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    TUTTI I DUBBI DELL’UE SULL’ACCORDO ITALIA-ALBANIA PER IL “TRATTENIMENTO” DEI MIGRANTI – DA BRUXELLES HANNO CHIESTO DI RICEVERE "DETTAGLI" SULL'INTESA FIRMATA DA GIORGIA MELONI E EDI RAMA - LE DOMANDE SENZA RISPOSTE SONO MOLTE. L’ARTICOLO 3 DEL REGOLAMENTO DI DUBLINO STABILISCE CHE “GLI STATI MEMBRI ESAMINANO QUALSIASI DOMANDA DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE SUL TERRITORIO DI QUALUNQUE STATO MEMBRO”. COME POTRÀ ESSERE ASSICURATO IL RISPETTO DI QUESTA NORMA SE IL MIGRANTE VERRÀ TRASFERITO IMMEDIATAMENTE IN UN PAESE NON APPARTENENTE ALL’UNIONE EUROPEA? LA CONDANNA NEL 2012 ALL’ITALIA, PER UNA PROCEDURA ANALOGA


     
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    Ue, chiesti all'Italia dettagli sull'accordo con l'Albania
    (ANSA)
    -  "Siamo in contatto con le autorità italiane, abbiamo chiesto di ricevere dettagli sull'accordo per la migrazione con l'Albania". Lo dice una portavoce della Commissione Europea al briefing quotidiano. "Prima di commentare oltre dobbiamo capire cosa s'intende fare esattamente".

     

    L’Ue mette Roma sotto osservazione dopo l’accordo con l’Albania sui migranti: “Così va in frantumi il diritto d’asilo”

    Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”

     

    L ACCORDO ITALIA - ALBANIA VISTO DA ELLEKAPPA L ACCORDO ITALIA - ALBANIA VISTO DA ELLEKAPPA

    I dubbi sono tanti. E per certi versi già noti. L’accordo stretto tra l’Italia e l’Albania per “esternalizzare” la questione migranti è già entrato sotto la lente d’ingrandimento dell’Ue.

     

    La Commissione Europea, spiega infatti un portavoce di Palazzo Berlaymont, è «a conoscenza dell’accordo operativo tra le autorità italiane e quelle albanesi. È importante che qualsiasi accordo di questo tipo rispetti pienamente il diritto comunitario e internazionale». […]

     

    […]  l’attenzione si sta subito concentrando sul diritto d’asilo. Il protocollo — spiegano infatti a Palazzo Chigi — si applica agli immigrati salvati nel Mediterraneo da navi italiane, come quelle di Marina e Guardia di Finanza. Ma, come prevede il diritto internazionale, le imbarcazioni battenti bandiera italiana — e a maggior ragione quelle militari — sono territorio italiano.

     

    edi rama e giorgia meloni firma accordo per i migranti italia albania 2 edi rama e giorgia meloni firma accordo per i migranti italia albania 2

    In cui vige il diritto del nostro Paese e ovviamente quello dell’Unione europea. La paura degli uffici di Bruxelles, allora, riguarda in primo luogo il Regolamento di Dublino. Perché? Perché l’articolo 3 di questo accordo — sebbene molto datato — stabilisce che «gli Stati membri esaminano qualsiasi domanda di protezione internazionale presentata da un cittadino di un paese terzo o da un apolide sul territorio di qualunque Stato membro, compreso alla frontiera e nelle zone di transito».

     

    Come sarà possibile — è uno dei quesiti che sta emergendo — garantire questo diritto sulle navi militari? Come potrà essere assicurato il rispetto di questa norma se il migrante che volesse presentare la domanda d’asilo verrà trasferito immediatamente in un Paese non appartenente all’Unione europea? L’Italia realizzerà sul suolo albanese un centro di identificazione e accoglienza. Ma sarà in grado di tutelare i diritti del migrante? E verrà applicata la legislazione italiana o albanese?

    meloni migranti meloni migranti

     

    L’idea di Palazzo Chigi è che il Centro situato in Albania sarà di fatto territorio italiano. Ma basta a fornire tutte le possibili garanzie? Altro discorso, infatti, sarebbe se dopo la formulazione della domanda d’asilo, il migrante venisse trasferito «in un paese terzo sicuro». In quel caso non si consumerebbe alcuna violazione legale.

     

    […]  Insomma una sequenza di interrogativi che verranno presto esaminati dalla Commissione europea. Già ieri mattina, in riferimento ad un accordo simile siglato dalla Gran Bretagna con il Rwanda, una portavoce dell’esecutivo Ue aveva sottolineato che «in materia di asilo le norme europee si applicano soltanto alle richieste di asilo fatte nel territorio degli Stati membri, non a quelle fatte al di fuori».

     

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    Da tenere presente, poi, che il paragone con il Regno Unito (da cui evidentemente Giorgia Meloni ha tratto ispirazione) non regge: non fa più parte dell’Ue e il Rwanda si trova a diverse migliaia di chilometri di distanza. Già ad aprile scorso la Commissaria agli Affari Interni, Ylva Johansson definì quella procedura «disumana e indegna».

     

    Nel 2012 la Corte Ue dei diritti dell’Uomo condannò l’Italia per una procedura analoga. Si trattava del caso Hirsi Jamaa: il ricorso di 11 cittadini somali e 13 cittadini eritrei. In acque internazionali — non nazionali — furono trasferiti su navi militari italiane e ricondotti in Libia senza essere informati sulla destinazione delle navi, senza alcuna procedura di identificazione e verifica delle situazioni personali e senza informazioni relative alla procedura di asilo. Un precedente ben presente nelle istituzioni di Bruxelles. Forse non a Palazzo Chigi che punta a coprire il flop del Memorandum con la Tunisia con questo nuovo accordo. Anche questo, però, molto incerto.

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