Ugo Magri per “La Stampa”
silvio berlusconi convention di forza italia
Nell'ottica del Quirinale, dove la consegna è un silenzio di tomba perché guai a farsi trascinare nel tritacarne delle polemiche, Silvio Berlusconi non ha detto nulla di imprevisto. Era già chiaro prima, lo è ancora di più adesso, che se riuscisse a imporre la sua riforma presidenziale il centrodestra reclamerebbe le dimissioni di Sergio Mattarella.
Non aspetterebbe un minuto per far leva sulla sensibilità del capo dello Stato nel tentativo di sbarazzarsene. Addirittura già studia qualche formula di transizione per poi procedere senza freni.
Mattarella Quirinale Osho Berlusconi
Ai piani alti nessuno si era mai fatto illusioni al riguardo; per cui l'uscita del Cav è risuonata nei palazzi deserti come voce dal sen fuggita, la conferma di quanto già prima si poteva intuire. Semmai qualche dignitario è rimasto sorpreso dalla tempistica dell'annuncio berlusconiano: in piena campagna elettorale, con il popolo che deve dire la sua, con un risultato per definizione in bilico fino al 25 settembre, per giunta senza nemmeno sapere in che cosa consisterebbe questa ipotetica svolta presidenziale da mettere nero su bianco, se all'americana o alla francese, con quali modifiche della Costituzione, con che pesi e contrappesi per impedire esiti autoritari, e chi svolgerebbe le funzioni di garanzia oggi collegate alla figura del presidente, e in che modo verrebbe coinvolta l'opposizione parlamentare.
meme su berlusconi e mattarella
Mettendo il carro davanti a tutti questi buoi, Silvio complica il cammino della riforma (l'esperto Ignazio La Russa gliel'ha fatto notare). Dopodiché la vicenda segnala un rischio: che il centrodestra, se vincerà le elezioni, possa mettere il Colle nel mirino trasformando la casa degli italiani in un campo di battaglia.
Certi segnali fanno pensare. Giorni fa Fabio Rampelli, vice-presidente della Camera per conto di FdI, ha rilanciato contro Mattarella la vecchia (e falsa) accusa di non aver voluto dare nel 2018 l'incarico a Matteo Salvini, spingendo così la Lega nelle braccia dei Cinque stelle. Il partito di Giorgia Meloni si fa vanto di non aver votato il presidente in carica. La tentazione di delegittimarlo è dietro l'angolo. A chi convenga, nei tempi difficili che viviamo, non si sa. Certo non all'Italia.
BERLUSCONI MATTARELLA berlusconi Mattarella gentiloni SILVIO BERLUSCONI - GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI silvio berlusconi nel 1978 ph giuseppe pino SILVIO BERLUSCONI MEME