1 – NEL M5S VACILLANO SPADAFORA E CRIMI
Sarina Biraghi per “la Verità”
luigi di maio vito crimi
Dalle presidenze delle commissioni alla legge sullo sport passando per le rendicontazioni. Senza dimenticare i mugugni contro il reggente Vito Crimi e la solita piattaforma Rousseau. La riunione congiunta di deputati e senatori del M5s, ieri sera, aveva come primo punto all' ordine del giorno la questione sport, dopo i rumors sulle dimissioni da ministro che Vincenzo Spadafora avrebbe presentato al premier, Giuseppe Conte, il quale le avrebbe «congelate».
spadafora malagò
È proprio questa l' ultima grana per il Movimento che sta attraversando una crisi di mezza estate. In realtà non si tratterebbe di dimissioni complete ma di restituzione della delega allo Sport e non di quella alle Politiche giovanili.
Nel mirino, la bozza di legge per la riforma che coinvolge il Coni, la neonata società Sport e servizi e il Dipartimento di Palazzo Chigi, cui Spadafora sta lavorando da mesi ma che è stata sconfessata proprio dai parlamentari «sportivi» grillini, perché considerata troppo filo Coni e lontana dalla «linea politica» dei 5 stelle. Insomma, per i ribelli sarebbe «una controriforma», che fa a pezzi la «rivoluzione» dell' ex sottosegretario leghista con delega allo sport, Giancarlo Giorgetti.
LUIGI DI MAIO GIANCARLO GIORGETTI GIOVANNI TOTI
«Nessun attacco personale nei confronti di Spadafora, nessun agguato. Abbiamo solo preso tempo per chiarire alcuni punti critici della riforma dello sport, per questo abbiamo chiesto di rimandare la riunione con la maggioranza.
Certo, se Spadafora si fosse ricordato di essere un ministro del M5s, non si sarebbe arrivati a questo». Queste le parole del pentastellato Felice Mariani, tra i firmatari della missiva indirizzata dal direttivo M5s al ministro Spadafora per chiedergli di stoppare la bozza della riforma , pronta ad approdare in cdm.
FELICE MARIANI
Il vertice serale però doveva analizzare anche gli aspetti critici della trattativa condotta con le altre forze di maggioranza sul rinnovo delle commissioni parlamentari, tutta basata sul manuale Cencelli, che però non ha funzionato.
PAOLA TAVERNA PRIMA DOPO
Vertice in cui molti avrebbero chiesto il rinnovo anticipato dei direttivi di Montecitorio e Palazzo Madama, aprendo un focus anche sulla leadership, attualmente affidata al capo politico pro tempore, Vito Crimi, in attesa che si svolgano le consultazioni con gli iscritti per la scelta del successore di Luigi Di Maio.
Tra questi era circolato il nome di Paola Taverna, l' anima verace e popolare del movimento, tra le più critiche con il Pd e fedelissima di Di Maio, dopo la rottura M5s-Lega ma che, come anticipato dalla Verità, da 7 mesi non restituisce neanche un euro degli emolumenti percepiti in qualità di parlamentare al Movimento, che poi li utilizza per finanziare piccole e medie imprese e progetti utili alla collettività.
DAVIDE CASALEGGIO LUIGI DI MAIO VITO CRIMI
L' ultima rendicontazione disponibile relativa alla Taverna, infatti, risale a dicembre 2019, quando su uno stipendio di 14.214,39 euro, alla voce «Totale restituito nel mese», c' è un importo di 2.000 euro. Certamente la Taverna non è la sola ritardataria, tanto che ieri, in una lettera inviata direttamente dal Collegio dei probiviri, il tribunale interno del M5s ha diffidato «formalmente» diversi parlamentari per le mancate rendicontazioni, chiedendo loro di completarle entro la fine di agosto.
L' email, che, secondo fonti parlamentari, è arrivata a un numero elevato di eletti, specifica che la mancata rendicontazione «può costituire violazione dello Statuto e del Codice etico del M5s, oltre che degli impegni presi nei confronti di tutti i cittadini che l' hanno votata». In caso di mancata rendicontazione dei pagamenti, entro la fine di agosto «potrà essere avviata azione disciplinare e presi consequenziali provvedimenti»
di maio di battista
2 – TUTTI CONTRO TUTTI ALL'ASSEMBLEA M5S SPADAFORA: FIDUCIA O LASCIO LA DELEGA
Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
«Avanti così e andiamo dritti alla crisi di governo», sbotta uno. «Rischiamo di tornare tutti a casa per colpa di quei geni del direttivo», gli fa eco l' altro. Alle nove della sera, nell' Auletta dei gruppi ai piani bassi di Montecitorio, i sussurri e le grida degli eletti del M5S sono un mix di frustrazione e rabbia. È la notte del «processo» ai vertici del gruppo parlamentare e se i senatori non ci sono è soltanto perché le regole anti-Covid impediscono la riunione congiunta.
PAOLA TAVERNA BACIA DANILO TONINELLI
Visto il minestrone di malumori, invidie e frustrazioni che ribolle da mesi, era chiaro che l' assemblea sarebbe stata uno sfogatoio. C' è la delusione ancora bruciante per il magro bottino al vertice delle presidenze di commissione.
ignazio corrao
C' è il caso del ministro Spadafora che minaccia di rimettere la delega allo Sport perché sfiduciato, o quasi, dal suo gruppo parlamentare. C' è il bubbone delle rendicontazioni, esploso con la raffica di lettere spedite dai probiviri a una sessantina di morosi, con annessa minaccia di «azione disciplinare» per chi non si mette in regola entro il 24 agosto. E cova, sottotraccia, il fuoco ben più grande della sfida per la leadership. «Vorrei Alessandro Di Battista capo politico», ha detto candidamente in tv l' eurodeputato Ignazio Corrao.
crimi raggi
Quando all' assemblea arriva il vice capogruppo Riccardo Ricciardi, i giornalisti gli chiedono se davvero si stia preparando a sfidare il ministro degli Esteri e la sua smentita sa di conferma: «Io l' anti Di Maio? No, sono pro M5S. I problemi si risolvono parlando, come in tutte le famiglie».
In questa fase però volano i coltelli, tanto che Di Maio ha dovuto smentire non solo di aver messo nel mirino Ricciardi, ma anche di aver tentato di sabotare il direttivo del gruppo a Montecitorio.
riccardo ricciardi 1
Dopo l' introduzione del capogruppo Davide Crippa, applaudito solo da parte del gruppo, è Marta Grande a dar voce al malessere dei tanti che vorrebbero le sue dimissioni, quelle del vice Riccardo Ricciardi e del tesoriere Francesco Silvestri. «Ci stiamo garantendo le poltrone o vogliamo dare priorità ai temi?- sfida il terzetto la ex presidente della Commissione Esteri - Siamo andati alla trattativa per perdere e la responsabilità è vostra. Mi va bene perdere la presidenza, ma il dato politico è che manca una visione di insieme».
E Azzurra Cancelleri, con tono provocatorio: «Dobbiamo ringraziare Renzi per averci fatto fare questo governo?». La novità è questa. È che un centinaio di giovani deputati al primo mandato sarebbero stufi di essere «eterodiretti» da Di Maio o dal presidente Roberto Fico, «gente che scade tra due anni» e invocano una nuova prospettiva identitaria che garantisca lunga vita al Movimento.
VIRGINIA SABA LUIGI DI MAIO DAVIDE CASALEGGIO
«Tanti di noi sono bravi e competenti, eppure in tv mandano i soliti noti - si sfoga un eletto di belle speranze - vi siete accorti che una ventina di deputati vota da settimane in dissenso? Vogliono il Vietnam, per conto di Luigi». Come fa a dirlo? «Di Maio smentisce ogni volta, ma puntualmente risuccede».
Una polveriera. Ne sa qualcosa Vincenzo Spadafora, spinto a un passo dall' addio da un gruppo di parlamentari che ha stoppato via mail la sua riforma dello Sport. Le dimissioni del ministro, che si è chiuso in un glaciale «silenzio istituzionale», sono il giallo del giorno. A metà pomeriggio il tam tam dei deputati diceva che le avesse rassegnate nelle mani di Giuseppe Conte, ma era una voce diffusa per alzare la tensione.
VINCENZO SPADAFORA GIOVANNI MALAGO'
Il faccia a faccia non c' è stato, assicurano a Palazzo Chigi, ma Spadafora in serata ha sentito il premier, al quale avrebbe comunicato l' intenzione di rimettere la delega allo Sport: «O il M5S mi riconferma la fiducia, o sono costretto a lasciare».
Per quanto si adoperi per tenere insieme i pezzi, anche Vito Crimi è diventato un bersaglio. La ex ministra Giulia Grillo lo liquida senza troppi complimenti: «Credo stia provando a far andare le cose bene, ma doveva essere un reggente pro tempore...».