DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Marco Evangelisti per il Corriere dello Sport
D’estate le giornate sono lunghe e le settimane brevissime. Pare di sentire il fiato del campionato che soffia sul collo di tecnici e giocatori. Spingendoli ad accelerare il ritmo della preparazione e ad alzare il volume dell’ansia. Nel tranquillo ritiro casalingo della Roma, invece, l’ordine regna sovrano, il lavoro è divertimento e scorre latte e miele. Nessun iceberg si staglia candido all’orizzonte e la nave va.
Merito di Daniele De Rossi, che non è tipo da lasciarsi consumare dalla fretta. Quando giocava gli si sganciavano le briglie di tanto in tanto, ma nulla di preoccupante. Ha intorno un’aura di placida saggezza che contagia i calciatori intorno. Pochi.
Aveva cominciato con una decina, ha colmato i vuoti, ha messo su un razionale protocollo di lavoro che sembra avere coinvolto anche i più scoraggiati dal finale della scorsa stagione (Dybala, per dirne uno). È il modo giusto di affrontare le difficoltà: ignorarle, o meglio guardarle in prospettiva e ammirare gli scorci promettenti.
La squadra sta crescendo. Anche perché rimpicciolirsi in queste condizioni è impossibile. La Roma è quasi tutta da costruire, luglio avanza, le trattative sono infinite, le cessioni procedono con estenuante lentezza. Di acquisti veri sono arrivati un centrocampista dalle ottime caratteristiche e presumibilmente un portiere di riserva. C’era un centravanti, appesantito ma affidabile, e adesso non c’è più né tornerà. Servirebbero qualità in costruzione, cambio di passo nel mezzo, velocità sulle ali, solidità sulla zona arretrata delle fasce. E qualcuno che alla fine della storia la sbatta dentro.
Servirebbero un sacco di cose per affrontare la stagione in arrivo, e ormai a contatto visivo, con prospettive di risultati apprezzabili. Finora ad abbondare in questo gruppo è solo la fiducia in sé stesso, che talvolta ha origini inconsapevoli e misteriose. Il dato di fatto è che De Rossi avrebbe bisogno di una squadra e per il momento non ce l’ha. Ha solo un’idea in testa e qualche mattoncino di Lego sparso.
Avrebbe bisogno anche di tempo e quello è sempre meno. Tra trentatré giorni, sul far del buio, la Roma sarà a Cagliari per giocare. Ma la Roma, in questo momento, è un concetto molto astratto.
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