come dice lui, o esclusosi da solo, come dicono quelli che l’hanno buttato fuori, convoca una conferenza stampa nel suo bellissimo Municipio. E regola un po’ di conti in sospeso da troppo tempo.
Dice che Salvini «voleva il controllo dittatoriale della Lega», che il tema della Rip, la fondazione tosiana, «è stato usato strumentalmente per eliminarmi», che il gran rivale Luca Zaia «si è sempre rifiutato di incontrarmi». Non dice, Tosi, quel che tutti si aspettano, cioè se si candiderà alla Regione per provare non tanto a vincere quanto a far perdere Zaia: «Devo riflettere, non è tempo di annunci. Mi prendo un paio di giorni». Ma pare proprio che alla fine correrà.
Poi, a quattr’occhi nel suo studio, fra la foto di Papa Francesco e la bandiera della California («Perché? Perché quello americano è il vero federalismo», dice, e comunque c’è anche il Tricolore), Tosi si sfoga. È amareggiato e non lo nasconde: «La Lega era casa mia. Cacciato così, dopo 25 anni di onorato servizio: umanamente, non è piacevole».
tosi
Come l’ha saputo?
«Da un suo collega, ieri sera dopo le dieci».
Salvini o Zaia si sono fatti vivi?
«Macché. Dalla Lega non mi ha chiamato nessuno».
E il suo amico Passera?
«No, che c’entra Passera? Insistete a tirarlo in ballo, ma alle regionali il suo partito non c’è».
Poco prima lei era in tivù a «Otto e mezzo» ed era sembrato a tutti che stesse ancora trattando...
«Sembrava anche a me. In mattinata avevo anche spedito per mail una proposta di compromesso. Ma evidentemente la decisione di sbattermi fuori era già stata presa».
Dice Salvini: non si può far politica allo stesso tempo nella Lega e nella Rip.
«Figuriamoci. Prima della fatwa quel progetto era stato approvato dalla Lega».
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Lo porterà avanti?
«Certo. Perché ne sono convinto. E perché lo devo a chi ci lavora e ci crede».
Cosa resta oggi della Lega?
«La frattura è profonda. Gli amici restano amici, i miei ideali anche . Ma la ferita è aperta».
Crede che potrà rientrarci?
«Mi sembra improbabile».
Bossi si è speso per un compromesso. La stupisce?
«No. So che non mi ama. Ma non l’ha fatto per Flavio Tosi, l’ha fatto per la Lega. È un vero segretario federale».
Sottinteso: non come Salvini?
«Salvini aveva deciso di farmi fuori e l’ha fatto. Tutto qui».
Deluso da Maroni, che non l’ha difesa?
«No, perché la decisione l’ha presa Salvini».
Perché la mediazione del tessitore Giorgetti non è riuscita?
«Perché non c’era nulla da mediare. Era già tutto deciso».
Non ha peccato di ubris? Lei vuol fare il leader del centrodestra, ma in fin dei conti è solo il sindaco di Verona.
«Ma la decisione spetta agli elettori. E il nome Flavio Tosi qualcosa in Veneto conta».
LUCA ZAIA SPEZZA IL PANE
Appunto: sa già quanti leghisti la seguiranno nella diaspora?
«No, anche perché se è una scelta dolorosa per me lo sarà anche per loro. Io non chiedo nulla a nessuno. Chi vuole seguirmi lo faccia, a chi non vuole dico: amici come prima».
Se si candiderà alle regionali, potrebbe far vincere la sinistra...
«Nel caso, la responsabilità ricadrebbe solo su chi ha creato questa situazione. Che non sono certo io».
LUCA ZAIA
Da osservatore: oggi fra Zaia e la Moretti chi vincerebbe?
«Stando ai sondaggi, Zaia. Ma...».
Ma?
«Ma i sondaggi lasciano il tempo che trovano. E due mesi, in politica, sono lunghissimi».
Forza Italia ha già detto che sosterrà Zaia.
«Non mi stupisce. Io volevo andare alle urne con una lista leghista e delle liste civiche, Salvini con la Lega più Fi. Dunque sono coerenti».
E’ vero che Zaia sta promettendo agli azzurri posti e poltrone?
«Lui, non so. Altri, certamente sì».
A Zaia la mano la stringerebbe?
«Sì».
E a Salvini?
«No. A lui no».
BERLUSCONI SALVINI