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    TUTTE LE DONNE DI ALDO MONTANO – "MANUELA ARCURI HA DETTO CHE CI SIAMO LASCIATI PER LITI FUTILI E FURIBONDE? NON RAMMENTO GRANDI LITIGI. MA AVEVO 25 ANNI...” - ANTONELLA MOSETTI DISSE: “CON ALDO STAVO IMPAZZENDO” - "CON LEI NON HO COSTRUITO QUALCOSA DI IMPORTANTE" - "NASCO GELOSO. ANCHE DI MIA MOGLIE LO SONO STATO E LO SONO. NON CI SIAMO MAI LASCIATI, MA QUANTE VOLTE MI SONO FIONDATO A MOSCA...” - IL TATTOO DANNUNZIANO “MEMENTO AUDERE SEMPRER. “LA SCHERMA PULLULA DI FASCISTI? NO, MA COME SI PUÒ PENSARLO?” - VIDEO


     
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    Flavio Vanetti per il "Corriere della Sera"

     

    Aldo Montano è un italiano vero, come canterebbe Toto Cutugno?

    aldo montano manuela arcuri aldo montano manuela arcuri

    «Al 100 per cento. La famiglia s' è "smezzata", avendo una moglie russa e due figli dalla doppia nazionalità, ma resto innamorato perso del mio Paese».

     

    Sul braccio ha tatuato «memento audere semper», il motto dannunziano.

    «Risale al 2007: al rientro da un infortunio arrivai secondo al Mondiale. Il senso non è politico: è piuttosto uno stimolo a insistere in quello in cui credi».

     

    Qualcuno però dice che la scherma pullula di fascisti.

    «Assolutamente no (risata)... Ma come si può pensarlo?».

     

    Nella famiglia Montano ricorrono gli stessi nomi. Con suo figlio, nato poche settimane fa, siamo a Mario. I prossimi saranno Mario Aldo e Aldo?

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    «È fondamentale che dopo una femmina, Olympia, sia arrivato un maschio. Miravamo alla conservazione del cognome Montano: tutti i cugini hanno avuto femmine! Avevo il fucile puntato contro e ora che il bambino è qui non potevo non chiamarlo Mario, un pezzo di Mario Aldo, il nome di papà».

     

    Ci racconta la vostra «dynasty» delle lame?

    «La avviò nonno Aldo: a 10-12 anni era "tondolino", così gli consigliarono lo sport. Uno zio era tesserato al Circolo Fides di Livorno: lo portarono lì, fu anche allenato da Nedo Nadi.

     

    È stato un riferimento per la Nazionale, a 40 anni vinse ancora un oro iridato a squadre. Non riuscì però a trasmettere la passione a mio padre, che fu spedito in pedana a calci nel sedere: spesso il nonno e il babbo si inseguivano per via Roma vestiti con la tuta e con le sciabole in mano».

     

    olga plachina montano olga plachina montano

    Però Mario Aldo, detto il Mauzzino, sarebbe diventato a sua volta un campione.

    «Papà ha fatto lo stretto necessario per arrivare, divertirsi, vincere e andarsene via».

     

    E ad Aldo Montano jr com' è andata?

    «Mio padre desiderava che facessi altro. Fu così il nonno a mettermi in pedana: andò meglio rispetto a suo figlio. Mi raccontò la scherma con gli aneddoti: il risultato è che in questi 36 anni, alle soglie della mia quinta presenza ai Giochi olimpici, non ho mai avuto la sensazione di iniziare uno sport».

     

    Le navi, un' altra passione dei Montano. E un lavoro.

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    «Aiuto nella parte gestionale del cantiere, controllo le commesse e la progressione operativa. Realizziamo pezzi di nave e a volte le allunghiamo, ma non abbiamo scali per costruire ex novo».

     

    La scherma è più arte o più guerra?

    «È arte, ma è anche una battaglia che regala adrenalina. È il motivo per cui a 43 anni sono sempre in pedana, consapevole di perdere più di prima».

     

    È vero che dopo Tokyo si farà impiantare un' anca in titanio?

    «Un anno e mezzo fa ho scoperto di avere una necrosi progressiva: la protesi, a fine carriera, diventa necessaria. È lo scotto per aver gareggiato a lungo».

    aldo montano antonella mosetti aldo montano antonella mosetti

     

    Lei da giovane è stato un monello?

    «Ero un bravo bimbo, ma nel curriculum ho delle cavolate. Formavamo un gruppetto - anzi c' è sempre, anche se ora siamo vecchi, spelacchiati o imbiancati - alla "Amici miei".

    Andavamo in Sardegna con 20 mila lire e ci restavamo per un mese, dormendo in spiaggia».

     

    Essere un bel ragazzo ha aiutato, nella carriera?

    «In quella sportiva no. Invece per fare qualcosa di diverso dallo sport, probabilmente sì».

     

    La storia con Manuela Arcuri ha moltiplicato la popolarità di Aldo Montano: giusto?

    «In una fase della vita sono confluite varie componenti positive: "Manuelona" è stata una di queste. Prima di tutto ci fu l' oro ai Giochi, cardine di ogni cosa. Quindi arrivarono i primi impegni televisivi con Simona Ventura, infine intercettai il desiderio dello sport di trovare alternative ai calciatori».

     

    Però serviva anche il ragazzo belloccio e con le basettone.

    «Fu un puzzle che si completò: Simona mi diede una chance e da lei conobbi l' attrice famosa: per tre anni ha funzionato».

     

    Manuela dichiarò a una rivista: «Ci siamo lasciati per liti futili e furibonde».

    «Di una relazione accantoni i pezzi brutti e tieni solo quelli belli. Però non rammento grandi litigi. Ma avevo 25 anni e se a 43 ti accapigli con la moglie sulle fesserie, figuratevi a quell' età...».

     

    ALDO MONTANO CON LA MOGLIE OLGA E LA FIGLIA OLIMPIA ALDO MONTANO CON LA MOGLIE OLGA E LA FIGLIA OLIMPIA

    Anche Antonella Mosetti, altra sua fiamma glamour, non fu tenera: «Stavo impazzendo», disse.

    «Oddio, l' ho fatta impazzire?».

     

    No, ma sosteneva che c' era egoismo nel rapporto.

    «Con lei non ho costruito qualcosa di importante. Siamo stati insieme per 7 anni, ma l' idea della famiglia non si formava. E quando cominci a perdere i pezzi, tutto si sgretola».

     

    Lei è un maschio latino e geloso?

    «Nasco geloso. E rimango geloso se ho modo di preoccuparmi. Anche di mia moglie lo sono stato e lo sono. Non ci siamo mai lasciati, ma qua e là ho dovuto riacciuffarla: quante volte mi sono fiondato a Mosca...».

     

    Si dice però che lei sia stato un farfallone.

    «Farfallone no, ma come persona sono stato Dr Jekyll e Mr Hyde: ovvero, tranquillizzante da un lato e particolare dall' altro. Ho portato orecchini, anelli, catene e catenazze, ho avuto vari tagli e colori di capelli...».

    aldo montano foto mezzelani gmt aldo montano foto mezzelani gmt

     

    C' è una spiegazione per tanta esuberanza?

    «Non so se l' ho fatto più per una spensieratezza giovanile o per mascherare una normalità che amo. La base è una famiglia tradizionale: babbo, mamma, sorella; si mangia alla stessa ora, le vacanze si fanno assieme. Sto riproponendo lo schema a mia moglie e ai miei figli».

     

    Essere personaggio da gossip ha pesato o ha aiutato?

    «All' inizio mi ha pesato. Tanti si aspettavano il passo falso, la cavolata, la crisi di coppia: io non capivo. Funziona così: non importano le belle cose, fanno più notizia quelle negative. Rimanevo poi male a leggere critiche infondate, ad esempio quella che mi allenavo poco. Ho afferrato che la mia esposizione era cambiata: non l' ho capito subito, ma una volta che l' ho "digerito" ho imparato a fregarmene».

     

    olga plachina aldo montano foto di bacco olga plachina aldo montano foto di bacco

    Avrebbe potuto vincere di più?

    «Sì, tanto di più. Ho avuto colpi di sfortuna, non ho avuto la carriera della Vezzali, che per 20 anni è stata un killer e un martello pneumatico. Ma non cambierei il mio percorso: alla fine l' onda di risultati, di emozioni, di incazzature, di disastri e di riprese ha fatto sì che sia ancora qui».

     

    Qual è la delusione più cocente?

    «Al Mondiale 2010 ero visto come l' uomo da battere. Ore 8.30, a Parigi era ancora buio e pioveva: io uscivo dal palasport dopo aver perso al primo turno; per tornare in hotel vagavo come uno zombie. Altre volte, invece, ho vinto in condizioni precarie: come nel 2011 a Catania, dopo un infortunio. Lì hanno contato testa e voglia di riscatto. La mia benzina è stata spesso la rabbia: se avessi avuto una carriera da fenomeno, forse mi sarei annoiato».

     

    Le sarebbe piaciuta la Roma della Dolce Vita?

    aldo montano e la compagna in indonesia aldo montano e la compagna in indonesia

    «Dal 2004 al 2010 la mia Dolce Vita l' ho vissuta. Però quella dell' epoca mi dicono fosse poetica, patinata, magica».

     

    È vero che nella scherma si «rimorchia»?

    «Prima più di oggi. Peraltro, devo stare zitto: ormai ho moglie e figli Vedo però i miei attuali colleghi meno attivi, anche perché si trincerano dietro telefonini, tablet, computer...».

     

    Non è un discorso un po' da «vecchio»?

    «Il rischio c' è: mi pare di essere il papà che fa il sermone al figlio. Però prima era più divertente, la goliardia partiva dal pullmino che ci portava in aeroporto. Facevamo scherzi, sparivano valigie, uno si ritrovava con le mutande nel cestino o con il passaporto di qui o di là: c' erano drammoni e risate. Oggi, invece, usano il telefonino per mandare messaggi a chi sta seduto a fianco».

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    Disputerebbe un duello vero?

    «No, ma il nonno mi raccontava che negli anni Trenta erano all' ordine del giorno. Lui è stato padrino in duelli al primo sangue: il bello è che i contendenti morivano dalla paura e non vedevano l' ora di scappare».

     

    Paolo Milanoli, ex spadista olimpionico e iridato, sostiene di averne fatti...

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    «Di cavolate ne ha dette parecchie pure Paolo... Ecco, io ho cominciato con quella "scuola": in azzurro c' erano i vari Milanoli, Cerioni, Scalzo, Tarantino, Marin. Ho vissuto la mia gioventù in una gabbia di matti: nessuno, bonariamente parlando, aveva le rotelle a posto e se nella carriera ho "svaccato" un po' la colpa è anche loro».

     

    Si sarebbe visto in altri sport?

    «Sono appassionato di motori, da piccolo sciavo e mi piaceva. In camera avevo il poster di Alberto Tomba: l' ho poi conosciuto e siamo diventati amici».

     

    Montano è ricco?

    «Benestante sì, ricco no».

     

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    Quindi Mario è bene che si dedichi al calcio?

    «Avrà meno responsabilità Olympia. Inviterò Mario a non pensare alla scherma. Per un motivo su tutti: non voglio che abbia sulle spalle il peso di tre generazioni. Spero però che i miei figli si impegnino nello sport, inizio della formazione alla vita».

     

    Su quale pedana deve salire l' Italia?

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    «Su quella della credibilità. Semina male e raccoglie poco, ha bisogno di recuperare l' autorità che merita».

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