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TRUMP, 'ZELENSKY VUOLE UN ACCORDO CON MOSCA'
(ANSA-AFP) - PARIGI KULON, 08 DIC - Il presidente eletto americano, Donald Trump, ha fatto appello per un "cessate il fuoco immediato" in Ucraina e per l'avvio di "negoziati" e ha affermato che il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, "vorrebbe concludere un accordo" con Mosca per mettere fine al conflitto. Ieri Trump a Parigi ha avuto un incontro trilaterale all'Eliseo con Zelensky e con il presidente francese, Emmanuel Macron.
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"Zelensky e l'Ucraina - scrive Trump sul suo social Truth - vorrebbero fare un accordo e porre fine a questa follia. Hanno perso in modo ridicolo 400.000 soldati e molti più civili. Dovrebbe esserci un cessate il fuoco immediato e dovrebbero iniziare i negoziati", ha scritto, dopo il suo incontro a Parigi sabato con il signor Zelensky.
TRUMP, 'ASSAD È FUGGITO PERCHÉ MOSCA L'HA ABBANDONATO'
(ANSA-AFP) - PARIGI, 08 DIC - Secondo il presidente eletto americano, Donald Trump, il presidente siriano Bashar Al Assad "è fuggito" dalla Siria perché ha perso il sostegno del suo protettore russo. "Assad non è più lì. E' fuggito dal suo Paese. Il suo protettore, la Russia, la Russia, la Russia, diretta da Vladimir Putin, non intende più proteggerlo", ha scritto il tycoon, che si trova a Parigi, sul suo social Truth.
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Secondo Trump, Mosca "ha perso ogni interesse per la Siria a causa dell'Ucraina, dove quasi 600.000 soldati russi sono feriti o morti in una guerra che non avrebbe mai dovuto iniziare e che potrebbe durare in eterno".
TRUMP: SIRIA, NE STAREMO FUORI POI VEDE MACRON E ZELENSKY
Estratto dell’articolo di Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
Alle 17 e 30 di ieri la foto che potrebbe contare molto per il mondo e di sicuro già importante per i tre protagonisti: il presidente francese Emmanuel Macron accoglie Donald Trump — in cravatta per una volta non rossa ma gialla (con il blu della giacca, i colori dell’Ucraina) — e Volodymyr Zelensky nella sua consueta maglia militare.
INAUGURAZIONE DI NOTRE DAME - ZELENSKY - MACRON - TRUMP
Ma prima di darsi alla solita battaglia delle strette di mano con Macron e di mettersi a parlare di Ucraina con Zelensky e il presidente francese, il leader americano era già intervenuto sull’evento geopolitico del giorno, la straordinaria avanzata dei ribelli siriani verso Damasco: «La Siria è un disastro, ma non è nostra amica, e gli Stati Uniti non dovrebbero avere nulla a che fare — ha scritto Trump nel suo social Truth —. Questa non è la nostra lotta. Non lasciamoci coinvolgere».
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[…] Macron ottiene un indubbio successo diplomatico. Indebolito sulla scena interna ma sempre protagonista su quella internazionale, con l’aiuto di Notre-Dame il presidente francese riesce nell’impresa di organizzare all’ultimo momento una imprevista riunione trilaterale con il prossimo presidente americano (si insedierà il 20 gennaio), che in campagna elettorale aveva promesso di «risolvere la guerra in Ucraina in 24 ore» e di interrompere gli aiuti militari a Kiev, e con il presidente ucraino, che vive momenti difficili sotto il peso dell’avanzata russa e il timore di doversi arrendere all’aggressore.
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Trump arriva all’Eliseo per primo, poco prima delle 17, accolto con molto calore da Macron che già ai tempi del primo mandato aveva saputo entrare nelle sue simpatie. Da quando Trump ha vinto le ultime elezioni, a novembre, si è visto poco fuori dalla sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida: Macron è il primo capo di Stato che incontra. Dopo averlo accolto all’uscita dall’auto nel cortile dell’Eliseo, Macron fa gli onori di casa: «Che cosa vuoi bere?». «Qualsiasi cosa, una Coca va bene», risponde Trump. I due esibiscono grande familiarità, poi Macron dice che «è un grande onore per la Francia darti il benvenuto, cinque anni dopo. Ricordo la tua solidarietà e la tua immediata reazione subito dopo l’incendio di Notre-Dame». A dire il vero, Trump suggerì di spegnere il rogo mandando i Canadair a bombardare d’acqua la cattedrale, cosa che l’avrebbe distrutta.
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Ma a parte questo, come sempre Macron e Trump esibiscono la loro intesa personale. «È un grande onore essere qui, noi americani amiamo i francesi, un grande popolo», dice Trump prima di accogliere con una stretta di mano — stavolta meno abituale — il terzo presidente, Zelensky.
Dopo mezz’ora di colloquio i tre tornano sul cortile dell’Eliseo e si mostrano di nuovo ai fotografi sotto la pioggia, prima di salire sulle auto che li portano a Notre-Dame. Zelensky parlerà di una riunione «proficua»: «Il presidente Trump è, come sempre, risoluto. Lo ringrazio. Estendo la mia gratitudine a Emmanuel per avere organizzato questo importante incontro. Vogliamo tutti che questa guerra finisca il prima possibile e nel modo giusto. Abbiamo parlato del nostro popolo, della situazione sul campo e di una pace giusta. Abbiamo concordato di continuare a lavorare insieme e di rimanere in contatto. La pace attraverso la forza è possibile». […]
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