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    AGLIO, SOGLIA E PEPERONCINO - SE PASSA AL SENATO LA SOGLIA DEL 3% PER ACCEDERE AL PARLAMENTO EUROPEO, POTREBBE TRABALLARE LO SBARRAMENTO DEL 4,5% PREVISTO DAL RENZUSCONI IN CHIAVE ANTI-ALFANO


     
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    Ugo Magri per "la Stampa"

    Grande allarme a destra suscitano le parole serali del premier. Non sui tagli alle tasse e sulla scommessa di fare centro là dove il Cavaliere fallì, ma sulla soglia di sbarramento alle elezioni europee. «Credo si stia chiudendo al 3 per cento», è stato vago Renzi da Vespa, precisando che toccherà al Senato occuparsene, e non si sa come andrà a finire... Ecco, appunto: non si sa. Cioè può accadere che martedì a Palazzo Madama venga abbassato il quorum per accedere al Parlamento di Strasburgo, con grande giubilo dei partiti minori e altrettanto scorno di Forza Italia.

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    La revisione della legge elettorale per l'Europa è sollecitata dal fronte delle donne, le quali mirano a introdurre perlomeno lì l'alternanza di genere nelle candidature (lunedì alla Camera sull'«Italicum» vennero respinte). I partiti centristi ne profitterebbero per dare, tanto che si mette mano alla legge, una limatina alla soglia di sbarramento, abbassandola dal 4 per cento al 3. E il 3, a quel punto, diventerebbe la regola aurea di riferimento pure per le elezioni nazionali: come insistere sull'astruso 4,5 dell'«Italicum» se per accedere all'Europa fosse sufficiente un punto e mezzo in meno?

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    Un'ombra inquietante si allungherebbe sul patto tra Matteo e Silvio, che il secondo ha siglato anche nella prospettiva di vendicarsi sui «traditori» alfaniani. Invece di far fuori il Nuovo centrodestra, Renzi dà l'impressione di tenere aperti i due forni, quello col Cavaliere e l'altro con i suoi avversari. Agli occhi dei «berluscones», così il premier scherza col fuoco perché su questo non si transige, avverte Gasparri. A casa del Cavaliere se n'è parlato, la questione risulta ben presente, figurarsi se l'ambasciatore Verdini non avrà messo in guardia il premier.

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    La speranza berlusconiana è che tutto si sistemi, magari grazie a uno slittamento dei tempi al Senato, in modo da spingere fuori tempo massimo le eventuali modifiche della legge per le Europee (si vota il 25 maggio, e le candidature andranno presentate tra un mese). Berlusconi non ha la minima voglia di duellare col più giovane avversario. Prova ne sia la smentita di ieri all'alba: mai nemmeno pensate certe battute velenosette nei confronti di Renzi, che i giornali gli attribuiscono.

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    Colpisce l'ansia di scaglionarsi agli occhi del premier, che fa il paio con il silenzio del Cavaliere sulla frustata economica, con la totale assenza di pubblici giudizi dal leader dell'opposizione. Non fosse per le dichiarazioni del pugnace Brunetta, Forza Italia si segnalerebbe per il vuoto pneumatico. E d'altra parte, fa notare uno dei personaggi più in vista, «come è possibile votare le riforme istituzionali con Renzi, e nel frattempo tentare di sgambettarlo sull'economia? Perché, se lui cade, addio riforme...». Un grave dilemma strategico, la cui soluzione «purtroppo non è matura».

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