Amedeo La Mattina e Ilario Lombardo per la Stampa
TRIA
Il vento minaccioso dei mercati scompiglia le certezze del governo giallo-verde. Quando a Palazzo Chigi si apre il vertice tra i ministri sulla prossima legge di Stabilità, lo spread è arrivato a 270 punti base. Una fiammata che intimorisce il ministro dell' Economia Giovanni Tria ma che gli consente anche di avere un' arma in mano durante il confronto con i partiti della maggioranza.
Sono presenti il premier Giuseppe Conte, il ministro degli Affari europei Paolo Savona, il vicepremier Luigi Di Maio per il M5S e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Interverranno anche i ministri degli Esteri e della Difesa Enzo Moavero Milanesi ed Elisabetta Trenta per parlare di Libia.
salvini di maio
I timori del ministro Ma sono i conti, il quadro economico, le ricette per la prossima manovra a occupare il tavolo per oltre due ore. Tria, pur rischiando di irritare i leader del M5S e della Lega, è esplicito: «Non si scherza con lo spread. Dobbiamo stare attenti, i mercati ci stanno con gli occhi addosso. Dobbiamo calibrare parole e comunicati». Da economista, Tria conosce bene la suscettibilità degli investitori, di chi gioca sulla fiducia della fragile economia italiana.
giovanni tria
Ma sa altrettanto bene, perché glielo hanno fatto presente molte volte in questi mesi, che leghisti e grillini sui provvedimenti di rilancio economico promessi si giocano tutta la loro credibilità politica. Le aspettative sono molto alte, ma lo è anche la posta in gioco. Quando escono, Giorgetti e Di Maio non sembrano entusiasti. Anche se, nella stanza dove si tiene il vertice, un risultano lo ottengono. Il comunicato di Tria riconosce «la compatibilità tra gli obiettivi di bilancio e le riforme contenute nel programma di governo soprattutto in materia di flat tax e reddito di cittadinanza». Ma non è così semplice come sembra.
conte e tria
Studi di fattibilità Tria in realtà prende tempo. A Di Maio e Giorgetti che chiedono di «inserire subito, già nella manovra d' autunno » la tassa piatta leghista e il reddito di cittadinanza grillino, il ministro oppone la necessità di «realizzare prima accurati studi di fattibilità» Dice di avere ben chiaro quello che Lega e M5S chiedono si debba fare, il problema è «come», in quale modo e in che tempi realizzare misure così impegnative per i bilanci dello Stato. Di Maio vorrebbe andare di fretta, lanciare il reddito di cittadinanza già per i primi mesi del 2019. Continua a ripetere che la legge è pronta e potrebbe sbarcare nei prossimi mesi in Senato. Il premier Conte invece sembra sposare la prudenza di Tria. Da nessuna parte nei comunicati diffusi dopo l' incontro si parla di reddito di cittadinanza e flat tax già nella
DRAGHI TRIA
prossima finanziaria.
Il compromesso immaginato ieri concede ai leader di ottenere i «titoli» delle riforme, nero su bianco sulla legge di Bilancio. Un compromesso certificato dalla cifra fatta circolare in serata. L' entità della manovra va da un minimo di 22 a un massimo di 26 miliardi. Risorse sufficienti solo per «i primi passi», come li chiama lo stesso Salvini, che assieme a Giorgetti appare più realistico. Ci sono diverse variabili che il ministro Tria e il collega Savona pongono all' attenzione: la durata della legislatura, che consentirebbe di far maturare meglio le proposte, e i margini di extra- deficit che otterremo a Bruxelles.
GIOVANNI TRIA
I titoli Alla fine sono tutti d' accordo sul fatto che i passaggi dovranno essere «graduali», senza però perdere «l' intensità» delle proposte. «La manovra non conterrà subito tutte le misure previste» ammette Salvini. Il leader della Lega promette però un inizio importante verso l' annunciata «rivoluzione fiscale»: un primo abbozzo di flat tax con il 15% per circa un milione e duecento mila partite Iva; un aiuto ai Comuni che potrebbero tenere fuori le spese per gli investimenti dal patto di Stabilità, e la realizzazione della «pace fiscale» da cui la Lega conta di ottenere 2 miliardi di euro.
DELVOX TRIA SALVINI DI MAIO
Salvini vorrebbe anche un segnale sulla Fornero. Ma mentre lui parla di «una riforma radicale del sistema previdenziale» in molti notano che nel comunicato di Tria non c' è traccia del tema pensioni.
Le speculazioni ad agosto erano da mettere in conto, confidano grillini e leghisti che verso il ministro dell' economia continuano a nutrire dubbi, nonostante Giorgetti vada ripetendo che lui «fa solo il suo mestiere». Prima della pausa estiva, comunque, si vedranno di nuovo. Mercoledì 8 a Palazzo Chigi.
LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE