1 – L' IRA DEGLI INDUSTRIALI TRADITI DALLA MANOVRA E SALVINI SI DÀ ALLA FUGA
Laura Cesaretti per “il Giornale”
di maio conte salvini
Sarà pure convinto, Matteo Salvini, quando celebra il manovrone a colpi di condoni, assegni di mantenimento e pensioni anticipate a pioggia definendolo «una vittoria degli italiani».
Ma certo non ne è convinto al punto da andarlo a sostenere di fronte ad una platea di imprenditori. E così, quando si tratta di andare a difendere redditi di cittadinanza e scasso dei conti previdenziali davanti alla Confindustria del Lazio, all' indomani del varo della manovra, Salvini marca frettolosamente visita.
luigi di maio matteo salvini
L' intervento del vicepremier leghista all' incontro di Unindustria, a Roma, era annunciato da almeno una settimana. Ma all' ultimissimo momento Salvini ha fatto sapere che non si sarebbe presentato. Del resto, che da quel consesso sarebbero arrivate forti critiche e allarmi cui sarebbe stato assai difficile rispondere era scontato.
E, per un capo-partito che si vanta di avere il proprio principale insediamento elettorale tra i ceti produttivi, la cosa sarebbe stata imbarazzante. Così il ministro dell' Interno (che oggi però troverà il tempo di andare fino a Mosca, ad un convegno della locale Confindustria) ieri è andato al giuramento di alcuni allievi della scuola di Polizia di Spoleto, al convegno Ance a Roma a promettere ottimisticamente che il Codice per gli appalti verrà «smontato e riscritto entro novembre» e a giurare che a lui non piace la «decrescita felice» teorizzata dal partito della Casaleggio e del suo compagno di banco Gigino Di Maio: «Io credo nella crescita, contate su di me», ha detto ai costruttori, prima di tagliare rapidamente la corda: «Devo andare a Palazzo Chigi a mettere a posto gli ultimi numeretti», quali non è chiaro visto che in teoria la manovra è stata votata lunedì dal Consiglio dei ministri e spedita anche a Bruxelles, e si spera fosse stata anche scritta.
SALVINI DI MAIO
Ma ha fatto arrivare all' Auditorium della tecnica di Confindustria, dove si riunivano gli imprenditori laziali, il messaggio che «un improvviso impegno» lo costringeva purtroppo a disertare. E quindi a non ascoltare le preoccupate requisitorie contro la «sua» manovra che da lì sono arrivate. Per bocca di quello stesso Vincenzo Boccia, capo di Confindustria, che solo qualche settimana fa si era sbilanciato a dire che, contro lo sfrenato assistenzialismo e oscurantismo economico dei Cinque Stelle, lui si «fidava» dell' argine leghista.
SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA
Argine poi rapidamente crollato: «La manovra noi l' avremmo fatta in maniera totalmente diversa», annuncia Boccia. Poi, brutto muso, ricorda all' assente Salvini che «puntare sulla crescita vuol dire anche evitare battute gratuite tipo chi se ne frega dello spread, il popolo è con noi, perché anche solo un punto percentuale di spread vale 20 miliardi a regime».
Salvini non è il solo a scappare: anche la sindaca Raggi si è defilata dall' appuntamento (cui erano invece presenti il governatore del Lazio Zingaretti e il presidente del Parlamento europeo Tajani) per risparmiarsi le critiche sullo stato comatoso della città grazie alla sua amministrazione. E scappano anche gli eletti emiliani Cinque Stelle: invitati dalla locale Confindustria, preoccupata per la manovra, ad un incontro bipartisan a Bologna, si son dati malati in massa.
2 – I DOLORI M5S: «CONDONO INDIGERIBILE E PER IL REDDITO ALLA FINE SOLO 7 MILIARDI»
Simone Canettieri per “il Messaggero”
LAURA CASTELLI
«Non chiamatelo condono perché non è un condono». Laura Castelli, viceministro dell' Economia in attesa perenne di delega da parte di Tria, si sbraccia con i cronisti in mezzo al Transatlantico. Il tasto è di quelli dolenti, e quindi le parole sono più importanti che mai: «Pace fiscale, si chiama».
Tutti si domandano che fine farà la manovra appena sarà scritta nero su bianco. Sergio Battelli, tesoriere e presidente del M5S alla Camera in queste ore con la testa solo alla festa del Circo Massimo, si lascia sfuggire che «la cornice è giusta, e non si tocca, ma magari qualche miglioria in Aula ci sarà».
Ovvero, conclude, «si limeranno alcune cosette». E qui allora torna alla mente l' incubo di passare per quelli che hanno condonato e aiutato gli evasori: un pensiero che proprio non va giù ai grillini.
di maio salvini
Soprattutto ai peones. Ma allo stesso tempo vige il realismo. Anche uno come Roberto Fico, non proprio l' anima gemella di Salvini, dice ai suoi che «la manovra complessivamente è positiva perché c' è il reddito di cittadinanza ed è espansiva».
Ma sulla questione del condono, così come sul rinvio del carcere per gli evasori - altra nota dolente di queste ore - al momento il presidente della Camera non si esprime.
Lo farà, ma non è detto, nel week-end dal palco del Circo Massimo. Anche se è perfettamente consapevole di quanto la manovra sia frutto di una trattativa complicata. Dove i conti ballano e continuano a farlo anche adesso. Per esempio al momento, carte alla mano, si scopre che per reddito e pensione di cittadinanza sono stanziati 7 miliardi più 1 per i centri per l' impiego e non 9. Ne mancano dunque due.
roberto fico mario brega
Con la Difesa che, sempre seguendo i pochi documenti per il momento disponibili, avrebbe fatto a meno di ben 1 miliardo, e non di 500 milioni come sembrava in un primo momento. In linea generale, gli ortodossi M5s, esponenti della minoranza che fa capo a Roberto Fico, non nascondono il loro disagio per la sanatoria «del nero» contenuta nella pace fiscale, ma prima di uscire allo scoperto dicono di voler «leggere il testo».
DI MAIO SALVINI
«È una schifezza» il combinato disposto di «via libera al condono e al Tap», si sfoga a taccuini chiusi un senatore pentastellato. Ma la battaglia è ancora a livello di governo. Definiti i punti cardine, restano alcuni buchi. E così l' inasprimento del carcere per gli evasori voluto dal Movimento non sarà nel decreto fiscale ma in un altro provvedimento da definire. E mentre Luigi Di Maio annuncia di aver fermato lo scudo fiscale, la Lega non desiste su una voluntary disclosure. Proprio il vicepremier fa filtrare, durante la riunione con i gruppi parlamentari, che «stiamo cambiando l' Italia».
LA COMPETITION
conte di maio salvini
La competition con la Lega c' è, com' è ovvio che sia. Ma questa volta ciascun fronte aspetta la mossa dell' altro. Toccare la manovra in sede di conversione, spiega per esempio l' altro viceministro dell' Economia Massimo Garavaglia, può essere rischioso. Perché allora anche la Lega potrebbe mettere in discussione le poste trovate con difficoltà per il reddito di cittadinanza o l' intesa sulle pensioni alte. Per il momento la guerra di nervi si sta spostando sul decreto sicurezza.
Qui sì che l' ala più vicina Roberto Fico, e non solo, ha intenzione di mettere le mani al provvedimento di Salvini. Soprattutto nella parte che riguarda i migranti e il diritto d' asilo negato. Una battaglia che potrebbe anticiparne un' altra. Quella appunto sul bilancio.
garavaglia
Ecco perché inizia a girare tra i più realisti di ambo i corni della maggioranza la parolina magica: fiducia. Ecco perché in questa fase è meglio non forzare troppo la mano: il via ai lavori del Tap in Puglia, promessa non mantenuta dopo quella di trasformare l' Ilva in un grande parco giochi, pesa. E fa male. E allora ecco ancora Baldelli sorridente: «Alla festa del Circo Massimo ci sarà anche un' esibizione di pizzica e taranta». Per ballarci su?
3 – "CONDONO VERGOGNOSO", IRA ELETTORI M5S
luigi di maio
"Puoi chiamarlo come ti pare ma questo è un condono. E io, che le tasse le ho sempre pagate, oggi mi sento un fesso per aver creduto nel Movimento". Il Consiglio dei ministri approva manovra e dl fiscale e tra le norme spunta anche la cosiddetta 'pace fiscale' che consentirà a quanti hanno debiti con il fisco di risanarli attraverso alcune agevolazioni. Troppo, evidentemente, per gli elettori M5S che ora - stando almeno a quanto si legge nel fiume di commenti social - gridano al "tradimento del voto" definendo il provvedimento "un vero e proprio condono, alla faccia di chi le tasse le paga". Qualcosa di diverso, insomma, "dal bisogno di onestà che mi ha spinto a dare fiducia a Di Maio. Ora so - dicono amareggiati - che era soltanto fumo". Il M5S "dalla parte degli onesti e dei cittadini più poveri" resta così per molti "un lontano ricordo": dal momento "dell'accordo con la Lega", spiegano, "il sogno è finito: dovevamo fare la guerra, è stata una resa completa".
luigi di maio repubblica
"Solo un mese fa - puntano il dito - Di Maio aveva il coraggio di dire che 'il M5S non era disponibile a votare nessun condono'. Oggi, vergognosamente, hanno approvato il più grande condono tombale! Il messaggio è chiaro: 'Caro cittadino che paghi le tasse sei un povero scemo!'". Una misura "ingiusta e irrispettosa" nei confronti di quanti "hanno sempre pagato tutto facendo dei sacrifici enormi", perché "onesti lo si deve essere nei fatti e non solo nelle parole e negli annunci elettorali". E' "semplicemente vergognoso", spiegano, "scendere a patti con le richieste della Lega": quanto fatto "non è quello per cui vi ho votato ma è il motivo che mi spingerà a non votarvi più". Si rivolgono direttamente al capo politico del M5S, il "caro Di Maio" che li ha "delusi", "traditi", che con il Movimento si è "preso il voti di quanti davvero credevano nella possibilità di un governo onesto e lontano dai furbi". "A questo punto sono tutti uguali", riassumono, chiedendosi se la pace fiscale non sia "tanto diverso dallo scudo fiscale di Berlusconi". "Ma il Mov5Stelle era nato per tagliare gli sprechi e difendere i cittadini onesti? o ricordo male io?", si chiedono insistentemente.
CONI 5 STELLE SAMMONTANA
"Condono vs pacefiscale. Sinonimi di una stessa Italia che umilia le persone che hanno sempre rispettato le regole! Altro che cambiamento, radicamento direi!", si lamentano, mentre prendono di mira le parole del leader pentastellato, che solo un mese fa aveva ribadito come il Movimento non fosse "disponibile a votare nessun condono". E a finire nel calderone dell'indignazione social spunta anche un post del blog di Grillo targato ottobre 2014, ora di nuovo virale e dal titolo 'Un altro condono per i soliti furbi': "Sembrava una denuncia -spiegano - e invece era un punto del programma".