Martina Pennisi per www.corriere.it
donald trump twitter
Tu quoque? La follia del momento che stiamo vivendo viene fotografata (anche) da uno degli ultimi tweet di Donald Trump: «Twitter è fuori controllo, una situazione resa possibile dal dono della sezione 230 da parte del governo».
Il presidente degli Stati Uniti si scaglia dunque contro il suo megafono citando la sezione di una legge americana del 1996 secondo la quale le piattaforme non sono legalmente responsabili dei contenuti pubblicati dagli utenti — e non è la prima volta. Dal giorno del voto — il 3 novembre — a giovedì Twitter ha etichettato il 38 per cento dei 29 tweet e retweet di Trump perché controversi e forvianti «in merito alla modalità di partecipazione alle elezioni», come riporta il New York Times.
trump jr retwitta steve bannon contro fauci
Il social ha contrassegnato anche esternazioni dei familiari del presidente, come quella del figlio Donald Jr. che riproponeva la teoria — senza prove — delle frodi elettorali e incitava alla «guerra totale». Come il padre, DTJr ha poi gridato alla censura, termine scorretto perché alcun cinguettio è stato rimosso, ma solo «coperto» da un’etichetta, ed è ancora visibile a chiunque clicchi su «Visualizza».
Cosa sta facendo Twitter? Sta applicando le sue regole, fra le quali quella sulle affermazioni false sul funzionamento del voto e sulle attribuzioni di una vittoria che ancora non c’è, concentrandosi evidentemente sul presidente e la sua cerchia (basta una rapida ricerca per rendersi conto di come gran parte del resto dell’utenza sia libero di esprimersi in questi termini).
Come? Lo ha ricordato Kurt Wagner su Bloomberg, dando poi una notizia: quando Trump viola la regole viene trattato come un leader mondiale le cui dichiarazioni sono di interesse pubblico, e non vengono quindi cancellate ma solo etichettate o rallentate. Lo stesso vale per il suo profilo, che nonostante le ripetute violazioni non viene sospeso o vietato, come potrebbe invece accadere a chiunque di noi.
donald trump twitter
La notizia, confermata da Twitter a Bloomberg, è che se Trump lascerà la Casa Bianca in gennaio non godrà più di alcuna tutela in quanto ex leader e verrà trattato come un cittadino-utente qualsiasi. Verrà sospeso, se continuerà a violare le regole, come è appena successo al suo ex stratega Steve Bannon? Oppure paradossalmente beneficerà del ritorno allo status di privato cittadino e non verrà neanche etichettato, come accadeva prima del 2016, quando aveva già iniziato a esprimersi in modo controverso e violento?
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