Camilla Mozzetti per “il Messaggero”
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Il professore universitario - medico radiologo - con la passione per la coca ma anche per la Ghb, la droga dello stupro da farsi recapitare rigorosamente a domicilio a intervalli cadenzati. L'istruttore di judo che si riforniva di shaboo direttamente a casa del pusher; chiamava, prendeva accordi, arrivava e suonava al citofono: apertura automatica.
Ancora: il ballerino anch' esso pronto a spingersi ogni qual volta ne sentiva la necessità in quell'appartamento tra piazza Santa Maria Ausiliatrice e Furio Camillo per il rifornimento anche di yaba oppure l'autore e regista radiofonico che avrebbe messo a disposizione la sua casa se un componente del gruppo di spaccio fosse stato arrestato e costretto ai domiciliari e che oltre ad acquistare per sé dava al sistema altri acquirenti: «Ho un amico che ha bisogno di 50 normali e 100 cotte se ci fai sapere tra quanto passare io vengo», diceva in una delle tante telefonate intercettate dai carabinieri.
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IL SISTEMA Altro che tossici di strada, era un buon giro quello che Danny Beccaria, romano poco più che trentenne, aveva messo su rifornendosi da una cinese - Jinyu Lin, classe 1990 - che la droga la portava da Prato a Roma per lo più in treno, indossando capi firmati per non dare nell'occhio. Gente comune ma anche in vista, assuntori abituali di cocaina, metanfetamine, ghb particolarmente in voga in certi ambienti perché capace di annientare tutti i freni inibitori.
C'era pure chi, la Gina, la Perla o la Tina, ovvero la Ghb e la coca come la chiamavano al telefono, la comprava tramite bonifico bancario: 3,5 grammi di polvere bianca e crack a 500 euro onorate previo versamento su conto corrente. È un sistema articolato quello su cui i carabinieri del nucleo operativo della compagnia Roma Centro hanno alzato il velo, svelando come nel giro dello spaccio possano rientrare anche perfetti insospettabili. Sei le misure cautelari - tra arresti in carcere, domiciliari e obbligo di firma - scattate all'alba di ieri per quattro uomini e due donne, una delle quali fermata durante un controllo a gennaio scorso a piazza Risorgimento e trovata in auto con un litro di droga dello stupro e altri stupefacenti - 2,7 grammi di coca, un grammo di shaboo - che dovevano essere recapitate ai legittimi acquirenti.
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Le indagini condotte dai carabinieri e coordinate dalla Procura e dal pm Francesco Basentini, hanno permesso di cristallizzare il metodo: le persone più in vista come il prof di Radiologia erano autorizzate a ricevere la droga a domicilio, a prescindere dal quantitativo richiesto, per le altre le consegne avvenivano per lo più a casa del Beccaria. Alcuni acquirenti, poi, forse nel tentativo di strappare uno sconto su prezzi tutt' altro che modici, provavano a spendere le proprie conoscenze per aumentare il giro di affari:
«C'è una persona, serissima, - si legge nelle intercettazioni compiute dai militari tra il Beccaria e un assuntore procacciatore di clienti - un clientone importante che non ce lo possiamo perdere». Il rifornimento garantito dalla cinese Lin, da cui è partita l'inchiesta dopo che la donna fu fermata a Termini il 27 ottobre 2020 con 116 grammi di shaboo, si articolava su un doppio canale: il gruppo di Beccaria e un'altra batteria.
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L'ALTRO GRUPPO Il primo operava nella zona Appio-Tuscolano, il secondo facente capo a Jakir Hossain, bengalese di 25 anni, nell'area del quartiere Marconi. In questo ultimo caso, la droga, veniva esclusivamente consegnata dove gli acquirenti - per la maggior parte stranieri - volevano o indicavano ed era lo stesso Hossain che, a bordo di un monopattino, provvedeva a far recapitare gli stupefacenti. Dalle indagini non si esclude che l'uomo uscisse al mattino con un carico sufficiente a soddisfare le richieste che gli potevano arrivare sul cellulare nel corso della giornata.
Tant' è vero che uno dei clienti, chiamandolo al telefono, si informava se fosse già passato in zona Marconi e se fosse andato via. Le consegne in monopattino potevano arrivare, all'occorrenza, a coprire anche altri quartieri: accertate dai militari cessioni in piazza della Repubblica quando l'orologio non segnava ancora le 21.
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