DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
A Roberto Formigoni «non può riconoscersi alcuna attenuante» in quanto dal processo sono emersi «gravi fatti posti in essere dalla più alta carica politica della Regione Lombardia per un lungo periodo di tempo, con particolare pervicacia», con «palese abuso delle sue funzioni» e «in modo particolarmente callido e spregiudicato, per fini marcatamente di lucro e con grave danno per la Regione».
Così nelle motivazioni della condanna per l’ex governatore a 6 anni per corruzione per il caso Maugeri. Il Tribunale di Milano «ritiene che le utilità corrisposte a Formigoni in esecuzione dell’accordo corruttivo, tra il 2006 ed il 2011, siano stimabili nell’ordine di almeno sei milioni di euro, a fronte di circa 120 milioni di euro e di circa 180 milioni di euro che, nello stesso periodo, vengono erogati dalla Regione rispettivamente a Fondazione Salvatore Maugeri e Ospedale San Raffaele».
FORMIGONI SU UN TENDER IN CROAZIA
LA CONDANNA
Lo scorso 22 dicembre, la decima sezione penale (giudici La Rocca-Minerva-Formentin) ha condannato l’ex governatore a 6 anni per corruzione. Per lui è caduta l’accusa di associazione per delinquere, i pm avevano chiesto 9 anni. I giudici hanno condannato anche il faccendiere Pierangelo Daccò (9 anni e 2 mesi), l’ex assessore lombardo Antonio Simone (8 anni e 8 mesi), l’e direttore amministrativo della Maugeri Costantino Passarino (7 anni) e l’imprenditore Carlo Farina (3 anni e 4 mesi).
Assolti invece l’ex direttore generale della sanità lombarda Carlo Lucchina, l’ex segretario generale del Pirellone Nicola Maria Sanese, l’ex dirigente regionale Alessandra Massei, l’ex moglie di Simone Carla Vites e Alberto Perego, amico storico dell’ex presidente lombardo.
«GRAVITÀ DELLE CONDOTTE»
Per il Tribunale, 6 anni sono una pena giusta per Formigoni, tenuto conto della «gravità delle condotte, dell’intensità del dolo, dell’entità delle utilità illecite percepite per la messa a disposizione della altissima funzione, della mancanza di alcun quantomeno parziale risarcimento del danno, della notevole entità dei danni patrimoniali cagionati».
Secondo l’accusa, dalle casse della Fondazione Maugeri sarebbero usciti tra il 1997 e il 2011 61 milioni di euro e dalle casse del San Raffaele (altro filone del processo), tra il 2005 e il 2006, altri 9 milioni. Soldi che sarebbero confluiti sui conti e sulle società di Daccò e Simone, presunti collettori delle tangenti, i quali avrebbero garantito circa otto milioni di euro in benefit di lusso, tra cui l’uso di yacht e il pagamento di vacanze, a Formigoni.
Lui in cambio, stando alle indagini dei pm Laura Pedio e Antonio Pastore, avrebbe favorito la Maugeri e il San Raffaele con atti di Giunta, garantendo rimborsi indebiti per prestazioni sanitarie (circa 200 milioni per la sola Maugeri).
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