Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
TRUMP CLINTON
E se alla fine Trump, dietro a Clinton nei sondaggi e convinto di non poter più recuperare (ha accumulato un distacco di 10 punti), decidesse di ritirarsi con una scusa (ripete da giorni che queste elezioni sono truccate) per evitare di uscire sconfitto al voto?
Sembra fantapolitica: per adesso il miliardario non farà di certo un passo simile. Ma è l'ipotesi sulla quale stanno lavorando i funzionari del partito repubblicano anche perché, se un evento simile si verificasse, si creerebbe una situazione senza precedenti che nessuno sa bene come affrontare: bisognerebbe trovare su due piedi un nuovo candidato e non è affatto certo che l' iscrizione del suo nome sarebbe accettata da tutti gli Stati, visto che in alcuni casi i termini per la presentazione delle liste sono scaduti.
serena williams trump
L'ipotesi è suggestiva e ha una sua logica, ma per adesso è meglio stare ai fatti. E i fatti sono che, dovunque va, Trump trova arene stracolme mentre il finanziamento della sua campagna procede a gonfie vele.
«Va tutto bene», continua a ripetere il candidato, ma lo fa per rassicurare i suoi in quello che, in realtà, è il suo momento più difficile dopo sei mesi trionfali: ha gestito con successo la convention repubblicana di Cleveland, ma quella democratica di Filadelfia lo ha messo in difficoltà tra gli attacchi dell' ex sindaco di New York, Michael Bloomberg, e il caso di Khizr Khan, il padre di un soldato musulmano americano morto in Iraq, che lo ha accusato di non conoscere la Costituzione.
clint eastwood chris kyle american sniper
Anziché evitare una polemica rischiosa e concentrarsi sulle debolezze di Hillary come gli chiedevano i suoi consiglieri, il tignoso Trump ha seguito la sua natura e ha preso di petto la famiglia dell' eroe della Patria.
Poi, già che ci stava, ha cominciato a spararle un po' troppo grosse sulla Clinton («è il demonio», «è il vero fondatore dell' Isis»). Infine, davanti a un partito spaventato dalla sua condotta umorale che ora teme di perdere, oltre alla Casa Bianca, anche la maggioranza alla Camera e al Senato, Trump non ha trovato di meglio che negare il suo endorsement a due repubblicani eccellenti: l' ex candidato alla Casa Bianca, John McCain, e il leader del partito al Congresso, Paul Ryan.
IL SENATORE AMERICANO JOHN MCCAIN
Pazienza per McCain: Trump lo ha sempre detestato e il senatore lo ha ripagato disertando la convention. Ma Ryan gli aveva dato un sofferto endorsement. Ora Trump non solo non lo appoggia, ma sta sostenendo uno sconosciuto che lo sfida nel suo collegio del Wisconsin alle primarie per la Camera, martedì prossimo: sta praticamente cercando di cancellare l' astro nascente del Grand Old Party dalla politica americana.
Troppo anche per chi fin qui lo ha spalleggiato accettando tutto da lui: il suo vice, Mike Pence, si è schierato con Ryan ed è andato ad abbracciare McCain, mentre il vecchio Newt Gingrich ha sentenziato: o Donald cambia rotta subito o perde le elezioni.