marcello sorgi l'aria che tira 1
Marcello Sorgi per “La Stampa”
La campagna elettorale, si sa, riparte ogni lunedì. Nel senso che ogni settimana in meno rispetto alla scadenza del voto aumenta il nervosismo dei leader e accresce la necessità per ciascuno di loro di cercare di distinguersi e di richiamare l’attenzione degli elettori.
L’irrompere della crisi energetica, però, ha messo sempre più in risalto l’aspetto propagandistico dei messaggi. Su un piano istituzionale, si muove la complicata ricerca di una soluzione all’aumento del prezzo del gas.
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Si muove il governo, anche se Draghi ha già fatto capire che non sarà questione di ore e neppure di giorni, dato che per valutare i fondi a disposizione si dovrà aspettare la fine del mese e la valutazione delle tasse sull’extragettito delle aziende del settore. Si muove la Commissione europea, e forse anche le resistenze più dure dei membri dell’Unione a un blocco del prezzo del gas cominciano a venir meno.
Sono piccoli passi, seguiti con grande attenzione da imprese e famiglie che non riescono a star dietro alle conseguenze della crisi energetica. Sul piano politico, invece, la gara è solo ad alzare il tono di voce per coprire quelle degli altri. Meloni e Salvini continuano a litigare sulla premiership, ma trovano modo di farsi fotografare insieme. Meloni insiste sul blocco navale per fermare l’immigrazione clandestina.
salvini meloni
Dirlo nei giorni in cui la Libia è alle soglie di una guerra civile, rende la proposta meno credibile, ma la leader di FdI non se ne cura. Nell’ex-“campo largo” la fallita coalizione di centrosinistra, è un tutti contro tutti, ma in particolare si accende la sfida tra i due ex-alleati Letta e Conte. Il leader del Movimento 5 stelle è convinto di riuscire ad occupare stabilmente l’area di sinistra, recuperando una parte dei consensi perduti. Calenda e Renzi sparano contro Pd e M5S più che contro la destra.
MATTEO RENZI E CARLO CALENDA
Così, nel quartultimo lunedì prima del voto, la sensazione è che i leader lavorino attivamente alla scomposizione, per non dire distruzione, delle coalizioni: quella esistente e favorita nei sondaggi, il centrodestra, e quella mancata di centrosinistra. Che tutto questo possa essere facilmente dimenticato, il 26 settembre, per dar vita al governo dell’alleanza vincente, è solo un’illusione. O forse, appunto, è un altro espediente di propaganda