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    “IN ITALIA NON ESISTE ALCUNA FORZA POLITICA CHE HA INTENZIONE DI USCIRE DALL'EURO” - LO HA DETTO IL NEOMINISTRO DELL’ECONOMIA, GIOVANNI TRIA, CHE HA SUBITO MANDATO UN MESSAGGIO AI MERCATI: “IL MONDO DEVE PRENDERNE ATTO”. QUESTO MENTRE, A POCHI METRI DA LUI, PAOLO SAVONA LASCIAVA APERTI I DUBBI SULLA PERMANENZA DELL'ITALIA NELLA MONETA UNICA: “LE MIE IDEE SI CONOSCONO, ADESSO BISOGNA CAPIRE QUALI SONO I LIMITI”


     
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    1 - TRIA MESSAGGIO AI MERCATI: «QUI NESSUNO PENSA A USCIRE DALL' EURO»

    Enrico Marro per il “Corriere della Sera”

     

    Le prime parole che il neoministro dell' Economia, Giovanni Tria, ha detto sono quelle che ci si aspettava, dopo lo scontro istituzionale sul caso Savona. «In Italia non esiste alcuna forza politica che vuole uscire dall' euro», ha affermato Tria rispondendo ai cronisti durante il ricevimento al Quirinale, ieri sera, per la Festa della Repubblica. «Tra tutti i partiti italiani, sia all' opposizione che al governo, non ho sentito una sola forza politica che voglia uscire dalla moneta unica.

     

    paolo savona lorenzo fontana paolo savona lorenzo fontana

    Questa è la verità: il mondo deve prenderne atto», ha concluso con una certa enfasi l' economista, come a voler mandare un segnale chiaro ai mercati, proprio mentre a pochi metri da lui Paolo Savona, neoministro per gli Affari europei, lasciava aperti i dubbi: «Le mie idee si sanno, adesso bisogna capire quali sono i limiti».

     

    Tria, invece, non ha voluto rispondere alle domande sull'Iva. Il professore ha sempre sostenuto la necessità di spostare il carico fiscale dalle persone alle cose, cioè dalle imposte dirette a quelle indirette e in questo senso non sarebbe contrario all' aumento dell' Iva, se esso fosse accompagnato da un taglio dell' Irpef. Ora, se il governo non neutralizzasse le «clausole di salvaguardia», l' Iva aumenterebbe appunto dal 2019, ma ciò sarebbe in contrasto con la promessa di 5 Stelle e Lega che non ci sarà alcun aumento.

    GIOVANNI TRIA GIOVANNI TRIA

     

    Ieri mattina l' ex ministro, Pier Carlo Padoan, era già rientrato a Roma. L' aereo che doveva portarlo al G7 in Canada ha infatti invertito la rotta alla notizia della formazione del governo. Il passaggio di consegne con Tria ci sarà lunedì.

     

    Le prime decisioni che dovrà prendere il nuovo ministro riguardano il suo staff, a partire dal capo di gabinetto che sostituirà Roberto Garofoli, che secondo alcuni potrebbe trovare una nuova collocazione, magari a Palazzo Chigi, dove è già stato segretario generale col governo Letta. Si è parlato di un ritorno di Vincenzo Fortunato, già potente capo di gabinetto con Tremonti, che ora esercita da avvocato cassazionista e, nel caso di un ritorno dovrebbe accettare il tetto di 240 mila euro alla retribuzione.

     

    paolo savona paolo savona

    A Tria, comunque, che è stato fino al 2016 a capo della Scuola nazionale dell' amministrazione istituita da Palazzo Chigi per selezionare e formare i dirigenti pubblici, non mancano possibilità di scelta. Il professore conosce i più alti burocrati dello Stato, molti dei quali insegnano alla Sna. Altra scelta importante che dovrà fare è quella del direttore del Tesoro, dopo l' uscita di Vincenzo La Via.

     

    2 - TRIA RESTIAMO NELL' EURO E SAVONA: QUALI LIMITI HO?

    Estratto dell’articolo di Luca Cifoni per “il Messaggero”

     

    Da fare, subito o quasi, c'è il quadro programmatico del Documento di economia e finanza che il precedente esecutivo aveva lasciato in bianco, d' accordo con le istituzioni europee. Ma per il neoministro dell'Economia Giovanni Tria il mese di giugno si presenta denso di scadenze: dovrà prendere contatto con una macchina complessa come quella del Mef, e poi fra tre settimane, il 21-22 giugno, lo attende il debutto europeo con le riunioni di Eurogruppo e Ecofin, mentre a fine mese dovrà essere pronto il disegno di legge con l'assestamento di bilancio.

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    luigi di maio matteo salvini luigi di maio matteo salvini

    SINERGIA

    Secondo il vicepresidente del Consiglio Salvini, i due ministri dovranno lavorare in sinergia dalle rispettive postazioni. La soluzione trovata, ovvero il dirottamento di Savona al dicastero senza portafogli a suo giudizio «non è un passo indietro» perché «se si vogliono ricontrattare alcune regole europee quello è il posto giusto». Siccome a suo avviso Tria è «un ministro dell' Economia in perfetta sintonia» allora «nessun passo indietro ma si è raddoppiato».

     

    Servirà quindi ancora qualche settimana per capire come intende muoversi sul fronte europeo il governo giallo-verde. In eredità da Gentiloni e Padoan si ritrova da una parte il confronto avviato con la commissione sul percorso di azzeramento del deficit, dall' altra dossier e riflessioni di carattere più generale su un possibile ridisegno delle regole dell' area dell' euro.

    luigi di maio matteo salvini luigi di maio matteo salvini

     

    Quanto al primo punto, Tria potrà contare sui tempi non strettissimi concessi da Bruxelles: in pratica anche se la commissione puntualizza l' insufficienza della correzione strutturale prevista per il 2018, la verifica vera si farà solo in autunno e dunque per ora non si pone il problema di un'eventuale nuova manovra correttiva quantificata in circa 5 miliardi. Già dal quadro programmatico del Def, dai numeri sul disavanzo 2019 ad esempio, dovrebbero comunque uscire alcune indicazioni sulle reali intenzioni dell' esecutivo. […]

     

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