Gaia Piccardi per www.corriere.it
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Ma dove vai, ragazzina, con quel pallone sotto il braccio? «Vado a diventare una calciatrice».
Quando Barbara Bonansea non era ancora la bomber dell’Italia che scomoda paragoni con Paolo Rossi («Brava, veloce, mi ci rivedo» ha ammesso Pablito) ma una bambina che prendeva qualche nota di troppo a scuola perché non riusciva a non rispondere ai professori (è raccontato in «Quelle che il calcio», il libro firmato dalla c.t. Milena Bertolini e da Domenico Savino), la domanda era pressoché quotidiana. A Bricherasio, all’imbocco della Val Pellice, dove Barbie («Ma non per la bambola, con cui Barbara non ha mai giocato» precisa mamma Maria Maddalena) è cresciuta in una grande casa con cortile — perfetto per i primi calci —, all’inizio degli anni Duemila il calcio non è uno sport per signorine.
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Il fratello Giorgio, cui è legatissima al punto da aver dedicato alla neonata nipotina Benedetta la doppietta contro l’Australia (e Giorgio ricambia: «Dato il bellissimo rapporto con mia sorella, ho chiamato così mia figlia per avere un’altra BB in famiglia in onore della zia...» spiega), gioca nei Pulcini. Vedono una piccoletta con la fronte alta e l’espressione rapita attaccata alla rete della porta. La invitano a provare. Barbara è così piccina che per una stagione gioca tra i mini-Pulcini. Il resto, esaltato dalla partitona con cui l’Italia ha ipotecato il passaggio del turno al Mondiale, è storia. Torino, Brescia (il legame con Bertolini nasce e si cementa lì), Juventus, la compagnia delle celestine, di cui è già leader.
Vittoria storica
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Il giorno dopo è trascorso tra il campo (allenamento defatigante a Valenciennes: a ogni azzurra è stata regalata una rosa rossa), un saluto ai genitori arrivati in Francia guidando il camper (Giorgio, che a Bricherasio fa il geometra, si è organizzato per andare a vedere Italia-Brasile il 18 a Valenciennes) e il viaggio a Reims, dove venerdì ci aspetta la Giamaica di Bunny Shaw, l’attaccante delle Reggae Girlz che sogna una notte da Bonansea. Nessun atteggiamento da protagonista: «Mia sorella è umile e riservata — racconta Giorgio —, conserva la sua cameretta a casa dei nostri genitori, che avevano provato a iscriverla a ballo ma a lei non piaceva: le interessava solo giocare a pallone».
L’evento
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Ci è riuscita contro tutto e tutti, riuscendo a diplomarsi allo Scientifico Tecnologico (perché non c’era il latino, che detesta al contrario della matematica) e iscrivendosi a Economia all’Università di Torino (dopo aver provato con Ingegneria ma la facoltà era troppo pesante). Chissà che smacco per i maschi che la prendevano in giro: dove credi di andare, ragazzina, con quel pallone sotto il braccio? «Delle volte mi chiamavano Barbaro. Allora io li afferravo per il collo e dicevo: chiedimi subito scusa!». Ha sei tatuaggi (distribuiti tra spalla, polpaccio, braccio, avambraccio) e un fidanzato. Forse. Qui le fonti non concordano. Mamma Maria Maddalena: «So che si sono lasciati da poco, comunque ora faccia il suo Mondiale tranquilla e poi penserà al ragazzo». Il fratello Giorgio: «L’abbiamo conosciuto. Calciatore? Ehhh non dico niente. Vedranno loro se e come farsi conoscere».
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Compagna di stanza al Mondiale della milanista Daniela Sabatino, Barbara è un Gemelli lunatico («A volte mi viene la faccia da antipatica») che nel 2017 ha rifiutato il corteggiamento della squadra più forte del mondo, il Lione di Ada Hegerberg, per approdare in bianconero alla corte di Rita Guarino, una delle pioniere presenti a Usa 1999, il Mondiale con cui, vent’anni dopo, le ragazze di Milena Bertolini hanno riannodato il filo. Per non spezzarlo più.
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