Guglielmo Buccheri per la Stampa
DI BIAGIO
Dentro o fuori è la nostra specialità. O meglio, quando c' è da giocarsi l' intera posta in una sfida senza appello, l' Italia del pallone non scompare.
Stavolta però ai nostri azzurrini, quotati, quotatissimi sul mercato ma immaturi in campo, battere la Germania sabato sera avrebbe senso solo se con un punteggio perfetto, 2 gol di scarto, meglio 3-1 per il peso della differenza reti.
Cosa è accaduto perché l' annunciata corazzata Under si andasse a schiantare (1-3) contro i vivaci giocatori della Repubblica Ceca, mettendo a serio rischio il pass per entrare fra le prime 4 d' Europa? Il giorno della prima prova degli esami di Maturità nelle scuole superiori sembrava fatto apposta per offrire l' assist alla beata gioventù del calcio tricolore: il tema doveva essere un copione da recitare con umiltà e dedizione per avvicinarsi con 3 punti fondamentali alle semifinali.
PETAGNA
Approccio sbagliato E invece tutto da rifare. Spenti, scarichi e con l' atteggiamento da (quasi) vacanzieri: l' Italia è andata fuori giri perché tradita, almeno per un pomeriggio, da chi avrebbe dovuto coccolarla e trascinarla oltre l' ostacolo. Non c' è un solo colpevole per spiegare la brutta prestazione contro un avversario formato da belle speranze e poco più, perché le uniche stelline fra i cechi erano sulla carta Schick e Jankto.
Non c' è un solo colpevole, a sbagliare sono stati in tanti, ma a pesare è stata anche l'«assenza» dei nostri fuoriserie.
Cominciando da dietro, Donnarumma ha preso 3 gol su 3 tentativi verso la nostra porta: nessuna distrazione colossale, ma soprattutto in occasione del vantaggio ceco il portiere inseguito da mezza Europa ha dato la sensazione di non essere immune da responsabilità. E qualche dubbio c' è anche sull' ultimo assalto vincente dei nostri rivali, la saetta da 30 metri di Lueftner.
PETAGNA
Conti, esterno ancora dell' Atalanta ma sul mercato per 30 milioni di euro, si è defilato sul più bello, senza lasciare traccia di ciò che è stato capace di fare per un' intera stagione a Bergamo (8 reti e volo verso l' azzurro). E da rivedere c' è il folletto Bernardeschi, atteso anche dalla stessa Uefa come attore protagonista dell' evento e uscito dai radar senza nemmeno entrarvi.
Il peso del turnover Qualcosa di suo ce l' ha messa il ct degli azzurrini Di Biagio, forse troppo frettoloso nello stravolgere la squadra rispetto al debutto di domenica con la Danimarca: 4 cambi in avvio (fuori Caldara, Barreca, Gagliardini e Benassi, dentro Calabria, Ferrari, Cataldi e Grassi), con un centrocampo fragile e poco equilibrato.
Una rivoluzione che ha riportato alla mente quanto accadde agli Europei 1996 dei grandi: l' Italia vinse la prima con la Russia, poi l' allora ct Sacchi cambiò praticamente formazione (Del Piero, Zola e Casiraghi, fra gli altri, rimasero in panchina) e perdemmo proprio contro i cechi, compromettendo il passaggio del girone (ci fu fatale lo 0-0 con la Germania). «Le scelte sono mie, se dovete dare la colpa a qualcuno, è mia» ha detto Di Biagio. Dentro o fuori, fra 48 ore ci risiamo.
TAVECCHIO UVA