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DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN…
ALTRO CHE TREGUA, IL GOVERNO TIRA DRITTO NELLA GUERRA ALLE TOGHE – MELONI E MANTOVANO PARLANO DI “DIALOGO”, MA IN COMMISSIONE GIUSTIZIA DELLA CAMERA RIPRENDE IL CAMMINO DELLA RIFORMA DELLE INTERCETTAZIONI, CHE TAGLIA A 45 GIORNI IL MASSIMO PERIODO DI ASCOLTI DELLE COMUNICAZIONI – IL PROCURATORE DI NAPOLI, NICOLA GRATTERI: “IERI SONO STATI SEQUESTRATI 90MILA EURO AI CLAN, QUINDI LE INTERCETTAZIONI CE LE SIAMO PAGATE” – FORZA ITALIA FA SAPERE CHE LA RIFORMA SULLA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE DI GIUDICI E PM NON SI CAMBIA DI UNA VIRGOLA, ALLA FACCIA DELLE RICHIESTE DELL’ANM…
Estratto dell’articolo di Francesco Grignetti per "la Stampa"
alfredo mantovano giorgia meloni
Dialogo sì, magari. Ma con un punto fermo: la riforma costituzionale che porterà alla separazione delle carriere dei magistrati non si cambia di una virgola. Parte in salita la nuova stagione dei rapporti tra governo e associazione nazionale magistrati. Ci sono molti segnali di fumo da entrambe le parti. Il clima di conflitto pesa su tutti. Ma quello auspicato da Giorgia Meloni, e subito dopo anche da Alfredo Mantovano, sarà un percorso ad ostacoli.
[…] Per capire la determinazione del destra-centro basti dire che oggi alla commissione Giustizia della Camera riprende il cammino della riforma delle intercettazioni, quella che taglia a 45 giorni il massimo periodo di ascolti delle comunicazioni. Anche questa è una riforma totalmente invisa ai magistrati. Ma tant'è. La maggioranza vuole finirla presto. Il 17 andrà al voto finale in Aula.
L'ultimo presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia, ha ripetuto infinite volte che un tetto così draconiano sarebbe stato deleterio per le indagini. Ieri c'è tornata sopra anche Valentina D'Orso, M5S: «Questa settimana arriva il colpo finale che metterà ko le intercettazioni». Picchia duro Giuseppe Conte: «Fin qui la presidente Meloni ha compiuto atti di bullismo istituzionale nei confronti di singoli magistrati, raccontando anche bugie e falsità. La verità è che loro vogliono l'immunità per i politici, in particolare coloro che sono al governo».
E il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, sempre molto ascoltato a destra, è tornato a dire che le intercettazioni servono eccome. Ieri la procura ha sequestrato 90 milioni di euro a un clan camorristico. «E così le intercettazioni si sono ripagate…».
Quanto alla riforma costituzionale, si parla di un incontro a breve tra nuovi vertici dell'Anm e governo. Ci sarà, ma non questa settimana perché Carlo Nordio è in partenza per la Turchia. Anche il ministro vorrebbe tanto una "pacificazione" con l'Anm o quantomeno con la nuova dirigenza. Il neopresidente Cesare Parodi è preceduto da fama di uomo pragmatico e moderato. Ma intanto l'Anm non deflette dallo sciopero previsto per il 27 febbraio.
L'associazione chiede modifiche sostanziali alla riforma che porterà alla separazione delle carriere; dall'altra parte rispondono picche. «Quello che ha detto il neo presidente dell'Anm, e cioè "bloccate la riforma e noi blocchiamo lo sciopero", depone male. L'ho trovato un inizio sbagliato», dice il viceministro Francesco Paolo Sisto, Forza Italia. Gli fa eco il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri: «Andremo avanti. Non c'è solo la riforma costituzionale. Attendiamo il varo di norme sulla prescrizione e sulle intercettazioni. Non ci fermeremo mai».
carlo nordio - giorgia meloni - matteo piantedosi - composizione fotografica del fatto quotidiano
In effetti la decisione è ormai presa e non si torna indietro. Oltretutto, a modificare anche una virgola del testo ora che è in discussione al Senato, si vanificherebbe il voto della Camera.
E la maggioranza non ha molto tempo davanti se vuole portare a compimento questa modifica della Costituzione […]
E così, anche se da parte di FdI sembrano adottare toni più concilianti, la sostanza è di netta chiusura. Dice il senatore Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato: «La guerra certo non l'abbiamo cominciata noi. E siano chiari due punti: le leggi le fa il Parlamento e non le fanno i giudici; la Costituzione può essere riformata ai sensi dell'articolo 138 della stessa. Se partiamo da questi due presupposti, ogni dialogo è possibile. Se invece non si deve cambiare una virgola perché i magistrati non vogliono, tutto diventa estremamente difficile».
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