Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Hanno raccomandato la nomina in aula 11 a 10, quindi hanno votato a favore tutti I repubblicani e contro tutti i democratici. Ma siccome quando è casino continua a essere casino, il senatore repubblicano Jeff Flake, famoso anti Trumpiano che non si ricandida alle elezioni, ha chiesto un'indagine di una settimana di tempo e quindi un'ulteriore rinvio del voto definitivo con ricatto altrimenti di votare no. E siccome qui i numeri sono giusti giusti probabilmente sarà necessario dargli retta.
Alla fine Brett Kavanaugh, tra il voto della Commissione di questa sera tardi e il voto dell'Aula martedì, dovrebbe averlo quel benedetto scranno alla Corte Suprema, che gli è costato dolore e il rischio di uno sputtanamento mondiale, ma che vale un potere enorme.
KAVANAUGH
Pazienza se i democratici, non paghi del casino che hanno messo su insieme ai media americani, promettono battaglia per il suo impeachment. Si è mai visto un giudice della Corte Suprema fare questa fine? Una volta seduto, ci resti finché vuoi su quello scranno.
Alla fine, a meno di una carriera politica che stando alla testimonianza di ieri in Senato non sembra avere la disinvoltura per intraprendere, la professoressa Christine Ford avra’ esposto la sua di vita e di reputazione per niente, perché uno spettacolo come quello di ieri ti resta addosso per il resto della vita assieme ai dubbi e alle cattiverie nelle occhiate e negli scambi di gomitate di quelli che incontri.
Se una cosa Ieri è stata chiara, visto che prove delle accuse non ce n'erano e non ci sono, visto che sono comunque accuse risibili, è che il partito Democratico, segnatamente una donna, la senatrice Dianne Feinstein, assieme all'avvocato Debra Katz, passionaria di Hillary Clinton, hanno utilizzato una lettera di denuncia scritta dalla donna a luglio con la richiesta di riservatezza, all'inizio delle audizioni di conferma del giudice, tenendosela come arma fino alla fine, per poi passarla ai giornali e cominciare la campagna pubblica di fango contro Kavanaugh. Insomma che hanno manipolato biecamente la Ford.
KAVANAUGH FORD
In mezzo c'è la crisi politica profonda degli Stati Uniti, con una opposizione tanto più debole quanto più rabbiosa e irragionevole. In questo tutto il mondo è paese. E c'è, c'è stata come celebrazione macabra nella giornata di ieri al Senato, indimenticabile, la prova di potere del Me too, un movimento che non ha niente di femminista, che affonda le sue radici nella peggior pratica del politically correct, che strumentalizza i sentimenti, le relazioni tra esseri umani, che affoga tutto in una ideologia rinunciataria e mortifera, che pratica il doppiopesismo come regola. Che delle donne non gliene importa niente .
Un orrore mostrato nelle lacrime di Christine Ford come in quelle di Brett Kavanaugh, tutti e due umiliati senza ragione, costretti a dichiarazioni intime antiche e remote, i vaghi ricordi dei loro 15 e 17 anni.
KAVANAUGH CON LA MOGLIE A FOX NEWS
Di certo, lei ha continuato a non ricordare dove e quando sia avvenuto quel tentato assalto subito abortito, e nemmeno quante persone ci fossero nella stanza, e questa mattina è arrivata la testimonianza giurata di Mark Judge l'altro ragazzo citato nella denuncia, che pure nega fermamente per se e per l'amico.
Di certo il giudice, superata l'emozione iniziale, ha tirato fuori una grinta fantastica, si è difeso attaccando i suoi aguzzini del partito democratici, contestando loro ragioni biecamente politiche per accusarlo senza prove, ricordando chi davvero è stato un predatore sessuale, l'ex presidente Bill Clinton, difeso fino alla morte da alcuni di quegli stessi senatori democratici che ora fingono scandalo per qualche birra di troppo fra ragazzi, e qualche scorreggione che scappa quando esageri con la birra. Si’, perché anche di questo si è parlato ieri nel Senato degli Stati Uniti.
kavanaugh alla commissione giustizia
E le televisioni non sono state da meno, ancora questa mattina l’anchor della CNN, Chris Cuomo, faceva telefonate in diretta per verificare la verginità rivendicata all'epoca dal giudice Kavanaugh. Non premiati in questo dagli ascolti perché la grande serata TV ha visto in testa Fox News con più di 5 milioni di spettatori contro i poco più di 2 di Cnn e gli altri in mezzo.
Se alla fine di questo processo degno dell'epoca di Salem, qualche senatore Democratico preoccupato perché in rielezione al prossimo appuntamento di midterm di novembre, in distretti nei quali Trump ha stravinto nel 2016 – e si tratta di convincere elettori incerti e moderati di centro se scegliere democratici o repubblicani – dovesse martedì votare a favore della nomina del giudice, la farsa si rivelerà in tutta la sua miseria.
christine blasey ford
Per ora però rischia di essere un voto su rigorosa divisione per partiti. Nel senso che gli incerti nei due partiti vengono presi per il collo in modo molto più vigoroso di quanto di solito non accada, visto che i senatori si sentono, data la lunghezza del mandato e il tipo di ruolo, abbastanza liberi in certe situazioni di votare secondo coscienza. Non questa volta. Gli incerti delle due parti sono bombardati di telefonate dei grandi saggi o dei vecchi potenti, e si muovono i Clinton e Obama, Bush e Condoleezza Rice.
L'incerto più importante, il repubblicano Jeff Flake, che fa parte della commissione Giustizia e quindi vota ora la raccomandazione all'Aula, ha deciso per il sì e lo ha comunicato con un lungo statement nel quale ricorda di essere stato tra coloro che si sono battuti perché la professoressa Ford avesse diritto a portare la sua testimonianza.
christine blasey ford
Ma ora che ha sentito le due versioni una dopo l'altra non ha il minimo dubbio che la presunzione di innocenza debba avere la meglio e quindi voterà per il giudice. Quando ha finito di fare la dichiarazione di voto, dalla parte dei democratici si è sentito un “Fuck” rabbioso. La ragione è semplice, Flake e’ un fiero anti-trump e si sperava nel suo tradimento. L'altro dubbioso repubblicano, Bob Corker, ha pure annunciato il voto favorevole.
Restano nell'incertezza fino all'ultimo due senatrici che hanno abituato pubblico e media a opinioni molto moderate quando si tratta di diritti civili e di donne, ovvero Susan Collins e Lisa Murkowski. Basta che una sola delle due voti a favore e, sia pur con il provvidenziale intervento del voto del vicepresidente Mike Pence, la nomina sarà assicurata. Certo, sarebbe una vittoria molto debole, ed è probabile che, una volta chiaro che tanto non ce l'hanno fatta qualcuno molli gli ormeggi.
Ma per come è andata in questa ultima settimana, per la quantità di fango che è stata sparsa in giro, se finisce così è andata benissimo per Kavanaugh, sopravvissuto all'attacco di bestie feroci, per i senatori repubblicani che hanno trovato o ritrovato una certa unità e coesione, pur avendo accettato le richieste dell'opposizione, e per Donald Trump, che ieri sera ha twittato ribadendo la stima per il giudice il cui valore è stato confermato dalla sua deposizione, e chiedendo al Senato di votare e farla finita.
kavanaugh e blasey ford ai tempi del liceo
Se si scorrono le immagini di questi due giorni che resteranno nella storia della politica americana, a cercare la sintesi tra la voce flebile della accusatrice e il pianto o l'aggressività dell'accusato, alla fine si sceglie l’ intemerata del senatore Lindsey Graham, uno di quelli sempre pronti alla pacificazione, al compromesso, che negli anni di Barack Obama li ha votato tutti e due i giudici, anzi le giudici, della Corte Suprema, la Kagan e la Sotomayor.
Ma questa volta Graham non ce l'ha fatta ed è scoppiato. Paonazzo in volto, tremando tutto, digrignando i denti, ha urlato verso i colleghi democratici molti dei quali sono amici nella vita privata:
“ Mi avete fatto assistere alla più immorale vergogna da quando sono in politica. Ragazzi, tutto quello che cercate è potere. Io mi auguro che non ne abbiate mai più, e spero che il popolo americano abbia visto quello che c'era dietro questa vergogna. Chiunque di voi votera’ no alla conferma del giudice Brad Kavanaugh, sarà responsabile della scelta politica più infame di questo periodo storico”’’.
Applausi.