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    TOTTI NEL LIBRO PARLA PER LA PRIMA VOLTA DELL’AFFAIRE FLAVIA VENTO: ECCO IL CAPITOLO - LA SCENA STRACULT: CAPELLO ENTRA NELLA SUA CAMERA, APRE L’ARMADIO, GUARDA SOTTO AL LETTO E URLA: “DOVE SONO LE RAGAZZE?”, “SE SO’ BUTTATE DE’ SOTTO” - LO SCHERZO A CASSANO CHE AVEVA INVITATO A CENA PAMELA PRATI - IL “COLPO DI FULMINE” PER ILARY - IL "GRANDE PLAYBOY" ZEBINA - IERI LA SERATA AL COLOSSEO: “IO PRESIDENTE DELLA ROMA? PERCHE NO”. ECCO CHI C'ERA, FOTO+VIDEO


     
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    Da ansa.it

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    Diventare un giorno presidente della Roma? Perché no, ma il futuro non lo so prevedere - spiega all'Ansa -. Quello che è certo è che cercherò di fare sempre il bene di questo club, da presidente, vicepresidente o anche semplice collaboratore". "Adesso fare da tramite tra società e giocatori è il ruolo che mi si addice di più, poi nella vita tutto può succedere" aggiunge, sottolineando che l'autobiografia è stata scritta "per parlare di Francesco, dell'uomo più che del calciatore. Come definisco il libro? Piacevole". Anche se non a tutti è piaciuto. Franco Baldini ad esempio sembra sul punto di lasciare il comitato esecutivo della Roma per alcuni passaggi. "Ma io non speravo nelle sue dimissioni, spero non si arrabbi nessun altro. Non ho fatto questo libro per togliermi sassolini. Ho scritto la verità, non cavolate".

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    2. IL COLOSSEO DI TOTTI

    Luca Valdiserri per il Corriere della Sera

     

    Io c' ero. Con Totti è sempre così. Lo è stato il 28 maggio 2017, quando l' Olimpico si è riempito per il suo addio al calcio e c' è chi ha messo in cornice il biglietto DELLA partita, perché altre «vere» non ce ne sono più state. E lo è stato ieri, al Colosseo, per la presentazione di «Un Capitano».

     

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    Per avere in anteprima il libro, scritto dal Capitano insieme a Paolo Condò (Rizzoli, 512 pagine, 21 euro), c' è chi si è messo in fila a mezzanotte in 12 librerie rimaste aperte fino alle 2. Per essere al Colosseo, però, non serviva né la pazienza né un bagarino: era una serata a inviti. Io c' ero al cubo. E c' erano i compagni del Mondiale 2006; l' amico-nemico-amico Antonio Cassano, Rosella Sensi. Monchi e Mauro Baldissoni, passato e presente della Roma. E c' erano pure il presidente del Coni Giovanni Malagò, la sindaca Virginia Raggi, il presidente della Regione Nicola Zingaretti (ammesso anche se la regione è Lazio), l' ex sindaco Walter Veltroni.

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    C' era l' erede Daniele De Rossi, il Capitan Futuro che ha dovuto aspettare anni per diventare Capitan Presente, con Vincent Candela e Gigi Di Biagio. C' era Ilary Blasi, alla quale sono dedicate tante pagine, come quella del consiglio più saggio: smettere dopo la doppietta segnata al Torino (20 aprile 2016). C' erano Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, e Mariella Enoc, presidente dell' ospedale Bambino Gesù, perché Totti fa sempre notizia e spesso la notizia diventa un atto d' amore per Roma o per chi ha bisogno. C' era chi lo ha allenato - Ranieri, Delneri, Prandelli e Lippi - ma non c' era Spalletti.

    Non era stato invitato. Come Carlos Bianchi.

     

    PIU’ TOTTI PER TUTTI

    CAPELLO TOTTI CAPELLO TOTTI

    Francesco Persili per Dagospia

     

    “Dove sono le ragazze?” Capello piomba come una furia nella camera di Totti e Rinaldi la sera prima di Napoli-Roma, penultimo atto della stagione del terzo scudetto giallorosso, apre l’armadio, controlla la doccia, guarda sotto al letto. “L’unica è che se so’ buttate de sotto”, la battuta che manda definitivamente in tilt Don Fabio. Una scena da commedia all’italiana, una pagina tra le più divertenti dell’autobiografia scritta con Paolo Condò che l’ex Capitano, oggi dirigente, della Roma, ha presentato al Colosseo. “Il calciatore più forte con cui ho giocato? Cassano. Mi ci trovavo a occhi chiusi. Parlavamo la stessa lingua. Venne anche ad abitare da me, stavamo insieme 24 ore”.

    conti massara monchi di francesco e in seconda fila del neri prandelli di biagio conti massara monchi di francesco e in seconda fila del neri prandelli di biagio

     

    Calcio, belle donne e fantasia. Francesco aveva concluso da poco la storia con Maria Mazza e le loro serate da single ruggenti cementarono la loro unione. Telepatia calcistica, uscite in motorino e scherzi feroci (come quella volta che Fantantonio, ossessionato dal gossip, invitò a cena Pamela Prati ma la presenza di un falso paparazzo ingaggiato dall’amico fece saltare la serata). Erano come “Batman e Robin”. In campo e fuori. 

     

    totti ilary e figli totti ilary e figli

    Cassano non ha dubbi: “Totti è il calciatore più forte con cui ho giocato. Se fosse andato via da Roma avrebbe potuto vincere il Pallone d’Oro ma ha preferito restare per amore della maglia e della città”. Resta solo un dubbio a cui Totti dà voce nell’autobiografia: “Nei libri che ha scritto con Pardo, Antonio parla di donne fatte entrare di notte a Trigoria che nessuno di noi ha mai visto”. L’unico su cui il Numero Dieci giallorosso si sbilancia è Jonathan Zebina, che a fine carriera ha aperto una galleria d’arte: “Un grande playboy”

     

    Dalla prima volta, a 13 anni, con la sedicenne Giulia a Tropea alle “pomiciate” con la compagna di classe Sara, dalla storica fidanzatina pallavolista Marzia all’incontro ravvicinato con una sexy cameriera (la nostra Cristiana Lauro) durante una memorabile puntata di ‘Scherzi a Parte’, Totti non si tira indietro sulle questioni di cuore e affronta di petto anche l’affaire Flavia Vento che sostenne di aver passato una notte d’amore con lui alla vigilia delle nozze con Ilary: “E’ tutto falso”. C’è stata anche un’indagine per possibili ricatti su quel presunto flirt ma “è venuto fuori che nella notte incriminata il mio telefono non aveva mai agganciato la cella della zona in cui abita la Vento”

     

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    “In determinate circostanze essere il capitano della Roma ha aiutato ma quando incontri la ragazza speciale saltano tutte le marcature”, scrive nel libro. Altro che i duelli con Vierchowod, Maldini, Cannavaro e Nesta, ci voleva ‘il colpo di fulmine’ per Ilary per fargli tremare le gambe. “La prima volta che la vidi in tv, a Passaparola, restai a bocca aperta…”. La costruzione del loro amore passa attraverso una maglietta (“6 unica”) esibita al derby, i dubbi iniziali di lei (“Ma quando io sono a Milano, questo esattamente che fa?”), un lunghissimo viaggio in Smart e il lieto fine con un matrimonio da favola.

     

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    Luca Ward, la voce del 'Gladiatore', legge le pagine dedicate al grande rifiuto al Real (“Non era la mia storia. La mia storia è Roma, la Roma, la famiglia di sempre e quella che sta nascendo, perché  Ilary aspetta Cristian”) e tra le righe rimbomba “la risata” con cui Franco Sensi respinse la richiesta di Florentino Perez.

     

    Di Francesco, da ‘fratello maggiore’, gli consiglia di leggere qualche libro: “Deve ancora capire cosa farà da grande”. Poi il tecnico manda un messaggio al ds Monchi: “Quando vedo Cristian allenarsi, rivedo Francesco. Fategli subito il contratto, non perdete tempo”. Tra un amarcord con la sindaca Raggi (“Eravamo nella stessa scuola ma io ci andavo poco: ecco perché non ci siamo mai incontrati”) e un siparietto con Ranieri, Totti torna sulle polemiche con Baldini e Spalletti e confessa a “Sky Sport”: “Avrei preferito che fossi io a decidere il momento giusto per smettere”.

     

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    L’abbraccio con Marcello Lippi suggella un’intesa nata parlando di Federer, Kobe Byant, musica e donne e fortificata dalla visita che l’ex ct gli fece dopo l’operazione a Villa Stuart nel febbraio 2006: “Partii da Viareggio la mattina presto – ricorda Lippi – ho solo provato a trasmettergli un po’ di fiducia”. Gli disse: “Tu verrai al Mondiale senza se e senza ma perché per vincerlo ho bisogno di te, anche al 30%”. Tutti servono ma Totti è indispensabile: “E’ un uomo di grande valore. Nella mia top 11 lui è nei primi tre posti”. Come andarono le cose in quel Mondiale, è storia nota. E ora? “Abbiamo rosicato per non essere andati in Russia. Adesso ricominciamo con un gruppo di giovani molto bravi..."

     

    VI RACCONTO IO LA VERITÀ SU FLAVIA VENTO

    Estratto dal libro di Francesco Totti e Paolo Condò, ''Un Capitano'', edito da Rizzoli

     

    flavia vento flavia vento

    (…) A differenza del primo, che è un sogno, il secondo è un incubo. Si materializza nella famosa intervista a «Gente» in cui Flavia Vento sostiene di aver passato una notte d'amore con me a casa sua. È tutto falso, ma come sempre succede in questi casi prima gira la voce che sia in arrivo la polpetta avvelenata e poi, una volta uscita e smentita la notizia, si inizia a dire che la storia contiene troppi particolari perché sia stata inventata.

     

    Dev'essere vera. In base a questo discorso, allora, ogni romanzo, ogni film dovrebbe riguardare qualcosa di realmente accaduto: nelle fiction i particolari abbondano... La verità è che io conosco la Vento una sera in cui Ilary non c'è, a un evento sulla Tuscolana: per pubblicizzare un nuovo modello di condizionatori vengono invitati alla festa calciatori e showgirl, il solito mix delle serate romane.

     

    Lei mi viene presentata, è una ragazza carina, parliamo qualche minuto e poi, come succede in queste situazioni piene di gente, ci separiamo perché sia lei sia io abbiamo incrociato nuove persone da salutare, e per quella sera non ci vediamo più. La settimana successiva sono con gli amici al Prado, ristorante di Trastevere, quando Giancarlo e Angelo mi segnalano che a un altro tavolo c'è una ragazza che sta cercando di attirare la mia attenzione.

     

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    È la Vento. Saluti e sorrisi da una parte all'altra della sala, voglio dire senza alzarsi per venirsi incontro, poi ciascuno si dedica alla propri a compagnia. Andando via c'è un'altra serie di saluti da lontano, e stop. Me ne vado a casa a dormire. Ecco, nella sua versione quella è la notte incriminata.

     

    L'intervista inquieta molto Ilary, com'è normale che sia: ha scoperto recentemente di essere incinta, mancano poche settimane al matrimonio, non è un buon momento per gestire le infedeltà del quasi marito. Soprattutto se ci fossero. lo invece le spiego per filo e per segno i miei due contatti con la Vento, che poi sono quelli appena raccontati, e la prego di credermi perché è la mia parola contro la sua, e per lei la mia dovrebbe valere di più.

     

    Infatti Ilary mi crede, e la storia sarebbe finita se qualche giorno dopo Fabrizio Corona non telefonasse a Vito per dirgli che esiste una seconda parte dell'intervista, più dettagliata, unita ad alcune fotografie compromettenti. Lui è pronto a venderle a «Gente» per cinquantamila euro, ma se volessimo ritirare tutto dal mercato per la stessa cifra non avrebbe problemi a darcele. A noi la scelta.

    totti ilary totti ilary

     

    Vito riceve la telefonata mentre è al Campidoglio, a preparare il piano di sicurezza per il matrimonio. Si consulta con mio fratello Riccardo, perché loro due gestiscono il conto bancario aperto proprio per le nozze, e insieme decidono di pagare a prescindere dalla mia estraneità alla storia: giudicano che in quei giorni la precedenza spetti alla tranquillità di Ilary, qualsiasi cosa possa turbarla va cancellata.

     

    Si consigliano anche con Maurizio Costanzo, che del mondo dell'informazione sa tutto e mi è vicino dai tempi dei libri di barzellette. lo vengo avvisato dell'accordo soltanto a pagamento avvenuto, e la cosa non mi piace per niente perché non ho nulla da nascondere: non a caso, al dunque Corona consegna a Vito un dattiloscritto firmato dalla Vento nel quale ci sono ben poche novità rispetto alla prima parte dell'intervista, e nessuna fotografia. L'evidenza del bluff.

     

    TOTTI ILARY TOTTI ILARY

    Due anni dopo il mio caso verrà valutato all'interno dell'inchiesta "Vallettopoli", ma archiviato perché quella manifestata da Corona era stata una disponibilità priva di minacce, e quindi non un' estorsione. La differenza è sottile, ma ciò che mi interessa è uno

    degli accertamenti compiuti dalla polizia durante le indagini: quella famosa notte incriminata il mio telefono non risulta mai agganciato alla cella della zona in cui abita Flavia Vento.

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    Spero proprio che questo particolare inedito tolga di torno i dubbi residui. È in quel periodo che dedico a Ilary una nuova esultanza, il dito in bocca, destinata a diventare definitiva. A lungo si è pensato che fosse un modo per segnalare i figli in arrivo o, dopo le loro nascite, la tenerezza dei primi passi. Non è così.

     

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    Quando Ilary si concentra, perché legge la scaletta di un programma oppure studia il menu per la mia festa di compleanno, il dito le torna in bocca proprio come quando era bambina. Non se ne accorge nemmeno, è il gesto più "suo" in assoluto perché evidentemente viene dall'inconscio.

     

    Replicarlo dopo ogni gol - i miei momenti professionalmente importanti - è un omaggio alla donna che mi ha cambiato la vita. È un modo per dirle che continuo ad amarla come quando la vidi in cv la prima volta restando senza parole, o come quando decisi di non restituire una palla a Montella, perché dovevo costruirci il nostro futuro.

     

     

     

     

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