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    TRA LE BENEFICIARIE DEI SOLDI DI BERLUSCONI C’E’ ANCHE ROBERTA BONASIA, GIÀ INFERMIERA DELL'ASL DI MONCALIERI-CHIERI E UN PASSAGGIO A MISS ITALIA - ANCHE LEI E’ IMPUTATA DI CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI IN CONCORSO CON IL CAV - IL PRIMO BONIFICO PER LA DONNA (CHE HA RICEVUTO ANCHE UN APPARTAMENTO A TORRE VELASCA) È DEL 29 MARZO 2012. NE SEGUIRANNO ALTRI 21 FINO AL 6 DICEMBRE 2013: TUTTI DA 2500 EURO E CADENZATI ALL'INIZIO DEL MESE - L'ULTIMO REGALO È UN VERSAMENTO DI 25 MILA EURO…


     
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    Giuseppe Legato e Monica Serra per “la Stampa”

     

    ROBERTA BONASIA ROBERTA BONASIA

    Il primo bonifico è del 29 marzo 2012. Ne seguiranno altri 21 fino al 6 dicembre 2013. Tutti da 2500 euro e tutti cadenzati all'inizio del mese. L'ultimo cadeau è un versamento di 25 mila euro; transitano da un conto Monte dei Paschi di Siena, filiale di Segrate, a un altro di Intesa San Paolo in provincia di Torino. Ordinante: Silvio Berlusconi. Beneficiaria: Roberta Bonasia, già infermiera dell'AslTo5 di Moncalieri-Chieri, residente - ai tempi - a Nichelino, zona popolare.

     

    ROBERTA BONASIA ROBERTA BONASIA

    Fino a quel giorno la conoscevano in pochi se non per una partecipazione a Miss Italia per cui l'amministrazione comunale dell'epoca si spese in prima persona con tanto di manifesti: «Votate la nostra concittadina».

     

    Ma Roberta Bonasia già allora era entrata in un altro giro di frequentazioni che l'avevano portata ad Arcore insieme ad altre ragazze decise a introdursi a tutti i costi nel mondo dello spettacolo. Anche su di lei si è chiusa pochi giorni fa, davanti alla settima sezione penale del Tribunale di Milano (presidente Marco Tremolada), l'istruttoria dibattimentale del processo Ruby Ter, in cui la trentasettenne è imputata di corruzione in atti giudiziari in concorso con l'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

    ROBERTA BONASIA ROBERTA BONASIA

     

    E tutte le spese che il Cavaliere ha sostenuto in un frangente di due anni per la donna sono state raccontate in aula. Per il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio sarebbero «indebite corresponsioni per rendere e per aver reso false dichiarazioni» nei processi Ruby 1 e Ruby 2 «quale testimone al fine di favorire Emilio Fede, Dario Mora e Nicole Minetti nonché Berlusconi». E pensare che proprio Fede e Mora, nelle motivazioni della sentenza di condanna a 7 anni, l'avrebbero osteggiata con una vera e propria strategia (poi fallita) perché «era pericolosamente diventata la favorita di Berlusconi».

     

    Il Cavaliere - secondo alcuni testimoni dei magistrati - l'avrebbe presentata alle cene come la sua fidanzata. La difesa, legale Stefano Tizzani, è tutta nella considerazione che quelle dazioni di denaro (compreso un appartamento nella Torre Velasca) fossero atti di generosità non certo finalizzati a far mentire Bonasia in aula. E c'è poi la questione dell'inutilizzabilità delle dichiarazioni (anche dell'imputata) perché allora fu sentita come testimone ma su di lei, come su altre - sostengono i legali - erano già in corso indagini.

    BERLUSCONI RUBY BUNGA BUNGA BERLUSCONI RUBY BUNGA BUNGA

     

    Quindi la formula avrebbe dovuto essere un'altra. E cioè indagata di reato connesso. E quell'ultimo maxi-assegno da 25 mila euro? La difesa lo colloca come ulteriore ultimo aiuto perché il clamore dell'inchiesta in corso avrebbe all'epoca interrotto l'ascesa in televisione della giovane. In ogni caso il prossimo 18 maggio si aprirà la requisitoria dei pm.

     

    ROBERTA BONASIA ROBERTA BONASIA

    Negli atti fin qui maturati è emerso questo: in aula Bonasia ha affermato «di non avere avuto una relazione sentimentale con Berlusconi, né alcun rapporto sessuale; di non essere mai stata a dormire presso la sua abitazione di Arcore; di non avere percepito da lui denaro, tanto meno quale corrispettivo per prestazioni sessuali, mai verificatesi; solo a seguito di contestazioni del pm, Bonasia ammetteva di aver ricevuto denaro dall'uomo, ma non durante le cene». Per il giudice che si è già espresso su Mora e Fede «la teste giungeva a fornire versioni francamente non credibili, non verosimili e, anzi, risibili. Le affermazioni cozzano in maniera netta con il contenuto delle intercettazioni telefoniche».

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