TASSISTI CONTRO UBER
Luigi Grassia per “la Stampa”
C’è un nuovo intreccio fra le aziende globali dell’economia digitale: la Microsoft sta per diventare socia di Uber per sostenere il suo sviluppo in tutti i continenti, mentre Uber di recente è diventata compartecipe delle attività di Microsoft nella mappatura satellitare.
uber pop
Non c’è bisogno di lunghe spiegazioni sul perché Uber sia interessata a questo doppio accordo: i responsabili del gigante dei taxi alternativi si fregano le mani per la prospettiva sia di ricevere capitali freschi, sia di partecipare (orientandolo) allo sviluppo della attività di geo-localizzazione, che sono fondamentali nell’attività di trasporto di persone e merci di Uber (questo avviene in una fase di fermento del settore delle mappe: l’altro giorno la Nokia ha ceduto la sua brance Here a Bmw, Audi e Mercedes).
Invece una sottolineatura in più merita la motivazione di Microsoft, che è articolata e lungimirante: il numero uno mondiale del software vuole sì combinare un buon affare nell’immediato, ma soprattutto intende contribuire alla crescita di un’azienda come Uber, che è già cliente diretta o indiretta dei servizi di Microsoft e sempre più lo sarà in futuro con lo sviluppo del suo business. Insomma la Microsoft vuole aiutare un suo cliente a crescere sul mercato, sicura che l’investimento sarà molto ben ripagato a medio-lungo termine.
UBER
È una cosa che la Microsoft fa in modo sistematico: per esempio, già nel lontano 2007 il gruppo di Bill Gates acquisì per 240 milioni di dollari una quota dell’1,6% di Facebook, società sua cliente, per promuovere un’integrazione e una crescita parallela delle due compagnie. Scommessa vinta: fra le altre cose, nel tempo il software di Facebook è stato potenziato con prodotti della Microsoft come le videochat di Skype e il motore di ricerca Bing. Ora Microsoft punta a ripetere il colpo, su basi in parte nuove ma con molte analogie, scommettendo sulla crescita di Uber.
rivolta tassisti in francia
Quanto a Uber, si tratta dell’ormai famosa ma anche famigerata azienda di San Francisco che offre un servizio molto economico di taxi senza licenza, apprezzato da una quota crescente di pubblico ma odiato dai tassisti, che la accusano di concorrenza sleale. Il legame con la nuova economia è dato dalla prenotazione su piattaforme digitali.
protesta taxi a madrid
All’attività più nota dei taxi economici (che si chiama UberPop) si affiancano diversi altri servizi di Uber, fino ai viaggi in limousine, e adesso le operazioni della compagnia si stanno estendendo al trasporto di merci su breve raggio come ad esempio i pasti a domicilio. Soprattutto, l’azienda vuole allargare la sua presenza al maggior numero possibile di città del mondo. E questo richiede capitali da investire.
Di recente la società ha avviato sondaggi con investitori per vendere a un miliardo di dollari una partecipazione di minoranza in Uber. Secondo l’International New York Times, la Microsoft si è fatta avanti, interessata a sottoscrivere «una quota sostanziale» di questo miliardo di dollari, quota non comunicata ufficialmente ma misurabile in centinaia di milioni. Anche il Wall Street Journal conferma l’intenzione della Microsoft, benché i portavoce del gigante del software si trincerino dietro il classico «no comment».
protesta tassisti a trafalgar square