Estratto da lastampa.it
gonogo fondazione sandretto palazzo strozzi
È spuntato un razzo nel cortile di Palazzo Strozzi. Si chiama “Gonogo”, è senza motore ma ha la spinta giusta, quello slancio vitale che piaceva a Bergson, che connette epoche e frantuma certezze. Usando un motore invisibile, quello della fantasia di Goshka Macuga (classe 1967, Varsavia), parte alla conquista delle stelle che brillano nell’iperuranio dell’arte contemporanea. Stavolta bisognerà andare veloci per tornare al passato, perché l’arte è come la tartaruga di Achille, è e sarà sempre davanti a noi. E ci sarà sempre un tweet di Elon Musk a trasformare i fantocci esodati chiusi nel cellophane di Josh Kline (Filadelfia, 1979) in un’operazione di instant art.
cattelan scoiattolo suicida
È questo l’emozionante “non detto” della grande mostra “Reaching for the Star” allestita a Firenze a Palazzo Strozzi, da oggi fino al 18 giugno, con 70 delle migliori opere contemporanee raccolte dalla Fondazione di Patrizia Sandretto, collezionista, mecenate e ideatrice di questo viaggio che festeggia i suoi primi trent’anni di attività e che parte dallo scoiattolino suicida di Maurizio Cattelan per arrivare ai ritratti di donne di colore mai realmente esistite di Lynette Yiadom-Boakye. La mostra ha artigli agées che graffiano ancora parecchio e dimostra che l’arte nasce e muore contemporanea.
Un cuore atemporale pulsa dentro uno scrigno del Rinascimento buono per girarci una fiction su Donatello. Ed è subito un brivido quel faccione di Maurizio Cattelan che campeggia sugli scaloni aulici e il razzo di latta argento e blu che svetta sotto un porticato la cui prima pietra fu posata nel 1490.
yiadom boakye
Ma una signora architettura come questa dialoga perfettamente con i capolavori nati cinque secoli dopo. Tutte opere fondamentali. A cominciare da Bidibidobidiboo, lo scoiattolino cattelaniano accasciato su un tavolino in formica giallo che è l’opera a cui è più affezionata Patrizia Sandretto («Lo incontrai alla Galleria Laure Genillard di Londra e fu amore a prima vista») per arrivare a Love is great (1994) di Damien Hirst che, se osservato da lontano - proprio come il nostro pianeta - sembra idilliaco e invece è un collage di farfalle morte.
Poi c’è Lullaby (1994), anonimo sacco di tela blu che raccoglie le macerie provocate dall’autobomba che Cosa Nostra fece esplodere davanti al Pac di Milano nel 1993 facendo cinque vittime…
lullaby
036 patrizia sandretto re rebaudengo csc5785 hirst