Alessandro Barbera e Ilario Lombardo per “La Stampa”
mario draghi all'evento lavoro ed energia per una transizione sostenibile 1
Circa una settimana fa, messo al corrente della situazione dal fidato ministro del Tesoro Daniele Franco, Mario Draghi ha deciso di metterci la faccia.
L'iter della legge Finanziaria per il 2022 è in gravissimo ritardo. Il testo è ancora in Commissione al Senato e ci sono 6.290 richieste di emendamenti dei partiti.
Nel calendario del Senato l'approdo in aula è previsto non prima del 17 dicembre, una settimana da Natale. Ancora ieri sera si lavorava tra i partiti per trovare un accordo che limitasse a cinquecento le richieste di modifica.
mario draghi federico d'inca'
A preoccupare Draghi, aggiornato dal ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà, è il pantano del Senato, dove è bastato l'ostruzionismo di Fratelli d'Italia per bloccare i lavori sul decreto fiscale, in teoria molto più semplice da licenziare della legge di bilancio.
Se il premier strapperà un patto coi partiti, e i deputati accetteranno di votare un testo fotocopia dopo il sì del Senato entro Capodanno, si eviterà per un soffio il cosiddetto «esercizio provvisorio».
giuseppe conte enrico letta giancarlo giorgetti
Un'onta che l'ex capo della Banca centrale europea non può permettersi. Così da lunedì mattina si consuma una scena inusuale per la Finanziaria: le delegazioni dei partiti in processione a Palazzo Chigi, ciascuno con le proprie priorità.
L'allargamento del superbonus edilizio e il carobollette (più o meno tutti), meno tasse per il lavoro autonomo (Lega, Forza Italia e Italia Viva), più fondi per scuola, pensionati e non autosufficienti (Pd e Leu). Draghi ha ascoltato e ascolterà tutti (oggi andranno Leu, Italia Viva e il Gruppo Autonomie), poi dovrà tirare le somme.
ecobonus ristrutturazioni
Alla fine ne uscirà il classico maxiemendamento che farà la sintesi di tutto. A disposizione ci sono solo seicento milioni, che possono salire a un miliardo con il taglia e cuci in Parlamento. Dopo gli incontri dell'altro ieri con i Cinque Stelle e di ieri con Lega, Forza Italia e Partito democratico, si è però capito che Draghi ha dato disponibilità a lavorare sulle due questioni citate prima, le uniche che trovano più o meno tutti d'accordo: l'aumento delle bollette energetiche e il superbonus edilizio.
renato brunetta mario draghi
Il primo è un tema ormai esplosivo, e trascina con sé un forte aumento dell'inflazione. Nella bozza governativa ci sono già due miliardi.
Non poco, se non fosse che - lo ammette una fonte del Tesoro - «basteranno a calmierare il caro energia fino a marzo». Fra le pieghe della riforma fiscale i tecnici del Tesoro hanno racimolato poco meno di un miliardo: il primo anno, tenuto conto del meccanismo degli acconti e dei saldi, il taglio delle tasse costerà meno degli otto preventivati.
mario draghi all'evento lavoro ed energia per una transizione sostenibile 2
L'intervento potrebbe prendere la forma di un altro taglio ai cosiddetti «oneri di sistema» (le tasse in bolletta per finanziare le rinnovabili) o di un fondo ad hoc per le imprese. «E' una buona idea», ha detto Draghi a Forza Italia che lo ha proposto. L'altro tema è il bonus edilizio. Il premier ha ribadito che il Parlamento fa le sue proposte, il Tesoro dice se ci sono le risorse.
giuseppe conte e luigi di maio con la card del reddito di cittadinanza
Cinque Stelle, Forza Italia e Lega sono ottimisti e avrebbero trovato una soluzione. Sono stati presentati due emendamenti. In entrambi salterebbe il tetto Isee a 25 mila euro per le villette unifamiliari: in uno si impone che i lavori siano completi al 60 per cento a giugno 2022 per poter procedere con il bonus fino a fine anno, nell'altro caso la percentuale si ferma al 30, con un costo però più alto.
Al momento questa seconda ipotesi è data come più probabile. A esserne meno convinto è il Pd che invece propone un'altra strada: un decalage con due tre fasce di reddito che permetta di evitare il limite secco a 25 mila euro. Per un accordo definitivo fra i partiti occorrerà attendere almeno una settimana, e il ritorno di Franco dalla riunione dei ministri finanziari a Bruxelles.
mario draghi ursula von der leyen
D'altra parte le ragioni del ritardo dipendono in gran parte dalla maggioranza litigiosa. Ieri al tavolo con Draghi tra i più infuriati era la capogruppo di Forza Italia Annamaria Bernini, il cui partito è stato escluso dai relatori sia del decreto fiscale che della Finanziaria: minaccia di non ritirare i propri emendamenti.
Mentre Lega e Cinque Stelle continuano a scontrarsi sul Reddito di cittadinanza. Ultimo motivo di lite un emendamento dei grillini che prevede per gli stranieri, di ridurre il tempo per ottenere il sussidio, come chiesto dal comitato scientifico di valutazione della misura. Per tutta risposta la Lega ha chiesto di dirottare le risorse sul sostegno al caro energia.
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