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Lorena Loiacono per www.leggo.it
Il coronavirus ferma anche le gite scolastiche all’estero: non è il contagio a far paura, quanto piuttosto i possibili disagi che i giovani studenti potrebbero incontrare negli aeroporti internazionali. E in questi giorni, negli istituti di scuola secondaria, si sta decidendo se procedere con la conferma delle partenze o bloccare tutto.
Le classi maggiormente interessate sono quelle di scuola superiore che, più di quanto accade alle medie, partono per voli internazionali. Le partenze in media si registrano tra la fine di marzo e l’inizio del mese di maggio, questo quindi è il momento dell’anno in cui si dà la conferma dei partecipanti e si paga il saldo dopo aver dato l’acconto. Quest’anno, inevitabilmente, le famiglie provano a frenare sulle conferme per capire come evolve l’allerta legata al diffondersi del coronavirus: i viaggi hanno un costo e, quindi, i genitori si stanno rivolgendo ai dirigenti scolastici per sapere come intendono comportarsi per evitare di pagare viaggi che poi potrebbero essere annullati.
Un viaggio di istruzione all’estero, della durata di 5 o 7 giorni, costa dai 300 ai 500 euro a ragazzo. «Se pensiamo poi allo stage all’estero – spiega Agostino Miele, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi di Milano – in cui vengono coinvolti i ragazzi dei licei linguistici e degli istituti tecnici per il turismo i costi sono molto più alti: gli studenti partono per due o tre settimane e la spesa va dai mille ai 1300 euro. Non si tratta di allarmismi legati al contagio ma di rischi legati alle penali per i viaggi annullati. I dirigenti scolastici stanno monitorando la situazione giorno per giorno, per capire come muoversi».
Per ora dal ministero della Salute non sono arrivate indicazioni sui viaggi di istruzione, ma potrebbero arrivare a breve: il commissario straordinario per l’emergenza da coronavirus, Angelo Borrelli, la scorsa settimana ha spiegato infatti che potrebbe arrivare l’indicazione per limitare le partenze per motivi di studio, con lo scopo di circoscrivere i rischi di contagio. Ma a spaventare le famiglie e i professori non è solo il contagio. La paura dei docenti riguarda infatti anche i possibili disagi e le complicazioni legate al rientro in aeroporto: se un ragazzo del gruppo dovesse avere la febbre alta, una semplice febbre, e venisse fermato per controlli medici, come si dovrebbe comportare l’intero gruppo?
Il problema sarebbe ancora più esteso qualora si decidesse di estendere i controlli anche ai viaggiatori che transitano nelle maggiori stazioni ferroviarie. «Sarò chiara con i miei studenti – spiega Tiziana Sallusti, dirigente scolastico del liceo Mamiani di Roma – con un raffreddore non si parte. Non blocchiamo le gite ma non possiamo neanche rischiare che qualcuno abbia la febbre all’estero. Quindi chi sta male resta a casa. Per questo abbiamo attivato una assicurazione sui viaggi di istruzione che vada a coprire le spese di partenze annullate dai singoli studenti».
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