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    TURCHIA E QATAR HANNO INTERESSI IN CONTRASTO CON L'OCCIDENTE E CON CHI COMBATTE IL TERRORISMO E LO STANNO DIMOSTRANDO IN ISRAELE-GAZA-WEST BANK, LIBIA E SIRIA. IL TUTTO SOTTO GLI OCCHI PREOCCUPATI MA ACCONDISCENDENTI DELL’INTELLIGENCE AMERICANA…


     
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    Claudio Gatti per www.ilsole24ore.it

     

    Nella lotta all’Isis tutto sembra chiaro: da una parte la civiltà moderna, dall’altra il terrore oscurantista. Nessuna via di mezzo. Ma è veramente così? Per esempio ci si può fidare fino in fondo delle intenzioni di Turchia e Qatar? E non è che gli stessi Stati Uniti abbiano in qualche modo concorso ad armare formazioni terroristiche in Siria?

     

    Per ora nessuno si azzarda a fare queste domande ad alta voce. Ma i dubbi circolano. E per buone ragioni. Da un’inchiesta del Sole 24 Ore risulta infatti evidente che Turchia e Qatar non solo hanno interessi in contrasto con chi vuole sconfiggere il terrorismo islamista, ma hanno probabilmente armato formazioni estremiste associate a quel terrorismo. Sono inoltre emersi indizi che portano a pensare che anche gli Stati Uniti possano aver agevolato spedizioni di armi a militanti islamisti in Siria, la terra del Califfato.

    LEMIRO DEL QATAR E SUA MOGLIE MOZHA LEMIRO DEL QATAR E SUA MOGLIE MOZHA

     

    Da anni Washington teme che Ankara e Doha diano armi a formazioni islamiste sia in Libia sia in Siria. Ma a far pensare che gli stessi Stati Uniti li abbiano aiutati a farlo è una serie di voli di aerei da trasporto militare denunciata dal New York Times e oggetto di un’inchiesta dell’Onu.

     

    Il sospetto che quegli aerei trasportassero armi non è finora stato suffragato da prove concrete, ma alcuni dati sono stati accertati. Si sa per esempio che i C-17 utilizzati per la spedizione erano qatarini, che i destinatari dei carichi trasportati erano turchi e che a fornire pianificazione e logistica per quei voli sono stati degli americani. Ma non americani qualsiasi, bensì funzionari di una società che tempo fa è stata chiamata dai media statunitensi «l’agente di viaggio della Cia». La qual cosa porta ovviamente a dedurre che il carico di quegli aerei non consistesse in beni umanitari.

    Hamad bin Jassim bin Jabr al-Thani PRIMO MINISTRO DEL QATAR Hamad bin Jassim bin Jabr al-Thani PRIMO MINISTRO DEL QATAR

     

    Per capire la fondatezza di questo scenario occorre conoscere meglio il ruolo, o i ruoli giocati da Ankara e Doha.

     

    Formalmente Turchia e Qatar stanno dalla parte nostra. La prima è uno storico partner commerciale, il secondo investe da tempo un fiume di petrodollari negli Usa e in Europa, Italia inclusa. Ed entrambi continuano a consentire quello che nessun altro Paese musulmano consente: l’uso del proprio territorio alle forze armate occidentali. Della Nato per quel che riguarda la Turchia, degli Stati Uniti e Gran Bretagna per il Qatar.

     

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    Nella lotta al terrorismo Turchia e Qatar non sono però semplicemente negligenti. Hanno interessi opposti a quelli del mondo occidentale. E lo stanno dimostrando concretamente in tre dei grandi punti caldi del momento: Israele-Gaza-West Bank, Libia e Siria. Il tutto sotto gli occhi preoccupati ma anche accondiscendenti dell’intelligence americana. E qui è inquietante il parallelo con al Qaeda, l’organizzazione creata da alcuni dei militanti islamici che Washington aveva aiutato nel combattere l’invasore sovietico in Afghanistan negli anni ’80.

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