Davide Michielin per www.repubblica.it
porno in rete
"Non ho mai visto nessun appassionato di Star Wars scendere in strada con la spada laser. E i western non producono pistoleri: sostenere che la pornografia sia in grado di impattare negativamente sulla sessualità è privo di fondamento scientifico". Così Emmanuele Jannini, professore di Endocrinologia e Sessuologia all’Università Tor Vergata di Roma, ridimensiona l’allarmismo che circola quando si affronta il tema della diffusione della Pornografia online.
Il dibattito, vecchio quanto internet, negli ultimi mesi ha ripreso vigore negli Stati Uniti in seguito all’iniziativa di una hostess che, durante un volo, ha obbligato un passeggero a cambiare di posto. La ragione? Il trentenne in questione stava guardando un film hard sul proprio smartphone, incurante del forte imbarazzo della sedicenne seduta accanto.
Promuovere la violenza sessuale, sminuirne la gravità del gesto, creare dipendenza, distruggere i matrimoni e l’individuo. Queste sono le principali accuse lanciate dai detrattori della pornografia. Che tuttavia, argomentano quelli della fazione opposta, può aggiungere pepe al matrimonio e fungere da valvola di sfogo, riducendo i casi di stupro. Un cosa è certa: "La pornografia è vecchia quanto l’uomo. Le prime forme si possono osservare nelle pitture rupestri di Lascaux, in Aquitania, che risalgono al Paleolitico superiore", prosegue Jannini. Un vizio antico, il cui fruitore, oggi come allora, è quasi sempre maschio.
il porno on line fa sentire piu sicuri di quello reale
Una corposa revisione, pubblicata sul Journal of Sexual Medicine da William Fisher e Taylor Kohut dell’University of Western Ontario, rivela come la correlazione tra pornografia e comportamenti aggressivi o violenti nei confronti delle donne abbia restituito finora risultati inconsistenti. In fin dei conti, anche Batman è un esempio negativo. Eppure, non ci scandalizziamo dei comportamenti violenti dei supereroi perché sappiamo che si tratta di una finzione.
"È quando manca la distinzione tra finzione e realtà che la pornografia può diventare un problema", riflette Jannini. I soggetti più a rischio sono i preadolescenti che iniziano ad approcciarsi alla sessualità e che potrebbero aspettarsi o proporre modelli caricaturali nelle loro prime esperienze. "La pornografia, tanto quella tradizionale quanto quella online, rappresenta per loro un territorio inesplorato. È questo il momento in cui la scuola o la famiglia deve intervenire, senza alcuna forma di moralismo, per chiarire che si tratta di una visione distorta della sessualità” prosegue l’esperto.
Al di fuori di questa fascia di età, raramente si osservano casi di dipendenza o cambiamenti nelle abitudini. "Certo, esistono casi di dipendenza, ma in numero trascurabile – prosegue Jannini – il soggetto si trova in uno stato di alienazione: non è in grado di vedere il mondo per com’è fatto realmente". Ecco perciò che nei pedofili, la visione di filmati pornografici rinforza una deviazione connaturata, mentre in altri contesti di disagio psicopatologico essa può sostituirsi al rapporto sessuale. "Non dobbiamo confondere cause ed effetti. In questi casi la pornografia amplifica pulsioni già presenti", ribadisce Jannini.
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Secondo l’esperto, il desiderio di censurare la pornografia online nasce piuttosto dalla volontà di imbrigliare la libertà di informazione garantita da internet, sfruttando un tema dai risvolti morali come quello della pornografia.
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"Le persone si indignano e accettano facilmente la tesi che la pornografia possa modificare la sessualità - conclude l'esperto -. Peccato che non esista alcun tipo di prova scientifica a supporto, si tratta solamente di un modo surrettizio per controllare la rete?”