1 – TRUMP CHIAMA CONTE: TIENI DURO SULLA MANOVRA
Ugo Bertone per “Libero Quotidiano”
CONTE TRUMP CURRICULUM
Arrivano i nostri. Proprio nel momento più difficile sui mercati, tra una bocciatura alla manovra della Commissione Europea e il probabilissimo nuovo downgrading sul rating di Standard & Poor' s, il presidente americano Donald Trump scende in campo a favore dell' Italia. Altro che "manina", The Donald" mette la sua "manona" a protezione di Conte con un vero e proprio endorsement per le politiche, non solo quelle economiche, del governo del cambiamento.
«Ho appena parlato con il primo ministro italiano Giuseppe Conte su diversi argomenti - ha scritto su twitter il numero uno della Casa Bianca -, compreso il fatto che l' Italia abbia adottato una linea molto dura sull' immigrazione illegale. Sono d' accordo al 100% con la loro posizione, anche gli Stati Uniti stanno adottando una linea molto dura nei confronti dell' immigrazione illegale».
EUROPE THE FINAL COUNTDOWN
E fin qui c' è l' assist a Salvini. Ma poi arriva quello più atteso, alla legge di bilancio che sta facendo ballare Piazza Affari e lo spread con le ripercussioni molto pesanti sulle banche: «Il primo ministro Giuseppe Conte - ha evidenziato il presidente Usa - sta lavorando molto duramente sull' economia dell' Italia. Avrà successo!».
Al di là dell' evidente volontà di andare in soccorso a "un amico" in difficoltà, bisogna capire se alle parole di Trump ora seguiranno i fatti. Che vuol dire acquisti made in Usa dei nostri titoli di Stato. Comunque, l' intervento di "The Donald" è stata un' ottima notizia, anche perché la giornata, ancora una volta, è stata ricca di colpi di scena. A iniziare dall' intervento di Mario Draghi a un anno esatto dalla fine del suo mandato.
trump putin helsinki 5
«È una mia percezione personale per cui prendetela per quello che è: resto fiducioso che un accordo sarà trovato», così il presidente della Bce in occasione del penultimo direttorio della Banca Centrale Europea indossa i panni dell' indovino e raccomanda «il buon senso». Ma si guarda bene dal suggerire una qualsiasi linea d' azione che possa favorire un avvicinamento tra le parti. E così, il "compromesso" di cui Draghi aveva già parlato a Bali, in occasione della riunione del Fondo Monetario, non prende corpo, nonostante lo spread morda ogni giorno di più.
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«Se mi si chiede cosa si può fare riguardo alle banche, dato l' allargamento dello spread negli ultimi sei mesi - ha risposto Draghi - una prima risposta è ridurre lo spread e non mettere in dubbio la cornice istituzionale che sorregge l' euro». Insomma, a giudicare dal tono oltre che dalle parole, nessuna apertura alla linea italiana da parte del banchiere romano.
Com' era prevedibile, anche perché Draghi non gode certo della libertà d' azione dei tempi del "whatever it takes" quando sfidò i paladini tedeschi del rigore così salvando le sorti dell' euro.
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Altri tempi. Oggi, a suo dire, la situazione è sotto controllo. «Non vediamo nessun rischio: finanziare il deficit non fa parte del nostro mandato», risponde a chi gli chiede se le esigenze di bilancio italiane possano condizionare le scelte della Bce. «Per questo - aggiunge - abbiamo lo strumento specifico dell' Omt», ovvero la concessione di aiuti anti-spread che prevedono impegni specifici del debitore sotto la tutela degli ispettori di Bruxelles: un' umiliazione che perfino Mario Monti volle a suo tempo evitare.
NESSUNA RICADUTA
DRAGHI TRIA
Insomma, se qualcuno sperava in un' àncora di salvezza lanciata da herr Draghi è stato per ora deluso. Certo, sotto traccia qualcosa si muove, come lascia intravedere il forte calo dello spread (a 309 punti) dopo la conferenza stampa di Draghi, ma è difficile collegare questa reazione alla disponibilità manifestata da Vladimir Putin ad effettuare acquisti in Btp per allentare la morsa sull' Italia, ma il tema è comunque al centro della scena politica.
Mosca non dispone di una potenza finanziaria adeguata a sostenere le esigenze del debito italiano, il terzo del mondo. Ma sul piano politico l' intervento del Cremino può spostare gli equilibri: la Russia, specie per le ricadute sull' energia, può condizionare non poco le scelte di portafoglio dei big bancari europei.
draghi merkel
Intanto lo spread minaccia di salire ancora. «Non ho la palla di cristallo - dice Draghi - se sarà 300, 400 o quant' altro. Certamente questi bond sono nel portafoglio delle banche, se perdono valore impatteranno il capitale delle banche».
Di quanto? Per averne un' idea basti citare uno studio del Crédit Suisse: un aumento di 100 punti dello spread equivale a 2,84 miliardi di capitale "buono" (Cet 1) in meno per il sistema. Per alcuni istituti, vedi Monte Paschi (nelle mani del Tesoro) si profila il rischio di nuove, necessarie iniezioni di capitale in occasione degli stress test di novembre.
La situazione, dunque, rischia di peggiorare, anche alla luce del verdetto che oggi, a Borse chiuse, arriverà da Standard & Poor' s).
STOP AL QE
BCE FRANCOFORTE
È in questa cornice che la Bce si accinge ad archiviare gli acquisti del Qe (15 miliardi al mese fino al 31 dicembre). Nonostante la frenata dell' economia europea, la banca non ha preso in considerazione l' ipotesi di allungare il programma.
Certo, Draghi ha assicurato l' intenzione di reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza per un prolungato periodo di tempo. Ma resta in sospeso il tema del capital key, cioè i criteri per stabilire la quantità di debiti sovrani che la Bce può acquistare in proporzione alla quota di ogni paese.
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Le nuove regole, ha anticipato il Financial Times, dovrebbero penalizzare l' Italia. Sarà così? Oppure si è deciso di rinviare l' applicazione ad un tempo futuro e meno tribolato? «Non ne abbiamo parlato» ha risposto Draghi. E di questi tempi non è una bella notizia.
2 – BTP, PERCHÉ IL FONDO SOVRANO RUSSO NON PUÒ COMPRARE TITOLI DI STATO ITALIANI
Andrea Franceschi per www.ilsole24ore.com
I fondamentali dell’economia italiana sono solidi - ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin - non c’è nessuna remora politica a comprare titoli di Stato italiani da parte del nostro fondo sovrano». Ma qual’è la potenza di fuoco finanziaria della Russia? Quanti BTp realisticamente può acquistare attraverso i suoi due principali fondi sovrani: il Russian direct investment fund e il National Welfare fund? Ma soprattutto: possono questi due soggetti comprare BTp?
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Il Russian direct investment fund, che ha una dotazione di 10 miliardi di dollari, è di fatto un fondo di private equity che, si legge sul sito della società, si occupa di investire in aziende russe ed attrarre capitali esteri per sviluppare partnership. I titoli di Stato esteri insomma non sono proprio il suo “core business”. Altro discorso vale per il National Welfare fund. Costituito nel 2008 sull’esempio del fondo sovrano norvegese questo istituto si occupa di reinvestire parte dei ricavi derivanti dall’export di gas e petrolio allo scopo di «contribuire a sostenere il sistema pensionistico russo».
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La sua strategia di investimento è stabilita per statuto e prevede che il fondo, il cui obiettivo è quello di «preservare il capitale in un’ottica di lungo periodo», possa impiegare le risorse a sua disposizione (circa 77 miliardi di dollari, il 4,9% del Pil russo) in vario modo: depositi bancari, azioni, quote di fondi, valute e ovviamente titoli di Stato stranieri. Su ognuna di queste classi di investimento tuttavia sono previsti vincoli piuttosto stretti. Nel caso dei bond stranieri ad esempio c’è un elenco preciso di Paesi che possono essere finanziati. C’è l’Austria; il Belgio; il Canada; la Danimarca; la Finlandia; la Francia; la Germania; il Lussemburgo; il Paesi Bassi; la Spagna; la Svezia; il Regno Unito e gli Stati Uniti.
il calendario 2019 di vladimir putin
Non c’è l’Italia. Perché? Per scoprirlo basta leggere il primo dei requisiti che i titoli di Stato esteri devono rispettare per poter essere acquistati dal fondo e che prevede una soglia minima di rating fissata ad AA- nella classificazione di Standard & Poor’s e Fitch o Aa3 nella classificazione di Moody’s. Soglia entro la quale non rientrano i BTp, recentemente declassati a Baa3 da Moody’s, a cui le altre due agenzie assegnano un merito di credito a BBB.
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Lo statuto di un fondo non è una legge scritta nella pietra ma anche nel caso, improbabile, che si voglia concedere una deroga per i BTp, quante risorse verosimilmente potrebbe mobilitare? Considerando gli asset in gestione (77 miliardi di dollari) e il controvalore del debito pubblico italiano (2326 miliardi di euro) non molte. O per lo meno non in misura tale da influenzare l’andamento dello spread. Per dare un’idea delle proporzioni basti pensare che, se lo spread è salito molto quest’anno è anche perché gli investitori esteri, che hanno in mano il 30% del nostro debito, hanno ridotto la loro esposizione in BTp per ben 66 miliardi da maggio ad agosto. Una cifra che di fatto equivale all’intero bilancio del fondo sovrano russo.